Ho visto un uomo per strada urlare il suo dolore. In pieno centro città mostrare la sua infelicità.
Piaghe lacere, infette mostrate senza vergogna. Ho visto la gente intorno urlare allo scandalo, denunciare l’orrore, scappare per non sanguinare in pubblico. Altri, invece, li ho visti togliere i cerotti dalle proprie ferite per guardarle e metterle a confronto con quelle di quell’uomo che in un giorno qualsiasi ha pianto tra la gente.
Ho pensato che quello non era un uomo qualsiasi in una giornata qualunque, ma un X-Man, per dirla alla Nick Hornby. Qual è il suo potere? la rivelazione del proprio dolore gli conferisce una “roba” in più, e state sicuri che nessuno riesce a sottrarsi al suo effetto se si trova nel raggio d’azione di quello straordinario potere.
Le sue ferite hanno scoperto le nostre, il suo urlo ha tolto dalla bocca la mano che avevamo messo davanti. Ha fatto correre via per non farsi colpire, ripetere i dieci comandamenti a voce più alta per non ascoltare. Ma sono certa che quel X-Man li ha colpiti. Li vedo già tornare a casa e mettersi al riparo davanti alla tv, con il volume al massimo, ma non riuscire a concentrarsi, cercare un diversivo tra manicaretti e commenti che oscillano tra la commiserazione e il disprezzo, ma in fondo in fondo sono state colpite da quella “roba” in più di quel “pazzo”. Lo squarcio si è aperto, l’odore di putredine ha ormai invaso la stanza, le parole di quel “pover uomo” hanno invaso la coscienza. Di certo non se lo sarebbero aspettati in una giornata qualunque di dover fare i conti con se stessi con tale violenza. Non è semplice.
Sicuramente dopo il pietismo sarà arrivata la rabbia, ma non poteva come tutti piangere in silenzio? perchè questa indiscrezione, questa intrusione nella mia vita?
La normalità sembra essere compromessa, la paura di perdere il controllo è forte. Quella tranquillità costruita a fatica traballa. Sentono il peso che comporta mettere tutto in discussione.
Il mio X-Man fa scorrere, in tutti quelli che erano nel suo raggio d’azione, una domanda dietro l’altra: cosa ho in comune con quell’uomo? perchè sento anch’io il suo dolore? o forse è il mio? ed allora perchè non sono anch’io lì con lui ad urlarlo a tutti?
Alcuni vorrebbero scacciarlo via, perchè le sue parole hanno il suono di una maledizione, follia.
Il suono delle sirena della macchina della polizia, la parola che avevo in mente iln quel momento, follia, si accorda perfettamente a quel suono. Poi però il suono diventa più isistente e mi risveglia dai miei pensieri. Vedo il mio X-Man bloccato da due uomini, messo a forza nella loro auto, e penso che questa sia una sorta di profanazione di un alto momento spirituale.
Ma mentre questo pensiero si insinua nella mia mente, la macchina profanatrice va via, le sirene sempre più lontane. E puff, tutti si rimettono a camminare, ognuno riprende il proprio ritmo, ognuno insegue la propria quatidianità. Ma sarà davvero tutto come prima? io credo di no, almeno nell’immediato.
Certo potreste dirmi che come supereroe, non vale un granchè uno che si fa mettere in scacco così facilmente,ma sono sicura che sia riuscito a far nascere una riflessione un po’ in tutti quel giorno, e per questo io credo che sia stato meglio di Superman, che non aveva il coraggio di mostrarsi con gli occhiali!
Allora, alla fine della giornata, una giornata in cui una riflessione era dovuta, persone diverse, almeno per un secondo avranno trovato spazio per pensare a te e a se stesse.
Per questo, mio caro X-Man, ti ringrazio.
Miriam, ma è succesos veramente? Ma dove e quando?
E non hai avuto più nessuna notizia sull’x-man?
Poetico nella sua atrocità