Esiste nel cuore di Palermo uno dei tanti quartieri degradati, difficili da conoscere e da ricordare, in cui il tempo sembra non passare mai, dove tutto sembra sempre uguale a ieri. Uno dei soliti quartieri dimenticati dal mondo e dalle istituzioni. E’ il quartiere Danisinni, che sorge sul terreno che una volta era occupato dal fiume Papireto, fra via Cappuccini e via Colonna Rotta. Qui, degrado e povertà si possono scorgere dovunque volgiate lo sguardo.
Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, proprio le donne sono state le protagoniste principali di una singolare protesta. Qualche anno fa l’unico asilo nella zona è stato chiuso, e oggi la stessa fine sembra toccare al consultorio ad esso adiacente. Una piccola villetta al centro del quartiere che ospita i locali del consultorio che, a partire dal 1983 fino ad oggi, ha assicurato assistenza gratuita a migliaia di donne. In seguito a degli episodi di furto e incursione nei locali del consultorio, oggi c’è il concreto rischio di chiusura del servizio.
I consultori familiari sono stati istituiti nel 1975 con la Legge 405 e hanno come finalità l’assistenza alla famiglia e alla maternità, fungendo da servizio di supporto psicologico e sociale, tutelando la salute della donna e del bambino e divulgando le informazioni necessarie a promuovere o a prevenire le gravidanze. Non solo un servizio, dunque, ma un vero e proprio diritto di ciascuna donna. E per la difesa dei propri diritti le donne del quartiere hanno messo in atto la propria protesta, per scongiurare la chiusura del consultorio e per chiedere la riapertura dell’asilo. Una protesta singolare, dicevo. Uno “sciopero alla rovescia”, come quello messo in atto da Danilo Dolci, sociologo e attivista della non violenza, nato a Trieste nel 1924 e vissuto a partire dal 1952 fra Trappeto e Partinico, dove promosse la lotta contro la mafia, contro la povertà, per i diritti e il lavoro, utilizzando sempre gli strumenti della non violenza. Fra tutte le altre battaglie portate avanti, il 2 febbraio 1956 a Partinico, Dolci mette in atto il primo “sciopero alla rovescia”, nella convinzione che un disoccupato possa scioperare lavorando, così come un operaio può protestare astenendosi dal lavoro. Sulla scia di questo pensiero, centinaia di disoccupati si riunirono per ridare vita ad una strada comunale abbandonata dall’amministrazione locale e resa intransitabile; il caso destò però molto clamore e i lavori vennero fermati dalla polizia, mentre Danilo Dolci venne arrestato, per poi essere scagionato dopo un lungo processo che destò scalpore in tutta Italia. Nel Natale del 1956 Danilo Dolci è protagonista di una nuova protesta: in piazza Danisinni, insieme agli abitanti del quartiere, attua uno sciopero collettivo per difendere i diritti delle persone escluse dal potere e per denunciare l’estrema povertà della zona.
Ricordando quelle lotte, le donne del quartiere pochi giorni fa si sono armate di scope e coraggio per ripulire il giardino e i locali dell’asilo nido, dando un forte messaggio di volontà di riappropriazione dei propri diritti e dei propri luoghi.
Senza dimenticare l’importante lezione di Danilo Dolci.