Lo spirito del Natale è qualcosa di cui tutti hanno parlato almeno una volta nella vita, anche soltanto a proposito del Canto di Natale di Topolino. Il Natale è un momento importante, è il giorno prediletto dai bambini e dai commercianti, dalle agenzie di viaggio, e un po’ meno da animali da allevamento e alberi di natale. I fedeli più fedeli preparano il Presepe, che rappresenta la scena immobile dell’atto di nascita del Bambino, si recano alla Messa di Natale, pregano, fanno la carità, preparano cibi tradizionali, invitano a cena i parenti che nel resto dell’anno non possono soffrire, si sentono immersi in un amore cosmico verso un prossimo senza volto nè nome nè storia, che in fondo in fondo non esiste davvero.
E in fondo è questo, lo Spirito del Natale. Questa improvvisa filantropia in odor di santità, che ci fa essere tutti-più-buoni, ci fa comprare doni, e condividere pasti eccessivi.
Ma cosa è accaduto veramente la notte di Natale? Chi c’è in quella grotta?
E’ la notte più fredda dell’anno, la più buia. I due si tengono per mano e camminano nel gelo e nel silenzio, mentre tutto è in festa nelle case dentro le quali non possono entrare. La luce e il calore del nido non è a loro concessa. Vagano. Errano, laddove errare significa tentare e tentare e sbagliare, e trovarsi in piena notte senza un posto in cui stare.
Le porte sono tutte chiuse, nessuno li vede. Il genere umano, quella notte, li ignora, li lascia nel freddo.
Lui è un bravo lavoratore precario, lo licenziano e riassumono con la stessa velocità con cui una bicicletta cambia le marce. Lei è bella, gentile, e ha il ventre teso e gonfio e tondo e grande, sotto il vestito. Dentro un piccolo battito di cuore, una fragilità vitale, racchiusa. Di loro tre, soltanto uno dorme nell’abbraccio caldo di un nido. Sono una famiglia, sono La Famiglia.
I soldi sono pochi, la fame arriva col freddo più crudele. Loro vorrebbero soltanto un posto caldo in cui sopravvivere, non trovano altro che una grotta, da dividere con altri animali.
Quella notte il genere umano è meno generoso degli animali.
Quella notte un bue e un asino fanno spazio ad un maschio e a una femmina di uomo, e al loro quasi arrivato figlio.
Quella notte il genere umano non si cura di cinque esseri viventi abbandonati nel gelo di una grotta qualunque. Li lascia in balia della notte.
Il resto della storia lo conoscete tutti. Nasce un bambino, il Bambino.
Il mio racconto di Natale riguarda quelli che il Natale lo hanno passato al freddo, da soli. Perchè a Natale siamo tutti più buoni, ma non con tutti. L’uomo nero, lo sconosciuto, il diverso, il povero, la pazza, il senza nome. Un cartone sotto il culo, e la coperta della Caritas. Magari il panettone, sempre la Caritas. Il pavimento sa essere gentile, se hai bevuto un po’. I tuoi sogni sono di granito, e sopra ci cammina la gente, il giorno dopo. I regali non te li fa nessuno, al massimo ti concedono un po’ di silenzio, rimanendo serrati dentro le loro calde case tutte più buone di quelle che mai potrai avere nella vita. Gli scarti li cercherai domani nel cassonetto più vicino.
Sono scatole colorate, e nastri e fiocchi, e tacchino ripieno, tacchino infelice un po’ grigio. Sono pezzi di vita che non ti ri-guarda. Lo spirito del Natale è a senso unico, è astratto, è selettivo. Quei tutti-più-buoni hanno la pancia piena, e il portafoglio più magro, e la coscienza lavata in lavatrici familiari borghesi.
Festeggiano la nascita di un umile che per loro è un dio, nato in una grotta ed asceso al cielo. Festeggiano con doni costosi e cibi tradizionali, il compleanno di uno che non aveva da mangiare, e dove dormire, lasciato in una grotta da altri come loro. Ed esattamente come quella notte, lasciano nelle loro grotte altri umili, potenziali dei.
Bhe, che dire… Purtroppo hai ragione. Troppo semplice essere più buoni ignorando quello che ti sta intorno, la gente che veramente soffre. Per questo continuo ad essere stronza, anche a Natale. :D
Anche a me dà fastidio questo buonismo ipocrita e più che spirito natalizio mi pare che attorno ci sia uno “spirito consumista” (basti pensare agli alberi di Natale , agli addobbi vari che si vendono nei negozi già nei primi giorni di novembre).
Chissà che ne pensa quel Bambino di come il mondo festeggia questo giorno, Lui che con la sua nascita vuole unire in uno spirito di fratellanza tutti gli esseri umani, credenti e non (a proposto dei credenti, mi viene in mente chi in chiesa mi chiedeva :”Ma quando finisce ? Siamo a Natale , non lo sa u parrinu che la gente deve andare a mangiare?).
Anch’io credo che a quel bambino tocchi ogni anno rinascere al freddo (perchè Dio, da quello che ricordo dalle mie letture ,lo ritroviamo in tutti gli uomini e principalmente in quei poveri che ignoriamo a Natale, a Pasqua e negli altri giorni dell’anno).