Dovere di vita

Se sei un occidentale medio, probabilmente hai subito la piaga del catechismo. Che poi, a dire il vero, quando ero piccola mi piaceva pure andarci, forse perché cantavamo delle canzoni molto carine, ritmate. La mia era una chiesa di un certo tipo, di inclinazione quasi hippie. All’inizio mi avevano mandata dalle suore, ma la suora che ci faceva il catechismo non faceva che ripetere che quando la domenica ci assentavamo dalla messa, in quelle ore era come se fossimo all’inferno. Ai miei genitori piaceva andare al mare, la domenica mattina. Quindi lasciammo le suore per il catechismo filo-hippie.

Una delle cose che mi ripetevano più spesso era che la vita era un dono di Dio. Dio ci fa questo immenso regalo, un regalo che dura parecchi anni, e con dentro un sacco di cose, e noi dobbiamo rispettarlo, onorarlo, fare in modo che non si rompa, come un giocattolo molto costoso.

E quindi se uccidi qualcuno vai all’inferno, stessa cosa se uccidi te stesso.

È uno dei principi base del cattolicesimo, e di qualunque religione, il rispetto della vita. La sacralità, proprio, della vita. E la Chiesa non fa che dirci che non bisogna uccidere, e che bisogna vivere, anche se vivere ti fa schifo, perché già che siamo in ballo dobbiamo ballare, e se hai proprio delle lamentele da fare, falle quando sarai altrove, o meglio Altrove.

E se per caso sei molto sfortunato, e al termine di una malattia tremenda, non ti rimane altro da fare che sentire il mondo attorno a te, ma non poterlo attivamente vivere, in quel caso…forse un’eccezione? Giammai! Devi vivere, caro cattolico, vivere e attendere che la natura faccia il suo corso. Anche se ci vuole coraggio a chiamarla vita, quella, è vivere che sei chiamato a fare. Nient’altro. Respira fino alla fine dei tuoi giorni, e il regno dei cieli sarà tuo.

Mi chiedo cosa direbbero i detrattori della liceità dell’eutanasia a quei bambini che hanno la sfortuna di nascere a sud dell’Equatore. Anche lì avrebbero la sfrontatezza di declamare imperativi come si trattasse di mettersi in fila per due? Anche davanti a un bambino che muore di fame direbbero qualcosa che suona come “Vivi!”?

Sembrano due cose così distanti, me ne rendo conto. E in realtà forse non sono così connesse. Ma mi sembra ci sia un’orribile ironia nell’esistenza di un “diritto alla vita” che non ovunque viene rispettato, e nell’imposizione di un dovere di vita, che non tutti hanno la forza di rispettare.

Mi sembra che sia atroce la vita di un uomo che soffre e che implora la morte, e dall’altro lato l’agonia di un bambino che muore e che implora la vita. E mi sembra che sia ancora più atroce che l’autorità spirituale si accanisca contro il primo, e si dimentichi del secondo, e in totale commetta due ingiustizie su due.

Io penso che se l’uomo potesse cedere la propria alimentazione artificiale a favore del bambino, lo farebbe. Se potesse scambiare la propria agonia con una salvezza, sarebbe doppiamente felice.

Ma viviamo in un mondo imperfetto, e l’uomo vive, nella sofferenza, e nell’impotenza, e il bambino muore, nell’ignoranza delle “cose della vita”. Amen.

6 thoughts on “Dovere di vita

  1. Qualcuno di voi ha letto la guida galattica per autostoppisti? se non ricordo male al 4 volume scoprono il messaggio finale di Dio al creato…
    era qualcosa del tipo “Scusate, scusate il disturbo”

  2. “Resta ben poco da dire.
    Di la da quelli che erano chiamati Campi di Luce Illimitati di
    Flanux fino a quando erano stati scoperti i Feudi Grigi Avvolgenti di
    Saxaquine che si stendevano dietro di essi, si stendevano appunto i
    Feudi Grigi Avvolgenti di Saxaquine.
    All’interno dei Feudi Grigi Avvolgenti di Saxaquine c’è la stella
    chiamata Zarss, intorno alla quale orbita il pianeta Preliumtarn, dove
    si trova la terra di Sevorbeupstry, e fu nella terra di Sevorbeupstry che
    Arthur e Fenchurch giunsero alla fine, piuttosto stanchi per il viaggio.
    E, all’interno della terra di Sevorbeupstry, raggiunsero la Grande
    Pianura Rossa di Rars, che era circondata a sud dalle Montagne di
    Quentulus Quazgar, sull’altro versante delle quali, come aveva detto
    Prak morendo, avrebbe dovuto trovarsi il Messaggio Finale di Dio al
    Creato scritto in lettere di fuoco alte nove metri.
    Secondo Prak, a quanto si ricordava Arthur, il posto doveva essere
    sorvegliato dalla Laestosa Vantriglia di Lob, e in effetti, in un certo
    senso, così era. La Laestosa Vantriglia era in realtà un ometto con un
    cappello strano, che vendette loro un biglietto.
    [..]
    – Sei pronta? – disse a Fenchurch, che annuì. Insieme sollevarono
    Marvin.
    Girarono intorno ai piedi delle Montagne di Quentulus Quazgar e
    videro il Messaggio scritto in lettere fiammeggianti sulla cresta. C’era
    un piccolo punto panoramico in cima a una grande roccia che era
    circondata da una ringhiera e si trovava direttamente di fronte al
    Messaggio. Da lì la vista era ottima. C’era un piccolo cannocchiale a
    gettone per guardare le lettere in dettaglio, ma nessuno lo usava mai,
    perché le lettere ardevano dell’abbagliante fiamma divina dei cieli, e
    se osservate attraverso il telescopio avrebbero danneggiato
    gravemente la retina e il nervo ottico.
    Arthur e Fenchurch contemplarono stupiti il Messaggio Finale di
    Dio e a poco a poco avvertirono un enorme, ineffabile senso di pace,
    un senso di comprensione totale e definitiva.
    Fenchurch sospirò. – Sì – disse. – Era questo.
    Guardavano la scritta da dieci minuti buoni, quando si accorsero
    che Marvin, in mezzo a loro, era in difficoltà. Il robot non riusciva più
    ad alzare la testa e non aveva letto il messaggio. Loro gli sollevarono
    la testa, ma Marvin disse con tono lamentoso che i suoi circuiti visivi
    erano quasi fuori uso.
    Arthur e Fenchurch trovarono un gettone e aiutarono il robot a
    guardare dal cannocchiale. Lui protestò e li insultò, ma loro
    continuarono ad aiutarlo, facendogli guardare una lettera alla volta. La
    prima lettera era una “c”, la seconda una “i”. Poi c’era
    un’interruzione. Seguivano una “s”, poi una “c”, una “u” e una “s”.
    Marvin si fermò per riposare.
    Dopo qualche secondo Arthur e Fenchurch gli fecero vedere una
    “i”, una “a”, una “m” e una “o”.
    Le due parole successive erano “per” e “il”. L’ultima era una
    parola più lunga, e Marvin dovette fare un’altra sosta prima di
    affrontare la nuova fatica.
    La parola cominciava per “d”, poi c’erano una “i” e una “s”.
    Quindi venivano una “t” e una “u”.
    Dopo un’ennesima pausa, Marvin raccolse le energie per l’ultimo
    sforzo.
    Lesse una “r”, una “b” e una “o” finale, poi barcollò all’indietro,
    finendo nelle braccia di Arthur e Fenchurch.
    Alla fine, tirando fuori le parole dall’interno del torace rantolante e
    consunto, mormorò: – È un messaggio che mi solleva lo spinto.
    La luce si spense nei suoi occhi per l’ultima, definitiva, estrema
    volta.”

    Parola di Douglas Adams

  3. Il bambino che vive una vita invivibile ha l istinto di sopravvivenza, è questo quel che deve far riflettere chi tenta il suicidio per una situazione ben migliore… però certo quando si è in certe situazioni, con certe malattie, io sono pro-eutanasia. perchè morire tra mille agonie, sei un condannato, perchè farti soffrire? non lo trovo giusto e io stessa non so cosa farei, forsevorrei morire. E poi per uccidersi ci vuole coraggio…anche se non so, non l ho mai vissuta…ma ci vuole più coraggio, permettetemi, ad affrontare la situazione che tormenta, piuttosto che a compiere un atto assurdo in un momento di debolezza, e follia. perchè è un attimo. anche per questo è stata tolta la pena di morte, ricordate Beccaria? Che punizione è la morte, se la morte dura un attimo, mentre la galera è un lungo percorso, molto più formativo? Lo stesso vale per il suicidio… poi, insomma, non voglio metter bocca in qualcosa di così grande, qualsiasi cosa possa dire o pensare non è da prendere tanto in considerazione, perchè per parlare bisogna avere delle basi, immaginare, farsi delle opinioni è facile, le situazioni bisogna vuiverle per dire delle VERITA’

  4. La pena di morte è ingiusta anche perchè viola uno dei diritti fondamentali dell’individuo. E in teoria il garante dei diritti dovrebbe non macchiarsi dello stesso delitto che punisce. Peraltro è dimostrato che la pena di morte non è un deterrente per i potenziali assassini. Quindi a morte la pena di morte!

    Il discorso del suicidio è più complesso. Ci vuole coraggio per vivere, ci vuole coraggio per morire. Non penso che l’esistenza di persone più infelici di te possa essere un deterrente, se sei un aspirante suicida. Perchè se stai male, stai male da solo, a prescindere da quale sia il tuo male.

    • si ma sapere che il tuo dolore è iniquo rispetto a quello che possono provare o hanno provato gli altri secondo me ti potrebbe far sentire veramente un coglione. almeno a me succede così, nel mio piccolo.
      Ovviamente sono contro la pena di morte per molteplici motivi e non per quello che ho detto citando beccaria, quello mi era utile ai fini del discorso che stavo sostenendo.

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