Zeta Lab: l’importanza di “essere là dove le cose accadono”

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Tutti insieme allo Zeta Lab

zetalabAl numero 7 di via Boito, in una traversa di via Notarbartolo, a Palermo, c’è la sede del Laboratorio Zeta. Il 19 gennaio c’è stato un violento sgombero dei locali. Per il 20 è stata decisa un’assemblea all’aperto, proprio in quella via, davanti all’irriducibile schieramento delle forze dell’ordine.

Le notizie scritte sui giornali online appaiono lontane dalla realtà, confusionarie e riescono in minima parte a rendere chiarezza sulla ricostruzione dei fatti. Persino Repubblica e l’Unità ne hanno trattato le vicende. Io stesso, essendo venuto a conoscenza dei fatti, la sera degli scontri, non avevo capito bene nè le modalità, nè tantomeno le cause dello sgombero. Ma è la strana notizia degli arresti di due docenti, uno di greco e uno di religione, assieme alla violenta carica delle forze dell’ordine, a farmi capire che qualcosa è andato storto, diciamo a favore della parte sbagliata.

Il cielo è un po’ grigio, al momento del mio arrivo, e non c’è tanta gente come mi aspetto. Sarà che sono arrivato troppo presto, l’appuntamento era per le 16. Chiedo un po’ in giro ed ascolto le voci di chi c’era, il giorno prima, qualcuno è scappato dalle folli manganellate, qualcuno le ha prese di santa ragione, qualcun altro si è sconcertato vedendo le immagini diffuse in giro per il web. Man mano la via si riempie.

Lo Zeta Lab (mi raccontano, visto che non ho avuto la fortuna di entrarci) è un centro sociale, dove puoi passare delle serate, dei pomeriggi, o persino parte della tua vita, orgoglioso di come possa essere facile trasformare un locale abbandonato in un centro promotore di eventi culturali come manifestazioni, concerti, proiezioni cinematografiche, aperto a chiunque voglia sfruttare la sua biblioteca o organizzare riunioni e sopratutto sempre attento ai bisogni dell’Altro, che possa essere lo straniero di turno in cerca di un tetto, o l’italiano espropriato dei propri averi. Nato nel 2001, ha reso Palermo una città migliore per via di una certa attitudine tesa ad attrarre attorno a sé scambi ed incontri tra diverse culture, in maniera pacifica ed ideologicamente obiettiva. La città stessa non avrebbe  un’alternativa valida nel caso venisse chiuso ed in sostanza ci perderebbe un fottio.

Ma quello che più conta è che un gruppo di sudanesi (circa una trentina, per la precisione), in cerca di asilo, ospitati lì dentro da un po’ di anni a questa parte, ha trovato una collocazione accettabile risolvendo così, al comune, la difficile gestione del rifugiato politico. Una possibilità, quindi, per questi stranieri, di cambiare la propria condizione di vita, migliorandola, avvicinandola di qualche passo alla dignità. All’interno dello spazio sono attivi gli insegnamenti di italiano, un modo efficace per introdurli pian piano nel mondo del lavoro. Inoltre, se in una situazione del genere, ti ritrovi a condividere tutto, il letto, la cucina, e anche il cesso, e lo accetti, allora è chiaro come lo Zeta Lab sia diventato un importante punto di riferimento e di ritrovo, nonchè di scambio.

Ora che lo sgombero è stato effettuato, sono stati murati gli infissi e i sudanesi insieme ai loro amici italiani sono stati costretti a dormire nelle tende autogestite, o nelle macchine, al freddo della notte di un inverno palermitano poco clemente, perché si cerca anche col sacrificio di difendere un luogo, che a sua volta, aveva difeso semplici diritti umani. E poco importa se il comune ti offre degli alloggi temporanei, si sa come vanno a finire queste cose, che ti ritrovi in mezzo alla strada. Hanno chiuso lo spazio pubblico del Laboratorio Zeta  diventando preda di privati senza scrupoli.

L’associazione Aspasia, l’antagonista in questa storia, si occuperebbe di servizi agli anziani, e avrebbe vinto un presunto bando di concorso che le avrebbe consentito la presa dei locali occupati dallo Zeta. In sostituzione all’edificio di via Boito, erano stati proposti all’associazione altri locali, che avrebbe potuto gestire senza recare danni. Ora, il punto è che durante le trattative che si stavano svolgendo in questo periodo, si è verificato che carabinieri e polizia si sono presentati con i camioncini dell’ antisommossa, imbottiti di manganelli, caschi blu e scudi difensivi. Mancava soltanto l’esercito. Dall’altro lato una numerosa protesta repressa con la violenza: a tarda serata, come testimonia questo video e quest’altro, l’attacco efferato delle forze del “disordine ” viene effettuato contro chi sosteneva il proprio diritto di manifestare, senza armi, anzi con la parola, l’unica vera arma usata dai cittadini indignati e provoca quindi i conseguenti feriti e gli arresti, il giorno dopo annullati per ovvi motivi di errore.

Ma il 20 gennaio è una giornata più tranquilla, e nella tranquillità assoluta si svolge l’assemblea per ribadire i punti di forza di chi non ci sta, annunciando i fallimentari arresti( in mezzo c’era pure un promotore della non-violenza !), esortando la gente presente ad aiutare gli sfortunati sfrattati con viveri o robe di prima necessità, o ancora a offrire loro un modo per potersi lavare o consumare un pasto caldo o semplicemente a dare il cambio ai ragazzi dello Zeta che dalla sera dello sgombero “vivono” in un presidio permanente proprio lì sulla strada. Ed anche giorno 20 la barriera dei “caramba” si schiera di fronte ai manifestanti, esegue i propri ordini e non fa passare. Da parte nostra, nonostante la pioggia, siamo tutti lì a difendere i diritti degli altri perché sono sopratutto i nostri e fra i giornalisti e le telecamere, vediamo i nostri fratelli africani partecipare alla lezione d’italiano all’aperto, perché si continua comunque e non bisogna fermarsi proprio ora. La voce bassa di uno di loro, al quale  facciamo qualche domanda, dimostra che non usano urlare come noi, che in genere stanno un po’ in disparte, silenziosi, ed esprimendoci i suoi pensieri, il ragazzo ci dimostra tanta saggezza, descrivendoci come sia spesso “avventuroso” vivere in questo Stato che possiamo tristemente chiamare ormai Rosarno.

Oggi, 23 gennaio, un importante corteo solidale parte da via Boito alle ore 16.

Cerchiamo di esserci tutti.

Per informazioni:

http://www.facebook.com/search/?q=zeta+lab&init=quick#/group.php?gid=88454256224&ref=search&sid=1558062557.457071525..1

http://www.inventati.org/zetalab/

3 thoughts on “Zeta Lab: l’importanza di “essere là dove le cose accadono”

  1. Il diritto di asilo è un diritto umano fondamentale definito all’art. 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_di_asilo)

    Art.10 comma 3 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

    (Alla bella faccia dei garanti della legge coi manganelli, i caschetti, le tenute anti-sommossa e i camioncini blindati stanziati in via Boito. Ma che cavolo state “garantendo”? Gli antidemocratici anticostituzionali fuorilegge siete voi.)

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