Genesi
C’è stato un tempo in cui non mi facevo molte domande su cosa c’era nel mio piatto. Affettavo, sminuzzavo, masticavo, ingoiavo e digerivo, sotto lo sguardo benevolo dei miei commensali. Sapevo che dietro la bistecca che stavo addentando c’era una mucca, ma questa informazione era in quella nascosta zona del cervello dove si nascondo anche la coscienza che mezzo mondo muore di fame, e l’altro mezzo muore di obesità e cardiopatie, che la vita dei conduttori televisivi continua quando spegniamo la tv, e che conseguentemente anche Gerry Scotti fa la cacca, e che Spongebob non esiste. Quel posto, insomma, dove si nascondono le verità scomode.
E dunque continuavo bel bella a subire passivamente, e con un certo gusto, le scelte gastronomiche dei miei familiari, amici, e ristoranti del cuore, aiutata dalla forma “politically correct” che assumono gli animali quando diventano pietanze.
Non so esattamente come sia iniziata, non lo ricordo con esattezza. Credo che la colpa sia da attribuire allo studio di alcune religioni orientali e alla visione di un documentario della Lav. Mi ricordo vagamente l’accostamento di capretti su un vagone merci con i deportati di Auschwitz, e un fastidio generale immotivato. E da quel momento in poi un asterisco metaforico accanto a ogni piatto che mi accingevo a consumare.
Mi sono documentata e ho provato vergogna. Io che predicavo filantropia e coscienza critica, non mi ero accorta del terribile delitto che riguardava un’azione tanto banale e ripetitiva come il susseguirsi dei miei pasti.
E dunque sono vegetariana da quasi sette anni.
Vegetariani buoni e cattivi
I vegetariani non sono tutti uguali. Come in ogni cosa, ci sono vegetariani-buoni, e vegetariani-cattivi. I vegetariani-buoni sono quelli che tentano in tutti i modi di essere coerenti con sé stessi, e con la propria scelta, senza per questo diventare dei rompipalle in presenza di non vegetariani. I vegetariani cattivi sono quelli che non mangiano carne, ma “il pesce ogni tanto sì”, oppure “i miei nuovi stivali in pelle! Non sono fighissimi?” o anche “ma il pollo non è carne!”. Oppure sono gli estremisti che per il troppo amore verso gli animali, finiscono per non amare più gli uomini, e sono quelli che perdono gli amici non vegetariani, perché prima di invitare uno che urla “cadavereeee” davanti al ragù, ci pensi due volte.
E però essere un vegetariano buono non è così difficile. Basta chiedersi se quello che ti stai accingendo a mangiare possedeva un sistema nervoso, o se è un prodotto ottenuto non eticamente. E quindi se dietro a ciò che stai per addentare (o indossare) si cela il dolore di un altro essere vivente.
E se i vostri amici vi invitano a cena e preparano il ragù, potete dire semplicemente “no, grazie” e spiegare le vostre scelte, e sorseggiare pacificamente del vino, e aspettare il dolce. Col passare del tempo, alternare un pasto cruelty free ad uno tradizionale diventerà una buona abitudine degli amici dei vegetariani buoni. Parola di VB!
(Nella prossima puntata: Sai cosa mangi? Autopsia della tua bistecca.)
Avevo dimenticato di non essere l’unico vegetariano del gruppo.
Inoltre avevo già messo in bozze il mio prossimo articolo che riguarda proprio l’argomento, ed è il primo di 2-3.
Sono d’accordo con te sulla distinzione tra vegetariani buoni e cattivi.
Ho conosciuto una ragazza che comprava le pizzette al prosciutto e buttava il prosciutto… (nonsense)
E tanti che mi dicono che “il pesce non è carne”… o che le cozze “vabbè le cozze” o il caviale “ma sono uova”…
Ieri a mensa ho trovato scritto “pasta alla vegetariana”. Ciò è dovuto al fatto che io e la mia collega siamo gli unici 2 vegetariali su 300 utenti della mensa. Questo in risposta a chi dice “ma a che serve essere vegetariani se tanto gli altri continuano a mangiare carne?”.
Come forse sai sono vegetariano da quando avevo 2 anni e mezzo e, contrariamente a quanto si possa pensare, non a seguito di un evento traumatico come la macellazione di un animale sotto i miei occhi da bambino o per volere dei miei genitori, i quali al contrario inizialmente contrastavano non capendo le mie scelte “capricciose”.
In tutti questi anni ho visto cambiare la società:
-da non conoscere nessuno come me (se non qualche appartenente ad una filosifia orientale che si nutriva solo di succhi di frutta) ho trovato casualmente nel tempo sempre più persone che hanno fatto la mia stessa scelta (collega, amica, mio zio, e adesso tu)
-dal sentirmi rispondere “vegetachè?” “e quindi non puoi mangiare la pasta…” a trovare piatti studiati appositamente per vegetariani
Le uniche mie difficoltà sono in termini di coerenza.
-è difficile stabilire quale formaggio venga ottenuto con caglio artificiale e quale con quello animale —> perciò mangi tutti i formaggi indistintamente
-in molti dolci c’è strutto o sugna… non è facile capirlo. Se posso leggere gli ingredienti evito di acquistare prodotti del genere (alcune chiacchere e brioches).
-è difficile trovare scarpe “eleganti” di finta pelle… anche quand’è finta scrivono “vera pelle”. Perciò mi baso sul prezzo. Se costano pochissimo le compro, viceversa no.
-se mi regalano un portafogli in pelle non lo rifiuto. evito la pelle, desidero una giacca ma non ne trovo una in finta pelle. Persino la mia custodia per gli occhiali sospetto sia in pelle… non lo so!
-alcuni muovono critiche sul fatto che mangiamo vegetali uccidendoli di fatto. E’ vero. Ma le condizioni d’allevamento (gabbie piccole per esempio) non sono le stesse dell’agricoltura. Mangiando un pomodoro mangi un frutto, non uccidi la pianta (il maglione di lana ce l’ho anche io). Mi sono fatto una 10 di piantine di basilico. Raccoglievo qualche foglia qua e là “ringraziando” la piantina col pensiero… ho aspettato che scendesse la neve e che le foglie ingiallissero quasi per raccogliere tutte le foglie e “coprire” le piante con un telo protettivo (qualcuno mi ha detto che potrebbero così passare l’inverno).
E’ vero che in ogni caso il broccolo muore, l’insalata muore… ma l’insalata è ben diversa da una mucca e ha una vita stagionale. Mi dispiace fare uso di carta invece.
Grazie manu per la tua testimonianza.
l’altra volta ho beccato in una tv privata la macellazione di una mucca. non sono riuscito a guardare per più di due secondi. santo dio. dovrebbero esserci delle regole, secondo me, attraverso le quali anche gli animali vengano rispettati. ma non li rispettiamo lo stesso, se li uccidiamo con una carezza mi direte. ma gli animali si rispettano l’uno con l’altro? o si mangiano a vicenda certuni?
certo è che la deriva del superuomo che può mangiarsi tutti e nessuno, a parte i cannibali e le bestie feroci, può cibarsi di esso, mi sembra alquanto ingiusta.
Manu mi è piaciuto molto quello che hai scritto,soprattutto la distinzione tra vegetariani buoni e cattivi. Io credo che essere vegetariani sia una scelta di vita, della quale bisogna appunto essere estremamente consapevoli per non cadere nelle tipiche contraddizioni di chi è diventato vegetariano perché è la moda del momento(come molta gente che conosco).
Ho avuto la sfortuna di vedere come macellano i maiali…urla da fare accapponare la pelle!Bisognerebbe regolamentare la macellazione,usando quantomeno delle tecniche totalmente indolore per quei poveri animali!E’ proprio necessaria tanta crudeltà?Mi hanno spiegato che nel caso dei maiali,sì, è necessaria…in quanto del maiale non si butta niente e dunque la pelle deve staccarsi e restare integra,e per fare ciò il maiale deve essere buttato nell’acqua bollente,vivo ovviamente!Ma baff******!!
Sono disgustata dagli innumerevoli filmati che ho visto…Però non sono ancora riuscita a diventare vegetariana(il che non significa che mangio carne come un boscaiolo di SETTE SPOSE PER SETTE FRATELLI).
Per il momento non ce la faccio, sicuramente perché deviata “dalla forma “politically correct” che assumono gli animali quando diventano pietanze”.
Valentina scusa ma dove l’hai letta o vista sta cosa del maiale che viene buttato vivo nell’acqua bollente????
Io vengo da origine contadine, emiliano, e non ho mai saputo questa cosa.
Saluti
sul maiale non so… ma molti animali vengono bolliti vivi:
lumache, aragoste, gatti… si proprio gatti! Leggete sotto:
http://www.laverabestia.org/read_post.php?id=353&user=32
Ho visto morire un pescegatto quest’estate; ero su un ponte sul fiume Belice, ho avuto ansia a mille e tachicardia, unite perfettamente alla voglia di uccidere il pescatore o di fare un corpo a corpo con lui (da cui sarei stata credo scafazzata) pur di salvare il povero pesce in via di evidente soffocamento. Soffriva un sacco e si vedeva… non avevo mai immaginato la morte di un pesce, ecco.
Mi spiace di non avere le palle di essere vegetariana, ma almeno cerco di fare la mia opponendomi alla pelle e rispettando gli animali che “incontro” e che possiedo più che posso.
Stima a voi, per il resto.
Prima di tutto sono lieta di trovare ben sei commenti a cui rispondere. Pensavo che l’articolo non sarebbe piaciuto, e invece! Grazie.
Poi. In uno dei pezzi che ho in programma di scrivere, elencherò un decalogo del buon vegetariano, con suggerimenti di compromesso, perchè come ha ben detto Andrea, spesso è difficile capire cosa stai comprando, e spesso, soprattutto qui al sud, non c’è cultura del vegetarianesimo e la roba cruelty free pensano sia qualche gadget di Avatar.
Sull’uccisione degli animali c’è da dire un sacco di roba, e anche lì penso che scriverò qualcosa, perchè non soltanto per la bistecca vengono torturati.
Una regolamentazione per il rispetto dei diritti degli animali da allevamento esiste, ma intanto non siamo così ingenui da pensare che la teoria e la pratica coincidano, e poi vi chiedo: se si fossero attenuti a delle regole etiche di un qualche genere, l’Olocausto sarebbe stato più accettabile?
Sarò viziato ma il mio tentativo di ridurre la carne dalla mia alimentazione è fallito. Tentativo dovuto ad un ragionamento preciso, che mangiare troppa carne fa male alla salute, non mangiarne no (alcuni casi a parte). Il tentativo riprenderà appena tornerò a vivere da solo.
Per il resto non vedo la necessità di cacciare crudelmente, tanto che non vado più a pescare (non amo il pesce ma amavo pescare), come non vedo la necessità di indossare indumenti in pelle o in cuoio, quando con le bottiglie di plastica posso ottenere il pile e la natura ci ha dato la lana.
Per il resto non trovo alcun motivo epistemologico né etico per non mangiare carne.
“se si fossero attenuti a delle regole etiche di un qualche genere, l’Olocausto sarebbe stato più accettabile?” questa è una domanda provocatoria da vegetariani cattivi. la deportazioni degli ebrei e la lor uccisione è stata giustificata ed è stata accettata, ricordi?
e poi ancora non si può paragonare degli uomini a degli esseri viventi che non hanno nemmeno la concezione del domani.
Beh, diciamo che la lana non è proprio naturale… Appartiene alle pecore. Magari non gli viene sottratta così crudelmente come avviene agli animali con cui si fanno le pellicce, ma fatto sta che ne soffrono.
Inoltre il fatto che gli animali non hanno concezione del domani non è una scusa plausibile per potersi permettere di mangiarli. Hanno anche loro il diritto di vivere in condizioni decenti.
Ci sentiamo così sviluppati e superiori… Ma non è così. Torturare un animale per soddisfare un piacere personale non ci rende affatto superiori… Sì, si tratta di piacere, non è un bisogno consumare la carne, la natura ci offre tutto ciò di cui il nostro organismo necessita per vivere bene, in salute e nel rispetto degli altri esseri.
Ciò che mi sento dire sempre è “ma è la catena alimentare”, plausibile se vivessimo nel 3000 a.C. Ma dal momento che siamo nel 2010 e ciò che consumiamo lo acquistiamo confezionato per benino, pulito, eccetera, non mi venite a parlare di sopravvivenza… Il fatto di non sapere come sia prodotta la carne che si consuma non è meno crudele di procurarsela uccidendo con le proprie mani. Lediamo comunque la libertà e i diritti un altro essere.
Ma dal momento che nel mondo in cui viviamo si tende a sopraffare gli altri e spesso manca anche il rispetto verso gli stessi esseri umani, non so quando impareremo… Nel mio cuore spero presto.
Pace e antispecismo!
Vi consiglio questo documentario. Forse capirete… “Earthlings”.
http://video.google.it/videoplay?docid=7014142368277769502&ei=Mc2GS4HTF5ju2AKDp5SQCw&q=earthlings+italiano&hl=it#
Hanno la cognizione del dolore però. E per mangiarli levi loro la vita. Chiamasi omicidio. Puoi scegliere di non curartene, ok. Ma quello è.
Per quanto un po’ in ritardo rispetto all’accesa conversazione volevo segnalare due frasi complementari.
“Basta chiedersi se quello che ti stai accingendo a mangiare possedeva un sistema nervoso, o se è un prodotto ottenuto non eticamente. E quindi se dietro a ciò che stai per addentare (o indossare) si cela il dolore di un altro essere vivente.” che mi ha fatto pensare a chi quelle cose le produce e :”-è difficile trovare scarpe “eleganti” di finta pelle… anche quand’è finta scrivono “vera pelle”. Perciò mi baso sul prezzo. Se costano pochissimo le compro, viceversa no.”, che mi ha dato la conferma della presenza dei nostri amici cinesi, dietro le cose che costano pochissimo; ma forse loro scelgono di lavorare in fabbrica più di quanto un maiale chieda di essere macellato e quindi non provano del vero dolore.
La scelta vegetariana, come quella del mercato equo e solidale, sono scelte etiche, non economiche (in nessun senso), frutto di una società abbastanza ricca da poter smettere di interrogarsi su “come mangiare” per sbizzarrirsi nel “cosa mangiare”. Scegliere la cosa più giusta si accompagna sempre a un costo maggiore, se prendi a poco avrai sfruttato sicuramente qualcuno o qualcosa nel passaggio.
p.s. la foto della mucca è bellissima
Forse il senso della frase di Manuela è:
“E’ meglio che gli animali vengano allevati nel migliore dei modi e uccisi nel modo meno doloroso possibile. Anche in questo caso però l’animale muore. Ciò (per noi) non molto più accettabile.”
E’ anche vero che l’allevamento di un tempo che si può leggere ancora nella biografia di qualche valligiano del luogo dove abito è sicuramente meno “cruento” di quello di adesso: gli animali vivevano in casa per scaldarla, i cinque componenti della famiglia vivevano in una stanza, gli animali in uno spazio analogo accanto o addirittura nella stessa stanza; le mucche venivano pulite, gli si davano dei nomi come “fiocco”, “bernarda” o “luisa”; venivano curate, si prendeva il latte, si giocava con i cuccioli e solo quando raggiungevano una certa età venivano macellate senza troppe lacrime;
Certamente per me questa macellazione è più accettabile; non farei nemmeno questo però. Beneficerei del latte senza uccidere l’animale.
Rispondendo ad Alessandro.
Il portafogli dove c’è scritto “vera pelle” e che costa 5 euro difficilmente è veramente di pelle. E’ anche vero che molto probabilmente è un prodotto industriale e altrettanto probabilmente è un prodotto asiatico se non addirittura “Made in P.R.C” . Io sono un tipo che legge l’etichetta e se devo comprare un asciugamani preferisco un prodotto europeo ad uno asiatico. Non soltanto per mero protezionismo nei confronti dell’economia del bel paese, ma anche perchè vorrei sostenere il nostro sistema garantista: pensione, malattia, TFR, invalidità, etc.
E’ chiaro però che diventa difficile quando in un grosso supermercato posso scegliere solo tra asciugamani “Made in Bangladesh”, “Made in India” oe “Made in PRC”… a quel punto spesso mi arrendo :(
Altre volte invece l’etichetta proprio non la trovi… dovresti aprire tutta la confezione e a volte neanche in questo modo la trovi.
Scegliere è costoso è vero, mi trovo d’accordo con te. Comprare un prodotto europeo può costare anche il doppio, così come scegliere uova da allevamento a terra o allevamento biologico… ma di questo ne parleremo al prossimo mio articolo.
@Alessandro
E’ chiaro che quando parlo di sistema nervoso e dolore ed etica non mi riferisco soltanto agli animali. Non sono, come già sai peraltro, una di quelle che si lascia andare a frasi del tipo “gli animali sono meglio degli uomini”. Di base amo la vita, anche quando fa schifo. E tento di rispettare gli esseri viventi, anche quando non lo meritano. E le scelte etiche forse non sono scelte economiche, ma di certo tutte le scelte economiche sono anche etiche. In generale tutte le scelte sono etiche :)
Quindi hai perfettamente ragione, non compro bistecche così come non compro roba in odor di sfruttamento. E questo mi costa, perchè spesso la roba che è fatta senza sfruttare nessuno costa di più. Ma è la scelta, appunto.
(E comunque capita anche ai vegetariani migliori di incappare in incoerenze di vario tipo. L’importante è che non diventi la regola. L’importante è farsi delle domande, sempre.)
Putroppo il sistema è subdolo, e spesso ci illudiamo di sfuggire a diagrammi di potere, e in realtà ci ingabbiamo in altri meccanismi di dominazione invisibili.
Ma di questo parlerò più avanti :)
(Bel commento comunque, acuto, come sempre.)
(Andrea è pregato di non fottersi tutti gli argomenti :P )