Avete mai visto rotolare una pietra? Vederla andare giù velocemente fino a toccare il fondo?
Bob Dylan nella sua canzone Like a rolling stone parla di una “miss solitudine” che rotola alla fine dei “quindici minuti di gloria” donati da Andy Warhol. La musa si è trasformata in un delirio rotolante dopo che i riflettori si sono spenti. Ma nel fondo di quel burrone la sua non è l’unica pietra, ce ne sono molte a farle compagnia: cinquantottomila casi di suicidio ogni anno solo nell’ Unione Europea.
Stiamo tutti ad aspettare il momento buono per riscattare la nostra vita, qualcosa che possa renderla speciale, che possa darle un senso, ognuno con il proprio Deserto dei Tartari davanti, aspettando la battaglia.
Ma se tutto ciò non dovesse succedere, se non riuscissimo a combattere mentre tutti stanno lì a guardare e a puntare su di noi, allora che fare? Rotolare? Impazzire?
E a quel punto non essere più guardati, essere solo considerati dei perdenti. Le pietre intorno a noi vengono scansate, perchè inciamparvi sopra potrebbe causare una caduta troppo dolorosa. Perchè questa paura? Forse perchè il delirio ci dice che qualcosa non va? Che esisti solo se pensi in modo sano e se sei ordinato? Forse perchè sappiamo che la pazzia è ad un passo? Paura della perdita, della caduta libera, di mettere male il piede e scivolare giù.
Forse abbiamo paura perchè sappiamo che non c’è nessuna indulgenza per chi non ce la fa, perchè come per il Michè di De Andrè la fine della caduta sarà ” senza il prete e una messa perchè di un suicida non hanno pietà”.
E voi lo vedete bene il deserto che avete davanti? Non voglio essere pessimista, ma solo riflettere sul fatto che non per forza ci deve essere un fine, che non per forza bisogna essere “star”, e non per questo essere mediocri, ma solo guardare con più serenità alle molteplici realizzazioni della vita, senza aver paura di sbattere il culo per terra, perchè siamo fallaci. Per natura.
http://www.youtube.com/watch?v=aR5GBRUUX7M
Siamo esseri fragili, ci nascondiamo dietro vestiti, cecità, disperazioni, bla, eppure è ciò che restiamo, e quelle sono maschere fatte di pezzi di realtà fittizia che alla fine poi a cosa servono, quando i riflettori si spengono? quando il sipario si chiude? Non servono, tutto qui.
In molti si è dei meravigliosi esseri fragili, non per questo mediocri, ma penso che ci sarebbe bisogno di armature più mentali, di accettazioni, di radicali risoluzioni, ecco.
*Come ci si sente/come ci si sente/nello stare da soli/senza una casa/come un completo sconosciuto/come una pietra che rotola?* (bellissimo pezzo.)