E anche quest’anno è passato. L’ otto marzo, intendo. Con i suoi auguri sperticati e quel tripudio di giallo e serate “tra sole donne” e tutte ‘ste robe qui. Ovviamente io, come ogni anno dacché c’ho il ciclo (e sono quindi ufficialmente orgoglioso membro del genere femminile adulto), non ho festeggiato: niente mimose, niente spogliarelli e ormoni risvegliati a mille, niente auguri, per me; la qual cosa mi soddisfa, e molto, perché si vede che anni e anni a remare contro e a chiedere con insistenza che non un solo augurio mi sia in questo giorno rivolto ha sortito i suoi effetti. O forse, complice il mio aspetto da adolescente trasandata e alla deriva, sono così lontana da ogni parvenza di femminilità che gli altri non ci pensano proprio, a farmi gli auguri. Tanto meglio per me. Ma ritornando al discorso, non ho mai festeggiato dicevo, e so che a pensarla come me sono in molte: in molte a rifiutare di ridurre qualcosa di così importante a una stupida e frivola festicciola tra oche giulive alle quali è sufficiente intravedere qualche succosa protuberanza dietro il perizomino leopardato per andare in estasi; in molte ad acclamare a gran voce, in barba alla retorica, che questa non è libertà, a siamo ben lontane da quell’emancipazione che rincorriamo da almeno duecento anni; in molte ad affermare con orgoglio di non aver bisogno certo di una ricorrenza particolare per ricordare quanto è bello e speciale e meraviglioso essere donne.
Son tutte cose note, i soliti partiti pro e contro, le solite fazioni che si formano in queste occasioni (basti pensare a San Valentino, o ad Halloween, solo per fare qualche esempio); e va a finire che la stessa anti-retorica, l’andar contro con motivazioni più o meno valide, diventa retorica. Che noia. Sinceramente non mi turba o indigna molto il fatto che per parecchie esponenti del gentil sesso questo giorno di inizio marzo sia semplicemente un’occasione come un’altra per divertirsi e folleggiare con le amiche, illudendosi per ventiquattr’ore di essere le donne forti-e-che-non-hanno-bisogno-degli-uomini che non riescono ad essere nella vita di tutti i giorni; allo stesso modo, però, non mi scandalizzo per la banalità che ha assunto l’intera faccenda, allontanandosi dall’alto proposito di commemorare delle donne coraggiose, o di celebrare la donna nella sua interezza, così come non reputo necessario ricordare e cerchiare di rosso l’otto sul calendario per tre semplici motivi:
1. Essere donna è, per me, una cosa talmente ovvia che, davvero, è inutile starci a pensare e levare i miei ringraziamenti al cielo in un determinato giorno. E non perché lo faccia durante tutto l’anno, no di certo; il pensiero proprio non mi sfiora neanche nei restanti trecentosessantaquattro giorni.
2. Non reputo l’appartenenza ad un genere sessuale un particolare merito o motivo di vanto, bensì un mero accidente, come la nazionalità o l’avere gli occhi azzurri; ergo, è inutile festeggiare qualcosa che è ma poteva benissimo non essere, e che oltretutto non dipende da noi. Un po’ come istituire la giornata nazionale per chi ha i capelli chiari e far festa grande per questo.
3. In definitiva, accetterò di rallegrarmi per il fatto di avere la fica solo quando anche l’uomo farà lo stesso per il suo pene, e dedicherà un intero giorno a ricordarsi quanto è bello e spaciale e meraviglioso tutto ciò.
Sì, lo so, so bene che la questione non è così semplice, e che detta così sembra quasi che voglia liquidare anni e anni di lotte e battaglie per l’affermazione e la liberazione da catene secolari con un’indifferenza che non è poi tanto diversa dall’ignoranza di chi disconosce ciò che abbiamo alle spalle e si accontenta di un’uscitina senza uomini tra i piedi, almeno per una sera, e che sarebbe bello se le cose fossero così ovvie da non aver bisogno di rimarcarle sempre, ma dato che non va così, meglio parlarne piuttosto che non parlarne affatto, è pur sempre qualcosa.
Propongo dunque una soluzione, un modo diverso e magari più fruttuoso di trascorrere l’otto marzo, senza sentirsi in colpa perché si sta andando di malavoglia allo strip tease, né perché, in un atto estremo di ribellione alla retorica, si fa finta di niente e lo si lascia passare addosso come se niente fosse: procuratevi, procuriamoci, la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges, la Rivendicazione dei diritti della donna di Mary Wollstonecraft, Sull’asservimento delle donne di John Stuart Mill, le biografie di Emma Goldman e di Anna Kuliscioff, Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf e Penelope alla guerra di Oriana Fallaci, Una donna di Sibilla Aleramo e Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, La mistica della femminilità di Betty Friedan e La politica del sesso di Kate Millet, e passiamo l’intera giornata a leggere brani, pezzi di un passato che ci riguarda, riflettendo su ciò che è già stato fatto e su quello (molto) ancora da fare. Forse andremo a letto più soddisfatte, e magari più eccitate, come mille e più spogliarelli non sarebbero in grado di fare.
Sabato 13 Marzo a Reggio Calabria ci sarà una grande manifestazione contro la mafia, il No Mafia Day. Una manifestazione che parte dal basso, dalla rete Internet, per questo i canali ufficiali di informazione non hanno dato nessuno spazio all’iniziativa. Chiedo a tutti di farsi portatori di questa causa diffondendo il più possibile la notizia ad amici e conoscenti.
Un sentito ringraziamento a questo Blog per la collaborazione.
al Laboratorio Zeta hanno fatto una giornata di questo genere. comunque non si festeggia il fatto di essere donne, per l’otto marzo, ma come hai ben detto ci si ricorda di una data luttuosa e simbolica, che rappresenta l’oppressione della donna nella storia durante i secoli, fino a circa mezzo secolo fa. Oggi la donna si è emancipata, ma la differenza di genere purtroppo esisterà sempre, quanto meno nella mentalità. penso che i misogini siano tollerabili perchè non sono altro che uomini che hanno subito delle delusioni, come d’altronde ci sono donne che ce l’hanno col mondo degli uomini. finchè si tratta di delusioni e stupidi chichès è tutto tollerabile. quando si trascende in violenza verbale e/o fisica allora c’è un problema sociale. Su questo penso che siamo tutti concordi.
Sinceramente voglio difendere il genere femminile, perchè hai mosso certe accuse che non condivido. Non credo proprio che le donne vadano a vedersi gli spogliarellisti e ci sbavino dietro…è un gioco, un gioco che le donne usano per emulare il genere maschile, puoi reputarlo stupido, ma fidati: non ci credere. Non considero le donne a un livello così basso e animalesco. e se le donne festeggiano l’otto marzo così come i cristiani festeggiano il Natale…beh, che critica vuoi fare? Non siamo più nell’era dell’oppressione, così come non ci sono più i rabbini a ingannare gli umili fedeli. Sono feste simboliche, le feste nel medioevo interrompevano la routine triste e noiosa, sai bene com’è nato il Carnevale, per esempio, ed esistono da prima dei Romani. La festa delle donne è “una festa”, poi ognuno decide come festeggiare.
Non c’è bisogno di prendere la vita sul serio ogni giorno.
A parte che mi piace tantissimo come argomenta la sua critica Liliana, con dei punti che trascendono da ogni argomentazione retorica e condivido la sua proposta per l’8 marzo che nelle sue intenzioni iniziali così doveva essere celebrato. Purtroppo tutto è diventato commerciale e la festa delle donne anche e se la donna ne è protagonista l’uomo gli fa da spalla facendole i regali o fingendosi oggetto che si sveste.
Che essere allupate sia solo un gioco per molte è una cosa difficile da credere dato che molte vivono nel mondo dell’immagine che ci viene propinata in tv. Lo fanno per gioco quelle che vanno a strapparsi i capelli davanti agli show del Costantino o del Corona di turno? e quelli manco lo mostrano il perizoma.
Una piccola battuta sul punto 3 di liliana: dopo aver letto la parola “fica” pensavo ad un finale più erotico …
Ho avuto solo adesso il tempo di leggere e commentare. Anche a me piace molto come Liliana porta avanti le sue teorie e le condivido anche (che novità!). Come dice Michele, tutto è diventato commerciale, si. La festa della donna è ormai solo una scusa per riempire le case di mimose (anche la mia, con buona pace del mio naso) e far finta di essere femmine per un giorno. Tanta tristezza in tutto ciò…