Andare veloci, dritti alla meta, passo dopo passo, una marcia contro il tempo. Non c’è tempo. Preparare la cena, i bambini escono da scuola, la lezione che sta per iniziare. Correre! Correre! La gente intorno è solo un ostacolo, disordine che non ci permette di massimizzare i tempi. Forse sarebbe meglio camminare lasciando la sinistra libera così chi ha fretta può far prima, del resto è così nel resto dei Paesi civili, forse noi non lo siamo abbastanza?
Poi una canzone, il suono di una chitarra, fermarsi per capire da dove viene. L’IPod non può esserne l’origine, il suono è meno preciso, più umano di un file mp3. Ed eccolo lì. Tra la gente un ragazzo che non corre, è seduto, suona la sua chitarra, un microfono per farsi sentire, la custodia del suo strumento aperto accoglie la nostra generosità.
Avvicinarsi, la fretta non c’è più. Quanto è bella questa canzone, quanto è insolito questo ragazzo. Frugare tra le tasche e donargli dei soldi, volerlo abbracciare, ma riuscire a far cadere solo due miseri euro in quella custodia. Alza lo sguardo, incrociare i suoi occhi, un sorriso. Stare bene. Per qualche secondo, stare bene.
Poi il tempo diventa di nuovo denaro, la folla spinge, salutarlo e riprendere la propria strada.
Nei giorni che seguono cercarlo tra facce anonime, ripensarlo, e poi un giorno incontrarlo in libreria, sta leggendo libri di musica, ed allora si ha voglia di dirgli che tutto ciò è spendido, volerlo ringraziare perchè quel giorno è riuscito a fermarti, a farti rallentare. Ma non si riesce a dir nulla, di nuovo salutare e andare.
Dopo qualche tempo sapere che è morto, che per lui la morte è arrivata a vent’anni tra la disperazione ed un bicchiere di vino, per strada, con la pioggia a dargli il tempo.
Sapere che mentre moriva c’era l’asfalto a tenergli la testa, che le lacrime erano quelle di “marzo pazzo”. Così pazzo da accogliere tra i suoi giorni una morte così assurda. Sapere tutto ciò e piangere. Piangere perchè appare insensato che qualcosa di tanto bello sia stato messo al margine, lontano. La bellezza, la grazia, l’arte, la cultura e la giovinezza spinti tra le strade più scure.
Siamo folli a mantenere le distanze da tanto valore?
“Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire… ” Canzone per un’amica-Guccini
Regna l’irrazionalità in quella società dove non si alimenta, liberamente ed in maniera costruttiva, la cultura e la creatività=stimolando il genio di ognuno di noi.
Complimenti innanzitutto per il titolo che è azzeccatissimo per l’articolo. Dopo aver letto l’articolo avevo quasi dimenticato il titolo che avevi dato e avevo cominciato a cantare < < ho visto gente della mia età andare via... > >.
Personalmente non vedo nulla di eccezionale nella morte di questo ragazzo, e questo mi rattristra ancor di più, non perché mi accorgo di essere insensibile, ma perché purtroppo non è un’ “eccezione”, come lui ne muoiono tanti < < aspettando la pioggia per non piangere da soli >>, solo perché non hanno avuto semplicemente un abbraccio sincero o un sorriso nel momento in cui ne avevano bisogno, fino ad innescare una molla che non porta a niente se non alla morte.
Noi dobbiamo, ogni giorno, cercare anche con i piccoli gesti di migliorare il mondo e questo è possibile solo grazie all’amore, per il prossimo, per il futuro e per noi stessi.