in collaborazione con Paolo La Scala
In Sicilia sono innumerevoli, ma mai abbastanza, le associazioni o le forme di organizzazione di lotta alla mafia. Certo è che quest’ambito di lotta, seppur difficile da credere in una terra come la Sicilia, da sempre restia a modificare tradizionali disvalori come l’omertà, sembra prendere maggior coraggio col tempo che passa, e quindi ben vengano coloro che, organizzati in movimenti di qualsiasi genere, s’impegnino con la forza delle parole, con la poesia dei cortei cittadini e con l’originalità di progetti sempre nuovi, a fronteggiare gli insulsi meccanismi criminali dettati da boss, padrini, capi di quartiere.
L’Associazione Culturale Resistenza Antimafia è una di quelle realtà “costruttive” che si muove nel palermitano e che parte da un bisogno forte: quello di riscattare l’orrendo male delle stragi di mafia e ridare la giusta dignità ad un popolo che è stato continuamente sfruttato e maltrattato inumanamente. Fortemente sentita è la voglia di trovare la verità e di dare giustizia alla storia di Paolo Borsellino, tanto che i ragazzi di Resistenza Antimafia hanno organizzato con il fratello di questi, Salvatore, una tre giorni di manifestazioni nel mese di luglio dello scorso anno, per ricordare il 17°anniversario della strage di via D’Amelio.
Ne parliamo non solo perchè diamo generalmente spazio a progetti di qualsiasi tipo, ma perchè ultimamente sono in atto delle collaborazioni tra Resistenza Antimafia e Abattoir, che speriamo porteranno i buoni frutti che si meritano.
Sono semplici studenti universitari, i ragazzi e le ragazzi dell’Associazione, che vogliono richiamare l’attenzione della collettività partendo sopratutto dal basso, con la partecipazione ad eventi non solo locali, come già hanno fatto vedere ad Asti nel Novembre scorso assieme a Libera Terra e Addio Pizzo o ancora circondandosi di note figure della lotta alla mafia come il direttore di Telejato, Pino Maniàci, il noto funzionario di pubblica sicurezza, Gioacchino Genchi e il giornalista Giuseppe Lo Bianco.
Non basta che attivarsi, se lo si vuole davvero, per cambiare almeno un minimo della società che ci circonda; perchè è facile sognare rivoluzioni o la caduta del governo Berlusconi, ma come dice Simone Cappellani, presidente dell’Associazione, la vera rivoluzione la dovremmo fare qui in Sicilia.
Qui in Sicilia dove esiste il pizzo. Dove ti bruciano il negozio. Dove t’ammazzano se non fai quello che dicono i “padroni”. Qui in Sicilia dove però un giorno qualcuno ha iniziato a lottare e a camminare controcorrente. Giorni dopo, altri, molti, lo hanno seguito. Finalmente.