Avete mai sentito parlare di Orlando Zapata, Guillermo Farinas, Darsi Ferrer? Sono gli uomini della lotta cubana, della Cuba di oggi.
Orlando Zapata è morto lo scorso 23 febbraio dopo un digiuno di protesta durato 85 giorni, portato avanti per denunciare le condizioni carcerarie cubane. Guillermo Farinas, giornalista e psicologo, in sciopero della fame, chiede la liberazione di 26 detenuti in pessime condizioni. Darsi Ferrer è prigioniero, e anche lui in sciopero della fame.
Ma perchè? Qual è la situazione cubana oggi? Nei nostri telegiornali se ne parla poco, ma è necessario che venga data voce alle lotta di un popolo che non vuole smettere di combattere.
Il 18 marzo 2003 per Cuba fu la “Primavera Nera”: vennero arrestati 75 dissidenti ed oggi ne sono in prigione ancora una cinquantina, ma nelle piazze le “Damas de Blanco”, mogli e parenti dei carcerati, non smettono di lottare per la loro libertà.
L’isola della rivoluzione è la stessa che oggi ha un sistema giudiziario che serve ad intimidire i dissidenti con l’imputazione di “pericolosità”. La pericolosità che nasce dalla libera espressione ed associazione.
Karrie Howard, vice direttore di Amnesty per le Americhe, sprona a riflettere sulla gravità della situazione di un paese in cui la carcerazione di un uomo o di una donna “è causata del pacifico esercizio dei propri diritti” cosa che scoraggia qualsiasi prospettiva di riforma.
Per l’art. 72 della Costituzione cubana, ” Chiunque sarà considerato pericoloso se mostra una tendenza a commettere reati attraverso una condotta che è in aperta contraddizione con le norme della moralità socialista” e nell’art. 75 viene precisato che gli agenti di polizia possono dichiarare pericoloso qualsiasi uomo o donna. Agli organismi internazionali per i diritti umani come Amnesty non è ammesso visitare l’isola.
A pochi giorni dall’anniversario dell’arresto dei dissidenti, Amnesty non smette di stare al fianco delle Damas de Blanco, e nei mesi scorsi ha “adottato” Ferrer come detenuto di coscienza , il quale attualmente si trova in un carcere di massima sicurezza accusato del reato di detenzione di beni ottenti illegalmente. Secondo Amnesty è solo un pretesto per chiudere la bocca a chi lotta per la libertà d’espressione a Cuba.
Tutto ciò dà ancora più valore a ciò che in questo momento sto scrivendo, perchè ancora posso farlo, dà valore allo scopo comunicativo di Abattoir, e chiunque leggerà e comunicherà.
La fortuna di comunicare, di usare la laringe per farlo e la tastiera di un pc per amplificarlo… Esercizi di coscienza spesso sottovalutati.
E chissà poi perché.