Riporto una breve intervista ad uno studente che ha voluto un po’ parlare della situazione del Servizio Civile, operato, per esempio, dagli universitari palermitani, molti dei quali scelgono di lavorare nelle biblioteche. Purtroppo, molte testimonianze hanno rivelato che oltre a portare “soldi in saccoccia”, il Servizio Civile dimostra di essere un’esperienza di fatiche non accennate dai Bandi di Concorso, nè al momento del colloquio, ma al contrario sembra costringere lo studente a fare i conti con la propria quotidianità, stravolta dalle innumerevoli ore di lavoro che elidono il tempo da dedicare allo studio, alle relazioni interpersonali, ma anche al tempo libero. Sto parlando di esperienze di amici e colleghi, persone che personalmente mi sono apparse stanche e desiderose di una pausa e che tutto finisca presto. Persone che si sono lamentate dei contesti lavorativi o ancora di una disparità fra ore di impiego e guadagno retribuito.
Cos’è il Servizio Civile? Come si partecipa? Qual è la sua durata?
Il servizio civile è un’esperienza istituzionalmente equivalente al servizio militare, e ha come scopo la difesa della patria che chiaramente non si ottiene solo con un esercito ma anche con forme di cittadinanza attiva come l’impegno nel sociale. Annualmente le istituzioni che intendono avvalersi di volontari danno vita a un progetto da svolgere presso la propria sede, presentandolo attraverso un bando di concorso e aspettando che venga approvato dal Servizio Civile Nazionale. Possono partecipare tutti i cittadini di età compresa fra i 18 e i 28 anni e si può espletare sono una volta nella vita. La durata è di 12 mesi, durante i quali si deve completare un “monte ore” che può variare secondo l’impegno richiesto.
Cosa sapevi di questo impiego?
Io sinceramente cercavo un impiego da svolgere oltre allo studio, quindi chiaramente le prime cose di cui ho preso conoscenza sono state la retribuzione e la durata, cioè 433 euro per 12 mesi, stop !
Come te lo hanno presentato?
Il progetto a cui ho partecipato, “Il marketing in biblioteca”, si presentava parecchio bene nelle sue 49 pagine in .pdf, l’ho trovato sul sito dell’Unipa e dopo una lettura veloce sono rimasto colpito. Si parlava di migliorare i servizi delle nostre biblioteche di ateneo, di creare servizi migliori per gli studenti utilizzando le tecniche del marketing, agendo un po’ come un’azienda che deve soddisfare i bisogni dei suoi clienti, di portare una ventata di freschezza e di novità, e chi meglio di noi, che in quanto studenti conosciamo le esigenze degli “utenti” e sappiamo cosa funziona e cosa no nelle nostre biblioteche.
Cosa ti aspettavi? Cosa hai trovato, invece?
Di tutto ciò di cui si parlava nel bando abbiamo fatto ben poco. Le nostre biblioteche hanno due grandi problemi in effetti: una spaventosa carenza di personale, e personale presente che non ha voglia di fare un cazzo! Nella mia biblioteca giacciono inghiottiti dalla polvere centinaia di riviste specializzate di enorme interesse e libri che non vengono catalogati e che quindi non risultano presenti sul catalogo on line (quindi è come se non esistessero) e che non potete prendere in prestito di conseguenza, e tutto questo materiale costa un botto di soldi alle biblioteche, soldi che arrivano dalle nostre tasse! C’è gente che invece di lavorare guarda film al computer, gioca al solitario sul pc, parla per ore al telefono, addirittura alcuni di loro escono durante le ore di servizio per andare a fare la spesa! Gente che non sa caricare un allegato in una mail, che non conosce mezza parola di inglese, che passa le giornate su internet. I ragazzi del Servizio Civile sono impiegati come tappabuchi e si sobbarcano tutto il lavoro che non viene svolto da queste persone.
Non vi siete rivolti a nessuno, perchè?
Ci siamo muniti di pazienza, abbiamo pensato a darci da fare per migliorare le cose, alla fine mossi anche da una coscienza civile che personalmente avevo un po’ smarrito e che di fronte a questo schifo ha avuto nuova forza, e i mesi passavano così, noi facevamo il nostro lavoro, senza ostacoli, ma con troppi pesi sulle spalle gravati anche da una direzione che se ne fregava dei nostri diritti.
Secondo te la situazione che descrivi si può trovare anche negli altri ambiti (biblioteche, altre università..etc)?
E’ sicuramente una situazione comune a molti uffici della pubblica ammnistrazione, dove si timbra il tesserino elettronico e nessuno controlla quello che fai.
Come pensate si potrebbe denunciare concretamente tutto questo?
Recentemente abbiamo denunciato tutto all’ufficio del Servizio Civile all’Università, attraverso le relazioni che compiliamo ogni 4 mesi, loro prenderanno le opportune misure e valuteranno delle sanzioni per la biblioteca, che alla fine, si spera, non si ripercuotano a danno degli studenti.
Come si articola la vostra giornata di lavoro?
Appena arriviamo in biblioteca cominciamo subito a darci da fare, ci dividiamo i compiti e si va avanti fino all’ora di pranzo, quando a turno andiamo a mangiare. Alcuni di noi catalogano libri, altri si occupano degli ingressi, altri dei prestiti e di fornire informazioni. Durante il giorno capita di scambiarci le mansioni, e ogni tanto ci è concessa una pausa. Le nostre presenze sono registrate tramite tesserino elettronico, alla fine del turno timbriamo e scappiamo via. Non esiste più il tempo per studiare, logicamente, come per fare altre cose. Si entra la mattina prestissimo e si esce la sera giusto in tempo per cenare. Si aspetta che la settimana finisca in tempo per riposarsi un minimo e non pensare ai troppi compiti da svolgere ininterrottamente.
Però, ironicamente si può dire che siete più pronti per entrare nel mondo del lavoro?
Assolutamente si. Sono riuscito a svegliarmi prestissimo ogni mattina, a portare avanti un impegno con costanza, ad essere ogni giorno presente. Ho imparato tantissime cose, strumenti e softwares specifici, ho fatto della formazione specifica e acquisito notevoli competenze. Sento di essere preparato a qualsiasi tipo di ambiente lavorativo, ho capito cosa è bene e cosa non è bene fare, che negli uffici c’è spesso un “microclima” da sopportare, una serie di relazioni tra gli impiegati dove puoi trovarti bene e dove, però, rischi di soffocare.
Molto interessante, bravi. Penso che la falla non sia tanto del Servizio Civile, quanto, molto di più, delle istituzioni che se ne servono. E quindi in generale di questi uffici pubblici che sono buchi-succhia-soldi che non producono nulla, in cambio. Allora si servono di giovincelli alla prima esperienza da sfruttare come muli. C’è da dire che non ovunque è così, ma in tutti i casi ci sarebbe bisogno di un controllo più attento, e di più coraggio. Complimenti a chi lo ha avuto per denunciare una situazione del genere!
Credo che tutti gli studenti che hanno partecipato al servizio civile dell’Università nel progetto delle biblioteche, abbiano dovuto confrontarsi con una realtà piuttosto deludente. E credo che ognuno di noi abbia denunciato i problemi al settore del SCN. Ma ahimè le nostre lamentele a poco servono. L’anno successivo le cose sono di nuovo le stesse e i ragazzi vengono sfruttati continuamente. Ti ritrovi a capire perché all’Università funzioni tutto così male: impiegati che occupano da più di 15 anni lo stesso posto di lavoro e che non hanno mai mosso un dito, personale del tutto incompetente che non ha il minimo senso civico e non ha idea di cosa siano la gentilezza e la disponibilità, che pretende diritti, ma che non si occupa mai di svolgere i propri doveri. E naturalmente tutto ricade sui poveri e ingenui ragazzi che, entusiasti di toccare con mano per la prima volta il mondo del lavoro, si ritrovano carichi di lavoro che non gli competono minimamente. Capendo ben presto qual è la situazione della nostra Pubblica Amministrazione. Ho vissuto la stessa esperienza, ma adesso posso dire di sapere perché tutto funziona così male.
Spezzo una lancia a favore del Servizio Civile. Nonostante sia vero che ci sono decine di enti che si approfittano, senza nemmeno farsi troppi problemi, dei ragazzi, è anche vero che ci sono decine di progetti validi che vogliono realmente migliorare la società e la vita delle persone che sono in difficoltà. E bisogna riconoscere la loro importanza e il loro valore. Certo, dare qualche riconoscimento in più ai ragazzi che si impegnano e sottraggono tempo prezioso agli studi per dedicarsi all’impegno civile sarebbe ancora meglio :)