Con la fronte corrucciata, il volto spremuto in un’espressione di stizza e risentimento, Silvio salì sul palco. Egli non teme nulla, com’è scritto. Neanche la morte. Ma c’è una cosa che in quel momento lo fece tremare: nessuno gli aveva preparato un copione! E lui era lì, come un martire che si appresta ad entrare nell’arena per essere sbranato. Inerme, invocò sottovoce l’aiuto delle sue schiere di angeli, che però preferirono indugiare nella visione dell’Isola dei Farisei (noto reality show ebraico).
In quel tempo, Silvio ricordò l’ultima cena con i membri del PDL. Fu quella sera che, ripescando la dentiera dal bicchiere di Batman e ricacciandosela in bocca, mentre stavano mangiando disse: ”In verità vi dico che uno di voi mi tradirà”. Tutti allora erano diventati molto tristi. Bocchino, il discepolo chiamato anche Fellatio, disse preoccupato: ”Signore, sono forse io?”. Ma Silvio aveva prontamente risposto: ” Quello che ha messo con me la mano nel piatto, è lui che mi tradirà. Il vostro Silvio sta per cadere, così com’è scritto nella Bibbia. Ma guai a colui che mi tradirà. Per lui sarebbe stato meglio di non essere mai nato!”.
Allora Fini, il traditore, domandò: ”Nanestro (crasi in aramaico antico delle parole nano e maestro), sono forse io?”. Silvio gli rispose: ”Fai politica, lascia la Camera!”. E, prontamente, Fini replicò:”Mi cacci?”.
Memore di quell’episodio e del fatto che il suo destino era ormai segnato, Silvio cercò di rispondere con veemenza alle accuse che gli venivano mosse da Fini Iscariota. Ma gli specchi sui quali cercava di arrampicarsi non gli facilitavano il tutto. Come poteva Egli essere così sbeffeggiato, messo a nudo, senza neanche un po’ di fondotinta che nascondesse le rughe, senza nessuno che gli suggerisse qualche frase ad effetto da dire, una barzelletta per sdrammatizzare… qualcosa, insomma!
La sua autorità era stata derisa, la sua leadership messa in discussione da colui che Egli riteneva uno tra i più fidati. Quel gesto di indipendenza e autonomia venne vissuto, come scrisse un noto giornale dell’epoca, non solo come rottura ma come un sacrilegio.
Stava ancora parlando, quando apparve una nuvola luminosa che lo avvolse. Dalla nuvola venne una voce che diceva: “Questo è il Figlio mio. Io l’ho mandato. Ascoltatelo!”. Era la vecchia madre del buon Silvio che dal Regno dei Cieli lo proteggeva sempre. A queste parole, gli astanti furono talmente spaventati che intonarono l’inno di Forza Italia per glorificarlo.
Per ringraziare Silvio Onnipotente di essere saldamente rimasto attaccato al suo verde carro, la Lega inviò allora un messo incaricato di recapitargli il seguente messaggio: “BUUURP!”, che nell’antica lingua di rutti padana significa…un bel niente (è risaputoche i leghisti per comunicare sapevano solo usare svariati rumori corporei).
Fini non si pentì mai di aver tradito il suo Nanestro. Preferì essere minacciato e bandito piuttosto che continuare a dividere la tavola con i membri della Lega, i quali erano caratterizzati da scarsa attenzione per l’igiene personale e scurrilità lessicale. In quel tempo, intascò i suoi trenta denari e si creò il suo entourage.
E parola del Signore.