Fanculo l’onore e l’omertà!

Frammenti d'antimafia

9 maggio 2010. Oggi sembra  esserci quel sole che a maggio picchia forte sulle spalle e sulla testa fino a bruciarti la pelle. Quello che fin’ora era tardato ad arrivare. È domenica mattina e ci dirigiamo in macchina verso Cinisi e finalmente non è una giornata da vestire con pesanti maglioni di lana. È la prima volta per me e si notano subito, appena entrati nella statale, squarci di gioventù con appresso sacchi a pelo, tende e zaini; praticamente figure mosse da buone intenzioni.

Corso Umberto I è la via principale di Cinisi, lunghissima, che porta da un lato al mare e dall’altro alle montagne, proprio dietro la piazza del Municipio, quella con le palme così giovani da non riuscire nell’intento di offrire un piccolo riparo dalla calura. Sono aperti alcuni bar, ma sopratutto c’è un punto della via che pare essere preso di mira dai “pellegrini” della Sicilia e non: riconoscibile dalla bandiera della pace e da un lenzuolo con su scritto “la mafia è una montagna di merda”, al civico 220 si trova la sede dell’Associazione Culturale “Peppino Impastato – Casa Memoria”, praticamente dove un tempo abitava la famiglia Impastato e che, secondo le ultime volontà di mamma Felicia, avrebbe dovuto aprire le porte al pubblico per diventare il simbolo della battaglia contro la mafia e del sacrificio del figlio Peppino. Giovani accovacciati sul marciapiede e sui gradini fanno colazione, sfogliano i libri in vendita dai banchetti e comperano magliette. Un puntino di vita, insomma, nell’assolata mattinata di Cinisi, dove le porte sono chiuse e le famiglie rintanate dentro casa a preparare il consueto pranzo.

Entrando a Casa Memoria sento una profonda aria di rispetto provenire dalle testimonianze della vita di Peppino, appese sulle pareti sotto forma di immagini d’epoca, lettere, manifesti di eventi e pagine di giornale. Sarebbe una casa come tante altre, se non fosse che è aperta al pubblico, e lo era già quando, ancora in vita, la stessa mamma Felicia incontrava i ragazzi e le classi scolastiche che volevano sapere di più sulla legalità o su come combattere il fenomeno dilagante dell’omertà. Quello che colpiva era il suo tenero e rassicurante viso.

Le pareti parlano di contestazione: contro le “strane curve” dell’A29, che volevano favorire le campagne mafiose o, ancora, riportano notizie al limite del surreale, che vedevano raffigurare Peppino come un terrorista, fattosi saltare in aria sulla rete ferroviaria, e in alternativa, come un uomo deluso dalla politica che aveva scelto la via del suicidio, col tritolo, per farla finita. Ma le verità erano ben altre e più crude e solo nel 2002 vennero ufficializzate dalla solita, lenta, giustizia italiana. Leggo che Umberto Santino, presidente del Centro Impastato, definisce Casa Memoria come un “altare laico”, ed effettivamente è quello che si percepisce quando l’attenzione e il rispetto dei visitatori si uniscono al silenzio e dopo, all’uscita, allo scambio di parole su cosa si è appena appreso, dicendosi quanto debba essere assurdo vivere in certe realtà manovrate dai burattinai della “montagna di merda”. Proprio quando si parla di futuro, in certi casi, è difficile immaginarsi il senso del rinnovamento morale e culturale se poi, a conti fatti, le ingiustizie e le prevaricazioni di Coppolandia prevedono un silenzio obbligato se non si vuole finire ammazzati come tanti.

Verso Terrasini, a piedi, arriviamo di fronte alla sede di Radio Aut, dove c’è già una marea di gente vogliosa di partire e macinare chilometri per il consueto corteo fino al raggiungimento di Casa Memoria. Cori, bandiere al vento, diverse realtà sociali come le associazione dell’Arci, alcuni comuni, l’ Associazione degli anziani, partiti politici… siamo in tanti e “Peppino lotta insieme a noi”. A Cinisi, il corso è preso d’assalto e a Casa Memoria c’è una fila lunghissima; i balconi e le terrazze delle case sono finalmente piene di gente. Ci spostiamo di “cento passi” e raggiungiamo la casa di Badalamenti, che oggi è stata affidata all’Associazione, per divenire un centro ricreativo e di scambio culturale, tutto ciò che non è stato per troppo tempo. Sul balcone tante persone, tra cui Giovanni Impastato, mentre viene calato un lenzuolo colorato che invoca resistenza contro il fascismo e la mafia.

Come se fosse la festa del paese, la gente è contenta, ed è stato allestito un palco, nella piazza del municipio, dove si preparano gli artisti che allieteranno la serata. Sembra che l’anniversario della morte di Peppino Impastato voglia onorare tutte quelle esistenze strappate alla vita perchè  troppo sbagliate per i famosi uomini d’onore; sembra che si voglia ricordare la bellezza ricavata da una lotta vincente  fatta di coraggio e di unione, con la finalità di estirpare questo male dalle nostre meravigliose terre. Per dare un senso a noi stessi e a chi, come Peppino, ha dato la sua vita per lottare contro quel silenzio e per migliorare le cose, nel nome della legalità. E la cosa che sorprende, è che, a 32 anni di distanza da quella morte, il sentimento e la vicinanza di tutti noi sembra essere ancora più forte e dotato di maggior coraggio.

Fanculo l’onore e l’omertà..*

*Litfiba-Dimmi il nome

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