Omertà

di Maria Cristina Vasile

“Zittute, camìna.
Un parrari, un taliari!”
L’uomo si dissolse nell’ombra e
l’aria portò con sé uno sparo
vigliacco.
Gli occhi del bambino
rivolti alla madre,
batterono l’eco
disumana.
Ma l’urlo silenzioso
era vivido, palpabile.
La mano tremante,
il braccio teso
tirato con forza:
“zittute, camìna.
Un parrari, un taliari!”

2 thoughts on “Omertà

  1. Molto bella la poesia. Lo scenario sa di antico, una tipica scena di quelle che c’immaginiamo o che abbiamo sentito raccontare o visto alla televisione. Ma che comunque ci tocca perchè siamo omertosi su molte piccole cose, senza dovere per forza arrivare ad un colpo di lupara, cose che però poco a poco ci corrodono dentro.
    Brava! mi te sei ispirata a qualche omicidio (che hai visto???) o così nature? :-)

  2. Ahaha, no no, non sono una testimone oculare! :) Grazie per i complimenti. Hai ragione, non per forza ci si deve riferire ad un colpo di lupara, ma quante volte tua mamma ti ha trascinato via con le parole “zittute, camina”, magari davanti ad una scena un po’ violenta o a due persone che litigavano per strada, come per dire “non ti immischiare”. Secondo me quello sta alla base dell’omertà: il principio per il quale meno sai meglio è, e se lo sai fai finta di non saperlo. E’ meglio non immischiarsi. Farsi i fatti propri per campare cento anni. “Io non c’ero e se c’ero dormivo!”

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