Ascoltando tempo fa Io, Chiara e l’Oscuro su radio due, in diretta dal BookStock, al Salone Internazionale del libro di Torino, i presentatori riflettevano sul fatto che ci sono molti più autori che lettori e che – considerando tutta l’editoria professionale e non su sulla rete – c’è proprio una sensazione evidente che nell’aria ci sia un narcisismo da scrittori per cui tutti vogliamo scrivere ed in pochi vogliamo leggere.
Simpatica anche la citazione registrata di Massimo Troisi “Pecchè io sono uno a leggere, loro sono milioni a scrivere”, tratta dal film Le vie del Signore sono finite.
Analogamente, mi è capitato che mi chiedessero cosa recitassi, in risposta alla frase “stasera ho teatro”, perché è ormai più normale essere attori che spettatori.
Io, a differenza dei presentatori, penso che non si tratti di narcisismo (ovvio, qualche caso ci sarà); per me è più un bisogno di partecipazione attiva alla produzione culturale, il bisogno di non essere solo fruitore ma anche produttore. Penso sia ben chiaro che le opere migliori vengon fuori solo se chi produce prima-mentre-dopo fruisce tanto, altrimenti sarà diffcile aver così tanto ingegno. Come produrre una bella melodia senza aver mai ascoltato tanta musica?
Come in un macello siamo tutti uguali, pronti per lo stesso pasto e la stessa fine. Scrivere testi, musica, cinema, teatro non è narcisismo ma resistenza alla produzione d’arte che vorrebbe un consumatore omologato.
Non vogliamo essere passivi fruitori della storia, ma parte concreta, vogliamo esserne i protagonisti!