Forse si sopporta se ti volti,
ancora puoi salvarti se chiudi la bocca,
hai del tempo a disposizione per scansarti.
Quel gatto è morto da giorni
e sul muso l’urlo in fermo immagine
di ungarettiana memoria
si fissa nei miei incubi.
L’odore è sempre lo stesso da sempre.
Come se qualcosa fosse andato storto
da anni. In malora.
Come se in mezzo al fango e al rifiuto,
ben conservati dagli angoli-discarica,
ci fossero corpi sepolti ormai in pasto
agli insetti del tempo.
I bambini giocano.
Anche io giocavo e c’era la terra attorno.
I bambini giocano
e magari respirano affannati
alla rincorsa di un pallone.
I vetri restano i residui di una festa religiosa.
Anche la macchia di bruciato.
Il resto che giace
è la testimonianza del vissuto di tutti noi.
La palla s’infila sotto una macchina, come succede.
Le macchine sono firmate dalla polizia
ed abbandonate chissà per quanto.
Forse nessuno le cerca o si spera
che scompaiano da sole.
Non può anche piovere, perché
non potrei camminare.
e sarebbe meglio nuotare
se si potesse.
Col sole,
puoi sperare almeno di non urlare
contro piloti e ciechi esperti
della velocità.
Perfetti imitatori di chi si ritrova,
a suo malgrado,
col pepe nel culo e la testa altrove.