Che c’è rimasto? Neanche il calcio riesce a salvare i nostri sogni e le nostre soddisfazioni. Adesso che la Nazionale è stata eliminata, possiamo fare la rivoluzione o c’è qualche altra attrazione sulle reti televisive?
Che l’ex San M. Lippi abbia sbagliato completamente i giocatori da mettere in campo, è fuori discussione, e dispiace, ironicamente, che qualcuno non abbia comprato la partita come il Senatur padano aveva invocato. In fondo, trovare del marcio nello sport è prevedibile ormai, come l’alito terribile dopo una pastazza con l’aglio.
Io non so se si possa definire uno scandalo o meno, ma Oliviero Beha ha risposto, ieri sul Fatto, alle “presunte” provocazioni lanciate dal “pater Trotae”, raccontando cosa aveva scoperto durante le settimane del Mondiale spagnolo dell’82. Un po’ per prepararci al peggio, va.
Gol ridicoli, giocatori che schivavano i palloni, eliminazioni costrette e pagate. Due anni dopo, si diede da fare per andare a fondo alla questione con reportage, interviste, raccolta di confessioni segrete ed editò persino un libro che Feltrinelli (cita sempre l’articolo) “restituì dopo una causa penale”. Le scommesse clandestine erano telecomandate dalla camorra di Michele Zaza e il giornalista, spiega, fu minacciato di morte ed allontanato finchè non dovette ritirare le scottanti rivelazioni, nel senso che si dedicò ad altro, per continuare più serenamente la carriera.
Il Caso Moggi, di qualche anno fa, ce lo ricordiamo tutti, il Caso Moratti è più recente, il Caso Doping, fu un’altra schifezza che colpì l’opinione pubblica. Ma nonostante tutto non si deve seguire il mondiale in tv? Che c’entra, gioca l’Italia!
Quindi è legittimo dimenticare tutto.
Del tipo che certi nostri sogni, se proprio li vogliamo chiamare così, sono tali e basta. Se per qualche ragione si sono avverati, non è da escludere che qualche manina sporca ci abbia messo uno zampino, sai com’è, per riempire le tasche dei più furbi ed inebriare con giubilo le nostre coscienze. E sai un’altra cosa? Siamo soltanto degli stupidini, me compreso, ma in qualche modo dobbiamo pur divertirci. Le tradizioni sono dure a morire: possiamo pensare di essere migliori dell’allenatore di turno, sono consentite le nostre formazioni alternative, tifiamo con l’ansia alla gola e con i riti scaramantici a portata di mano, perchè è assolutamente bello, non c’è che dire.
Ma lo sarebbe di più se ci fossero meno soldi circolanti, meno calciatori in vetrina, meno scandali, meno globalizzazione.
Ma dicevamo…
Allora cos’è che resta? Due pareggi e una sconfitta; il fuso orario praticamente uguale al nostro; dei cronisti petulanti ed interpreti dello stato d’animo e delle azioni delle squadre in campo, (un incrocio tra il mago di Arcella e il ciuffoso psicologo Morelli); l’assuefazione da vuvuzela, etc…
Se andavamo agli ottavi l’avrei cercata per comprarla, figlio pur’io, di questo immenso mercato (nero!) che è la vita.
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ!
Ho letto anche io l articolo sul fatto quotidiano, tra un aeroporto e l altro (il viaggio mi ha reso, per fortuna, un pö piü cinico nei confronti di questa sconfitta. E´incredibile come si riesca a nascondere tante veritä che forse, solo la storia ci riconsegna, e la storia la scrivono cmq i vincitori.
Bell articolo, complimenti sinceri, peccato che l unica rivoluzione possibile per ora, la possiamo fare da consumatori.
Interessante notare come tutte le riserve di indignazione e il carburante per la rivoluzione vengano saccheggiate solo ed esclusivamente per cose del genere.
Due cose feriscono mortalmente l’italiano medio: il fallimento della propria nazionale di calcio, e non riuscire ad usufruire degli sconti da Mediaworld dopo un’accanita lotta per l’ultimo cellulare.
Mi piace il calcio, l’ho riscoperto. Meglio sarebbe, come dici tu, che ci fossero meno soldi di mezzo, sarebbe tutto più pulito e divertente.
E comunque a me il suono delle vuvuzela piace.
La rivoluzione dei consumatori è l’unica che possiamo fare, davvero.
Persino Berlusconi la invoca :P:” Scioperate lettori della stampa! “