Sii bella e stai zitta

di Maria Cristina Vasile

È il titolo del nuovo romanzo di Michela Marzano, filosofa italiana espatriata in Francia, che mette l’accento sulla figura della donna in Italia e il suo ruolo nell’immaginario collettivo. Scrive la Marzano:

Questo libro è un atto di resistenza. Di fronte alle offese e alle umiliazioni che subiscono oggi le donne in Italia, in quanto filosofa, ho sentito il dovere di abbandonare la torre d’avorio in cui si trincerano spesso gli intellettuali per spiegare le dinamiche di oppressione che imprigionano la donna italiana. Lo scopo è semplice: si tratta di dare a tutte coloro che lo desiderano gli strumenti critici necessari per rifiutare la sudditanza al potere maschile. Perché le donne continuano a cedere alla tentazione dei sensi di colpa e, per paura di essere considerate “madri indegne”, abbandonano ogni aspirazione professionale? Perché tante donne vengono giudicate “fallite” o “incomplete” quando non hanno figli? Perché molte adolescenti pensano che l’unico modo per avere successo nella vita sia “essere belle e tacere”? Perché il corpo della donna continua a essere mercificato? Perché stiamo assistendo al ritorno di un’ideologia retrograda che vorrebbe spostare l’orologio indietro e rimettere in discussione le conquiste femminili degli anni Sessanta e Settanta?

Michela Marzano è professore associato all’università di Parigi ed autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica. Il settimanale Le Nouvel Observateur l’ha inclusa nella lista dei cinquanta pensatori oggi più influenti in Francia.

Con questo lavoro ha voluto mettere a nudo il maschilismo italiano e tracciare un profilo della “donna nell’Italia di Berlusconi”: un paese che la offende, che la vuole bella e soprattutto zitta. A lui è dedicato un intero capitolo, “Quell’uomo ci offende”. Nell’intervista rilasciata a Mariagrazia Gerina (l’Unità), la Marzano dichiara che Berlusconi “è il sintomo di una mentalità, rappresenta qualcosa: un pezzo d’Italia che a me non piace”.

In effetti, queste critiche presentano un ottimo spunto per riflettere sulla società e l’odierna cultura italiana che denigra le donne che, fino agli anni ’70, erano riuscite a fare passi da gigante, conquistando importanti mete. Sembra, infatti, che il femminismo italiano sia inversamente proporzionale al maschilismo.

Negli ultimi trenta anni, dunque, la situazione è cambiata. Perché? La donna ha forse arrestato questa corsa alla conquista dei diritti? Si è forse arresa? In effetti è frustrante per una donna colta e spigliata sentirsi dire “Ah! Pure intelligente!”. Come per dire “Ah, un anno di garanzia furto e incendio compresi nel prezzo!”. Come se fosse un optional, come se l’importante, per una donna, dovesse essere apparire. Per un uomo è evidentemente più importante un bel sedere che una laurea in ingegneria nucleare! Cose come queste mortificano l’intelligenza, non solo di una donna, ma di tutti in generale.

La Marzano afferma che le donne italiane subiscono offese ed umiliazioni da parte degli uomini e che la società, consciamente o inconsciamente, attua delle dinamiche d’oppressione nei confronti della donna. Ad esempio, molto spesso in questa nostra società, la donna deve scegliere se essere madre o lavoratrice e, il più delle volte, non è una scelta spontanea, ma forzata, imposta dalla mancanza di aiuti sufficienti. La donna si ritrova sola, basti pensare al fatto che il congedo per maternità è statisticamente più sfruttato rispetto a quello per paternità. Nel caso peggiore la donna/madre smette addirittura di lavorare per crescere il figlio. E perché non il padre? Ah, giusto, dimenticavo: l’uomo guadagna più della donna. Effetto di un sistema fallocentrico?

Certo è che nella cultura odierna un ruolo fondamentale lo giocano i media, non solo la televisione ma anche la stampa, il web e la radio. In tutto ciò il motto principale sembra essere: “la gnocca ci sta sempre!”. Sì, anche in radio, perché ormai è tutto commercio e, a quanto pare, la gnocca vende.

Per non parlare poi della televisione, dove è fin troppo evidente l’abuso nella mercificazione del corpo della donna. Un’ospite donna in un programma televisivo o è una gnocca o un’assassina. Non semplicemente la madre di famiglia che manda tre figli a scuola e si deve occupare della casa, a meno che, ovviamente, non sia un caso umano! Inoltre c’è una grande differenza tra questi due profili: il caso umano racconta la sua storia mentre la gnocca mostra le sue cosce.

Ora, se una persona è criticamente cosciente di quello che sta guardando, sa cogliere aspetti positivi e negativi, ma se non lo fosse? Chi sono i maggiori fruitori della tv e dei media in generale? Gli adolescenti. E con quale ideale di donna potrebbero crescere le nostre figlie e i nostri figli, guardando programmi televisivi in prima serata? La maggior parte di questi programmi propongono sempre la figura della soubrette, oggi chiamata velina, valletta o, per non essere crudeli, co-conduttrice. Molto spesso essa è presa in giro dal conduttore, a volte con battute anche pesanti (pensate alla Incontrada di Zelig, a una qualsiasi valletta di Teo Mammuccari o alla povera Clerici, vittima delle battute di Bigazzi).

Bella, per aumentare lo share, e zitta, per stare al gioco!

Ovviamente non si deve cadere nell’errore di generalizzare. La televisione offre anche esempi di donne caparbie, intelligenti e spigliate, prendi una Dandini, una Cortellesi, o la stessa Clerici, che ne ha fatta di strada. Esse giocano un ruolo del tutto diverso rispetto, ad esempio, alla valletta che gira il mappamondo a Ciao Darwin! Ma sono comunque in minoranza.

Da un paio di generazioni siamo cresciuti così, col Drive in, Striscia la notizia e Uomini e donne. E dagli anni ’80 la televisione ha influito molto sulla nostra vita, dobbiamo rendercene conto.

Che tutto sia iniziato con la conquista della minigonna? Però mi chiedo: se le donne di allora avessero saputo della futura mercificazione del proprio corpo, avrebbero accorciato lo stesso quell’orlo? Se avessero saputo che sarebbero state giudicate in base all’aspetto fisico, secondo me si sarebbero tenute quella gonna un po’ lunga da “viva la mamma”.

La gnocca deve stare zitta, non viene presa sul serio se parla di sociologia, ingegneria o chimica. Se sei gnocca devi mostrare le tette, non la cultura. Se sei bella vieni denigrata intellettualmente.

Restando in tema di televisione, mi viene in mente una battuta da sit-com americana dove ad una giovane donna che sta prendendo un dottorato in fisica viene chiesto “come mai ti hanno presa per il progetto?”, e lei risponde: “mi hanno chiamato per le tette e sono rimasta per il cervello!”.

E se non avesse avuto tette?

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