Se le nostre spiagge diventassero nere come la pece, come la metteremmo? Mesi fa si viene a scoprire che le coste meridionali della Sicilia sono state adocchiate da compagnie petrolifere straniere, che hanno intenzione prima di controllare il sottosuolo marino, e poi, se va bene, di proseguire con le perforazioni. Perchè? Il fascino dell’oro nero non è mai fuori moda.
“Il Ministero per lo sviluppo economico ha concesso alla compagnia San Leon Energy autorizzazioni per un totale di 1820 Km2: tra Favignana e Marsala, alle spalle delle Egadi ed a 20 km della costa tra Sciacca e Selinunte. L’interesse della San Leon Energy a questo tratto di mare non è recente, le prime richieste di esplorazione risalgono al 2008, il Ministero autorizza nel dicembre 2009. Poco importa se l’area è interessata da riserve naturali, da banchi corallini, da zone di pesca tra le più importanti d’Italia.” Marsala.it
Larghe spiagge, dune immense, spesso pochi lidi, fiumi che sfociano, parchi archeologici e riserve naturali, tesori sottomarini, turisti, famiglie e gioventù, che in riva al mare passano gran parte della loro esistenza estiva. Un piacere, un obbligo, uno stile di vita per chi è abituato ad avere come confine della propria regione solo ed esclusivamente l’acqua salata del mare. E per soldi vorrebbero toglierci tutto questo? Non che debbano necessariamente accadere situazioni tragiche come quella nel Golfo del Messico, ma bisogna dire che le sole esplorazioni recherebbero diversi disturbi ai fondali e alle alghe. Un bel casotto preso con nochalance.
Inoltre le odiate compagnie trivellerebbero senza tanti problemi economici perchè la caratteristica “offshore” del loro lavoro li esenterebbe da alti valori percentuali da donare allo Stato Italiano e poi non pagherebbero neanche i primi 300 mila barili all’anno! Quanti affari!
La minaccia ha un nome: San Leon Energy, una giovane azienda privata che opera nel settore di estrazione e produzione del petrolio. In pratica pare che, vista l’enorme richiesta di energia e la favorevole posizione del Ministro dello Sviluppo Economico (il fu Scajola ormai dimesso, un nome una garanzia), sarebbero tre i permessi ricevuti in Sicilia, e cioè nella zona costiera occidentale, con Marsala, Favignana, lo Stagnone, e un’altra comprendente Mazara, e ancora nella zona meridionale occidentale che va da Selinunte a Sciacca. Di contro, Greenpeace sostiene che il Governo, con le nuove norme sulla trivellazione in mare (Prestigiacomo docet), non bloccherebbe i progetti ormai concessi, ma si limiterebbero a quelli in via di discussione. Una falla nel sistema, dunque, che vede logicamente i comuni uniti, si spera nel bene comunitario e non solo a difendere il proprio pezzo di mare, a combattere le prevaricazioni di chi, a quanto pare, ha fatto di tutto per annullare i tempi di confronto e discussione con i territori, che adesso si ritrovano a dover affrontare una minaccia petrolifera a due passi dalle proprie nuotate quotidiane.
Legambiente afferma che tutta questa dispendiosa fatica sarebbe, per giunta, alla lunga improduttiva, perchè l’estratto siciliano consentirebbe un’autonomia dall’estero per soli 20 mesi.
Quindi tanto lavoro per nulla e inoltre con l’odioso rischio di inquinamento ambientale che rovinerebbe uno dei nostri ultimi punti di forza per andare avanti, il turismo e la pesca. Peraltro le conseguenze, viste le dinamiche di correnti e della forma chiusa del Mediterraneo, sarebbero ingenti non solo per la Sicilia.
Quando i governi si calano a novanta per accordi con l’estero senza il minimo interesse verso le popolazioni e l’ambiente circostante, si pensa al solo desiderio di gloria monetaria. Dietro si nascondono sotterfugi ormai noti, silenziose trappole giornaliere, come quella in cui il Governo si maschera da protettore degli interessi dei cittadini e con nuove norme (chiamate “fasulle”) giusto per illuderci che tutto si sia risolto per il meglio. Le costrizioni non vengono mai bene (come le ciambelle col buco ma troppo fritte!) se non grazie ad un popolo profondamente sottomesso. Perciò armiamoci di palette e secchielli e mandiamo via chi si ostina a pensare che l’energia debba provenire da fonti inquinanti e che domani non ci saranno più.
Fonti:
http://www.youtube.com/watch?v=52-Qsn1yhXo&feature=player_embedded#!
http://a.marsala.it/inchieste/15478-petrolio-nelle-egadi-tutti-contrari-alle-trivellazioni.html
http://www.sanleonenergy.com/sanleon/operations/italy_project.php?ln=it
“il ministero non si limita a respingere una richiesta, ma sancisce con forza un “no” che chiude definitivamente la porta a qualsiasi richiesta di trivellazione futura nelle acque dei banchi tra Pantelleria e Favignana, considerati dall’Onu un patrimonio della biodiversità del Mediterraneo”
” E le preoccupazioni degli ambientalisti non si fermano qui. Nel pacchetto liberalizzazioni presentato dal governo Monti, agli articoli 20-21 e 22, spunta infatti la norma già soprannominata “libera-trivelle” ”
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/01/19/news/petrolio_nel_mare_di_pantelleria_il_ministero_dice_stop_alle_trivelle-28434134/