Buone vacanze!

E’ agosto, fa caldo. Troppo caldo, non riesco a concentrarmi bene sulle cose. Il mare, il sole ed il mojito. Sono su una spiaggia all’ora del tramonto insieme a degli amici per un aperitivo, guardo le loro facce, sono sorridenti, tranquilli e felici di stare lì tutti insieme. Cerco tra di loro qualcosa da scrivere per questo post di agosto, ma non trovo niente di adatto, tutto sembra andare bene così. Poi una canzone, tutti iniziano a ballare. Spensierati ondeggiano sulle note di Pata pata, una canzone semplice, che parla di una ragazza che fa quello che più le piace: ballare. Ma questo semplice ritmo contiene in sè un messaggio di libertà. Nel Sudafrica di Miriam Makeba non era così semplice poter ballare, essere liberi di farlo non era così scontato come lo è ora.

Quella canzone venne proibita in tutto il Sudafrica, l’immagine di una ragazza che balla libera spaventava il governo razzista. Un ballo, una giovane donna, i piedi scalzi che seguono il ritmo della musica, sono elementi di disordine, di caos. Quel ballo potrebbe spezzare le catene con cui sono costretti a stare fermi gli uomini e le donne di tutto il territorio sudafricano.

Per questo motivo Miriam è allontanata dalla sua nazione, non può farvi ritorno, dopo essere andata negli Stati Uniti, allontanata perchè pericolosa, perchè il suo canto fa pensare che forse un’alternativa c’è, che si può essere liberi, che si deve essere liberi.

Solo nel 1992 Nelson Mandel le permetterà di tornare nella sua terra, di cantare il suo Pata pata, perchè quell’uomo che l’ha richiamata, che le ha restituito la sua terra, ha scontato circa trent’anni di carcere per essersi opposto al governo razzista in Sudafrica e adesso ne è il presidente: ora tutto sembra possibile.

Ritorno a guardare la gente intorno a me e ne osservo i movimenti, mi chiedo se sanno di ballare una delle canzoni che hanno fatto da colonna sonora alla lotta all’apharteid. Mi chiedo se quella libertà che sento di respirare in questa sera d’agosto non sia in realtà molto inquinata. Tanta gente è intorno a noi, li vedo spensierati, spaesati, mi sembra che abbiano perso qualcosa, forse l’attenzione, la lucida osservazione della realtà. Questo ballo diventa qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che non ho voglia di perdere. Quel Pata pata e la volontà di gioire nel suo ritmo mi fanno divenire nostalgica di un tempo in cui certe cose erano importanti, di quando qualcuno era pronto, anche con un ballo, a cambiare le cose. E allora per questo agosto vi auguro di divertirvi, di gioire e se potete di essere felici, ma senza dimenticarvi della ” divina chiaroveggenza”.

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