Immaginate un’isola lontano lontano. In quest’isola vi abita un uomo strano, bizzarro, a tal punto da spendere i suoi soldi non in yacth e Ferrari, ma per trasformare un pezzo di terra circondata dal mare in un Museo a cielo aperto, un luogo in cui l’arte assolve realmente il suo compito spirituale, un luogo che nel suo essere così umano ci mostra quanto il divino sia fatto di carne ed emozioni, nonché di ispirazione.
Tutto ciò è reale, questo posto fantastico si chiama Naoshima, si trova nel mare interno di Seto e per arrivarvi ci vuole tanta volontà : prima di tutto bisogna arrivare a Tokio, poi quattro ore di treno fino a Okayama, da lì un’ora per arrivare al porto e poi altri venti minuti di traghetto e sarete arrivati in questa isola d’arte.
Arrivati sul luogo ci si potrebbe sentire spiazzati, non vi sarà nulla della “civiltà” che vi siete lasciati sul traghetto. Sono vietati telefonini, televisione ed internet. Sarete circondati da opere d’arte e silenzio, perché ciò, secondo il proprietario di questo strano luogo, “si incoraggia l’attività della contemplazione”.
L’isola un tempo era divenuta la discarica del Giappone e sede di alcune raffinerie, fino a quando non venne comprata da questo magnate nipponico e trasformata in un luogo d’arte, meta di artisti che si occuparono di realizzare opere per quel luogo. Provate ad immaginare l’atmosfera, creazione pura, scambio di idee tra gente geniale, un luogo in cui l’arte non è una perdita di tempo, in cui un uomo ricco non compra opere d’arte in base al prezzo mostrando attraverso quelle i propri soldi, ma usa questi per creare qualcosa… creare, non solo consumare!
Così troviamo le sculture di luce di James Turrel, interventi di Bruce Neuman e di Walter De Maria e, ad accogliere i visitatori sul molo, una enorme zucca a pois realizzata da Yayoi Kusama. A pochi passi dall’unico albergo presente sul posto potrete vedere le ninfee di Claude Monet esposte al Chichu Museum.
Potrebbe essere definito un luogo mistico, magari potreste farne la meta delle vostre peregrinazione. Per qualcuno apparirà come il paese delle meraviglie, per altri potrebbe essere estremamente noioso.
Per quanto mi riguarda. penso che l’allontanamento dal mondo, dal consumo, dal rumore e dalla massa sia utile per riflettere e capire, ma penso anche che alla fine, come da ogni peregrinazione, sia necessario tornare nel luogo da cui si è partiti, illuminati, consapevoli. Perché guardare le cose da un’altra prospettiva le trasforma in arte. Una zuppa in scatola non è solo una zuppa in scatola!
Buon viaggio.