Silvio e Gheddy

A casa mia ormai la tv è diventata un mero oggetto d’arredamento con l’unica funzione di raccogliere polvere e acari. Ogni tanto però la guardo, così impolverata e abbandonata, e mi commuovo. Per cui la accendo. Il primo canale che compare è Italia Uno, non si capisce come mai. E’ l’ora di Studio Aperto, una sorta di attuale Colpo Grosso mascherato da telegiornale. Sto per cambiare canale, quando l’incipit di un servizio mi costringe psicologicamente a mettermi comoda e non perdermi il resto: “…E adesso il collegamento con la nostra inviata Ilaria DALLE PALLE”. Cominciamo bene.
Il telegiornale è quasi interamente dedicato ad un evento che farebbe rabbrividire Amnesty International. Con tono festante la giornalista (?) Elisa Triani (famosa (?) ex letterina di Passaparola) annuncia la visita del simpaticissimo e democratico Muʿammar Abū Minyar al- Qadhdhāfī, conosciuto da noi italiani, che amiamo, per antica abitudine, tradurre accuratamente i nomi storpiandoli totalmente, come “Gran mascalzon lup. mann. figl. di putt.1Mu’ammar Gheddafi”. Che  il nostro nanetto dal sorriso impeccabile ami ricevere gente di dubbia levatura morale non è una novità. Come non lo è neanche, nello specifico, la tenera e sabbiosa amicizia con il dittatore libico dagli occhiali da sole. E’ risaputo che Gheddafi sia riuscito a inventarsi il “risarcimento per danni coloniali” e che Silvio abbia fatto mea culpa di buon grado. Dimenticando totalmente i missili che Gheddafi negli anni ’80 ci aveva puntato addosso, dimenticandosi dei silenzi sul disastro di Ustica e altro. Fonti divine attestano che per portare Silvio tra le sue braccia, il colonnello abbia promesso di intercedere con Allah affinché le vergini in Paradiso siano concesse anche a lui che non è musulmano.

Gheddafi dunque, con la sua tenda beduina al seguito, tenda della quale Moira Orfei2 è parecchio invidiosa, è giunto a Roma, accolto da gente gioiosa (per la maggiorparte ignara di chi si trovi davanti), dalle bestemmie del Vaticano e da un preoccupatissimo Borghezio convinto che il progetto islamico di dominio dell’Occidente abbia avuto inizio. Bersani dice: “E’ teatrino!”. Berlusconi invita a goderci lo spettacolo folkloristico regalatoci dal magnanimo dittatore.
Durante uno degli innumerevoli servizi di Studio Aperto dedicati all’argomento, la giornalista, inghiottendo una risatina di compiacimento e un piglio di invidia, annuncia che sono aperte le iscrizioni al Corso di Corano offerto a 200 ragazze, preferibilmente gnocche e disponibili ad incontri sessuali con vecchi uomini abbronzati3 tenuto da Gheddy in persona, con il patrocinio di Allah Al-De-Agostini. A questo punto,vista l’affluenza, mi rendo conto che l’Italia è piena di zoccole4.
Alcune donzelle si sono addirittura convertite e il fidanzato di una di loro ha reso noto che adesso apprezza di più la sua ragazza perché più vestita. Lei conferma e si ritiene più pura…quantomeno adesso, quando si inghinocchia di fronte alle zip degli uomini ha il capo coperto dal velo.

Della barbarie di quell’accordo Roma-Tripoli nessuno parla. Ci mostrano donnine facili in preda ad orgasmiche bramosie verso un uomo di potere, ci mostrano abbracci e baci tra Gheddafi e Silvio, ma nessuno ci mostra quei corpi, quei volti essiccati dal sole del deserto. Nessuno ci fa sapere che migliaia di vite vengono sacrificate mentre Unicredit, Eni, Finemeccanica attendono di riempirsi le tasche.
Berlusconi ha accolto nella capitale, con tutti gli onori, uno dei più feroci dittatori della storia contemporanea, mica Topo Gigio. Nella Libia di Gheddafi è in atto ogni giorno una terrificante violazione dei diritti umani e il Presidente del Consiglio pensa bene di portarsi a casa, al pari di un evento folkloristico come può esserlo la festa di Santa Rosalia, un tale esempio di democrazia e libertà.

Magari il mese prossimo potrebbe organizzare un têteà-tête anche con il dittatore dell’Eritrea Isayas Afewerki,  mangiando biscotti sulle tette della Brambilla.
Eh, ATTENZIONE! C’è chi può e chi non può…LUI può.

1Citazione dal film “Fantozzi subisce ancora” del 1983.
2Essere mitologico proprietaria del circo omonimo.
3 Aggettivo usato sovente dal Presidente del Consiglio italiano per indicare uomini di colore che ricoprono cariche importanti. Vd. Barack Obama.
4Donne di facili costumi.

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