“Iran: Sakineh Mohammadi Ashtiani condannata alla lapidazione rischia di essere messa a morte. Firma l'appello!”
Sappiamo tutti quanti milioni di persone si siano affrettate a compilare questo modulo sul sito di Amnesty International nelle settimane scorse. Il mondo intero si è mobilitato, scosso dall’appello disperato lanciato dai figli di questa donna iraniana, condannata a morte(anche se la notizia è stata poi smentita dal governo iraniano), per l’omicidio del marito.
E, per una questione di coerenza, chissà quanti appelli e quante manifestazioni sono state fatte per chiedere la grazia per Teresa Lewis, la donna 41enne disabile mentale condannata a morte in Virginia come mandante dell’omicidio del marito e del figliastro…
Sì, in un mondo realmente guidato da sentimenti di giustizia e moralità ciò sarebbe probabilmente accaduto. La realtà è stata ben diversa. Alle 09:13 ora locale, Teresa Lewis è stata giustiziata, dopo che il governatore Robert McDonnell ha respinto la richiesta di grazia.
Non vi preoccupate, perché è stata uccisa con l’iniezione letale, considerato il metodo più umano per le condanne a morte, a detta degli esperti. Le è stata praticata un’iniezione per via endovenosa contenente una dose letale di pentothal (un barbiturico molto potente) misto ad un agente chimico paralizzante. Al termine della procedura, il cuore può continuare a battere per un periodo che può variare dai 6 ai 15 minuti, dato che il condannato viene dapprima messo in uno stato di incoscienza e poi viene ucciso lentamente per paralisi respiratoria e successivamente per paralisi cardiaca1. Può anche capitare che il veleno sbagli direzione, magari se il condannato si agita, ed entri in un’arteria o nel tessuto muscolare, causando dolori atroci e una lenta agonia. Oppure che i dosaggi siano sbagliati e quindi il condannato rimanga perfettamente cosciente mentre lentamente il suo corpo si paralizza e comincia a soffocarlo.
Negli anni ottanta, a questo proposito, fu eclatante il caso di James Autry. Testimoni oculari raccontarono che impiegò circa 10 minuti per morire, contorcendosi e urlando dal dolore.
Alla luce di queste informazioni, adesso possiamo dormire sogni tranquilli. I diritti umani sono stati rispettati pienamente. Teresa Lewis sicuramente sarà stata felice di essere stata trattata con una simile umanità. Avercene!
Ancora una volta i CIVILI Stati Uniti d’America, portatori di pace e democrazia, i moralizzatori dell’universo, si sono inceppati in una delle tante contraddizioni e ipocrisie su cui hanno costruito la loro nazione. Washington è pronta a puntare l’indice contro la lapidazione (mai ufficializzata tra l’altro) di una cittadina iraniana,mentre con il pollice e l’indice dell’altra mano inietta veleni nelle vene dei suoi cittadini. Ma d’altra parte cosa ci si può aspettare da della gente che si ingozza di doppi cheesburger al bacon con patatine fritte maxi e, però, ci beve su una Coca Cola light.
Dal canto suo il resto del civilizzatissimo Occidente, detto anche Primo Mondo, che è notoriamente senza peccato, non si è fatto mancare il lancio della prima pietra (ovviamente non su Sakineh) sullo Stato iraniano reo di avere ancora una volta violato la Carta dei Diritti Umani. Mentre non si è mai permesso di elargire pesanti condanne morali agli USA che eseguono condanne a morte con una tale leggerezza e frequenza da fare rabbrividire anche i tagliatori di teste del Borneo. O se qualcuno l’ha fatto, beh, direi che non è stato con la stessa veemenza con cui si inveisce contro il Medioriente.
L’ipocrisia regna sovrana, e non possiamo fare altro che sottostare a questa sorta di silente regolamentazione internazionale. Perché fa più “eroe” manifestare se la donna in questione vive in Iran e ha un velo in testa. Anche se sappiamo bene che se si fosse trattato di una donna italiana ad avere due amanti e ad uccidere il marito, l’italiano medio avrebbe pensato, senza troppi problemi di natura etica, solo che si trattava di una gran donna non proprio perbene. E allora altro che petizioni!
Teresa Lewis è soltanto l’ultima in linea di tempo che se n’è andata nel silenzio generale. Nessun politico, italiano e non, si è alzato il deretano dalla sedia per esprimere la propria indignazione. Solo perché lo Stato di cui era figlia non è una dittatura islamica. Solo perché in una nazione che porta la democrazia dove ce n’è bisogno (cioè dove c’è più petrolio) se si applica la pena di morte è “giustizia fatta”. È una pena giusta. Ma chi può decidere quale morte sia più o meno giusta? Una tonnellata di pietre, una siringa o una sedia elettrica servono per raggiungere il medesimo scopo. La differenza sta nel fatto che negli USA tra il condannato e gli spettatori c’è una lastra di vetro. Non ci sono vittime di prima e di seconda classe.
Nel 2009 negli USA sono state eseguite 52 esecuzioni capitali2. Per nessuna di esse ci sono state contestazioni o tumulti.
Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio.
(Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII)
1Fonte: Wikipedia.
2Rapporto di Nessuno Tocchi Caino
Raffronto critico decisamente degno di lode!!!
I vostri articoli iniziano a piacermi ;-)
FM
Non ho firmato l’appello per salvare la vita di Sakineh, ovviamente non perché la volessi vedere lapidata. Milioni di firme sono state raccolte per salvarle la vita, io non ho voluto farlo. Mi sono subito chiesta: perché tutto questo clamore per Sakineh? Solo perché sta succedendo in Iran? Solo perché ci sarà una lapidazione e non una siringa o una sedia elettrica a toglierle la vita? Quante decine di persone vengono giustiziate nei democratici Stati Uniti oggi? E alla Cina, al Giappone, a molti paesi dell’Africa non ci pensiamo? Sinceramente mi si rivolta lo stomaco a pensare che la morte di un essere umano possa essere peggiore di un’altra solo perché si usa la lapidazione. Capisco lo sconvolgimento emotivo che essa può provocare, ma ciò non giustifica tutto il clamore che ha causato. Ciò che mi interessa è la vita delle persone che nessuno può e deve toccare. Ma sappiamo benissimo che purtroppo ancora oggi sono tanti, troppi i paesi che praticano la pena di morte. E se proprio dovessi firmare una petizione, la firmerei per la sua abolizione in tutto il mondo.
Ho firmato per Sakineh, e in generale firmo tutte le petizioni per la grazia dei condannati a morte che mi segnalano quelli di “nessuno tocchi caino”. Hai ragione a dire che è un’incoerenza, e infatti sono per l’abolizione della pena di morte, in assoluto. E litigo con quelli che invocano la pena di morte per delitti efferati e pedofilia. Sono degli aspetti rivoltanti dell’esistenza e della psiche umana, ma non è cancellandoli a posteriori che si possono combattere.
Bellissimo articolo comunque, brava come sempre.
Brava, bell’articolo! Hai perfettamente reso l’idea.
ATTENZIONE! E’ decisamente meglio firmarle le petizioni per salvare vite umane! Possiamo criticare quanto ci pare…ma se dovessimo rendere universali le nostre massime, come direbbe qualcuno, nessuno più si mobiliterebbe per l’abolizione dei crimini contro l’umanità, e si perderebbe addirittura il concetto di umanità.
Poi ognuno faccia come gli pare…
FM
Bell’articolo, malgrado la generalizzazione sul popolo americano, che pure talvolta manifesta contro le esecuzioni capitali, e l’altra riservata al popolo italiano, semplicemente priva di fondamento, dato che da noi la pena di morte non esiste e che l’Italia ha promosso in prima persona la moratoria contro le esecuzioni capitali, nel 2007, se non sbaglio (semmai è pratica comune la condanna morale senza mezzi termini, altrettanto odiosa, attuata dagli stessi pseudo-uomini che poi vanno a trans e coca, ma questo è un altro discorso).
Rimango d’accordo con l’idea di fondo: un’iniezione letale non è affatto più civile di una lapidazione. No alla pena di morte in ogni sua forma.