Essere onesti è facile, basta rispettare le regole. Ce lo insegnano a scuola, al catechismo, in palestra, da bambini: non si copia, non si ruba, non si fanno i capricci a tavola, non si fa lo sgambetto al proprio avversario, non si dicono le bugie, e via dicendo.
Basta poco, e anche ad un cervellino infante viene in mente, ad un certo punto, che non sempre obbedire alle regole è facile. Se vedi qualcuno trasgredire la norma, ad esempio, cosa devi fare? Se non parli, sei complice. Se parli, sei spia. In entrambi i casi violi una regola, morale o sociale che sia.
Crescendo, il mito della facilità dell’essere onesti viene sfatato, e sostituito da dubbi sempre più amletici. A volte, se sei un adolescente, rispettare le regole è impossibile, è l’età che te lo chiede, ti chiede di dire bugie ai tuoi genitori, di avere segreti, di avere nascondigli e tresche, di fare “le cose che non si fanno”. Fa parte del processo di crescita, e comporta una collezione di esperienze memorabili, sensi di colpa, ed enormi cazzate. La speranza è che le esperienze superino, almeno in qualità, i sensi di colpa e le cazzate, che il corpo e lo spirito ne escano illesi, e anche la fedina penale. Ma se anche riuscirete a non farvi arrestare o mettere in punizione troppo spesso, sappiate che la vostra psiche è spacciata.
L’ingresso nell’età adulta rappresenta uno dei momenti, forse, più difficili, in questo senso. Il corpo ancora giovane si trova dominato da una mente che vorrebbe essere all’altezza della situazione, all’altezza del primo impiego, della prima relazione seria, dei primi accenni di maturità.
Penso sia questo il momento in cui, chi non ha rischiato la galera nell’adolescenza, decreta, più o meno coscientemente, che tipo di adulto sarà, e che livello di onestà vorrà applicare alla propria vita.
Lo sappiamo, è difficile. Essere fuori dalle calde coperte della scuola, e dal recinto dei giochi dell’università, e dover ricominciare da capo, in un mondo nuovo, è difficile. Scegliere se accontentare mamma e papà, cercando il lavoro dei loro sogni, o aprire un bar su una spiaggia a sud dell’equatore, fare gavetta leccando i fondelli di qualche anziano magnate di non so che, o mandare tutti a fanculo e dedicarsi alla carriera artistica, tutto questo è difficile. Sposare la donna della tua vita, o lasciarla e abbordarne una diversa ogni sera, anche questo, è complicato.
Può capitare, inoltre, che si prospettino delle scorciatoie interessanti, delle offerte speciali irrinunciabili, non troppo oneste, ma convenienti. Ad esempio, se il tuo sogno è fare il calciatore, e un talent scout ti contatta per proporti un contratto convenientissimo, in cambio di altro, potresti non trovarci niente di strano. Oppure, se tuo padre è il primario di un reparto ospedaliero, e ad ogni esame i professori sorridono dopo aver letto il tuo cognome, e senza ascoltare troppo la tua performance ti regalano un bel trenta, potresti anche pensare che non c’è niente di male, e che lo fanno tutti.
Penso che tutti, prima o poi, si siano trovati di fronte alla difficoltà di una scelta del genere, come un post adolescente che si trovi di fronte a un armadio pieno di magliette di gruppi punk e camicie da ragioniere.
E’ complesso, è scomodo, e disturbante. Ma non è impossibile.
Questo avrei dovuto rispondere alle persone che in questa giovane vita hanno tentato di corrompere la mia onestà. Questo vorrei poter dire a tutti quelli che ogni giorno mi superano, mentre sono in fila, o tentano di mettermi sotto, sulle strisce pedonali. Alla signora che mi ha chiesto se potevo aiutare la figlia durante la versione di greco, inviandole degli sms con la traduzione, dietro lauta ricompensa. A chi parcheggia l’auto nel posto invalidi. A quel vecchio porco che frequentemente sull’autobus tenta di palpeggiare le ragazze, e anche me. A chi usa il clacson a sproposito, rendendo le mie giornate isteriche. A chi si finge povero per avere la borsa di studio, o per pagare meno tasse. A quei genitori che ad un certo punto scaricano i figli. A chi prevarica, corre, sgomita, per il posto migliore.
Questo dovrebbero trasmetterci gli adulti, e dovremmo trasmettere noi, da adulti, ai più giovani. Non quanto è breve la strada dell’inganno, ma quanto può essere luminosa quella dell’onestà. Magari è in salita, magari arrivi col fiatone, e in ritardo, e impolverato, e coi vestiti gualciti. Magari è difficile arrivarci, ma la vetta a quel punto è tua, perché te la sei meritata.
essere onesti è un diritto prima che un dovere.
partaimo da questo.
il resto – il rispetto e l’onestà verso gli altri – verranno poi a scendere.
ciao,
cartabaggiana
a questo proposito vorrei proporre “tutto va come deve andare” di Max Pezzali. (Lo so, non è da me proporre gli 883, però esprimono perfettamente questo concetto)
Io dico che è difficile, perché non solo non vai avanti nel senso che non trovi appoggi, ma proprio non ti muovi.
Pensate che oggi è più facile trovare un lavoro se sei un ex detenuto. Ci sta bene il reinserimento sociale degli ex detenuti grazie al lavoro, ma ormai la logica di certa gente è: “faccio una rapina, se va bene mi futtu i piccioli, se va male dopo qualche mese sono fuori e mi trovano il lavoro!”. Si può essere onesti in un mondo in cui se la rapina non la fai non ti chiameranno mai a lavorare?
Hai ragione, è difficile. Ma ciò non vuol dire che siamo giustificati quando facciamo qualcosa di non onesto. Il punto è che se la società fa un po’ schifo, non vuol dire che dobbiamo fare schifo anche noi, ecco.
Non è difficile essere onesti. E’ difficile rimanerlo. Ma te lo dice uno (ancora) onesto. Ma tu parli anche di civiltà, che poi non è lontana dall’onesta pura e semplice. Stavo per scrivere che si può essere civili ma disonesti, onesti ma incivili. Ma mi accorgo che le due cose non possono distinguersi. Anche usare la corsia preferenziale – inciviltà – è una piccola disonestà, una truffa verso i corretti, uno sberleffo al rispetto altrui per i codici.
Vedi alla voce sottocultura.
“truffa verso i corretti” parlavo proprio di questo.
:)
Dibattito infinitamente affascinante quello sull’onestà, ma mi permetto di consigliare un testo illuminante sull’argomento: “Critica della ragion pratica” di I. Kant.
Certo ha bisogno di all’incirca 120 riletture ma, detto da una persona esplicitamente amorale (e a volte immorale) come me, beh…apre diverse possibilità di pensiero, soprattutto sul distinguere l’importanza delle azioni morali basandosi su criteri fondati in modo valido dalla sola ragione.
Have fun with philosophy, cheers!!!