Essere immortali, vivere per sempre nel ricordo di qualcuno. Avere paura di scomparire insieme a tutto il resto, persi nel tempo, uno tra tanti, un lumino davanti ad una foto qualunque.
Ma al Verano, no. Lì, all’ interno di quel cimitero è possibile percepire la voglia di far restare qualcosa di immortalmente terreno in un mondo destinato alla decomposizione.
Le sepolture più antiche sono state realizzate da grandi scultori, ed ogni scultura vuol mostrare, o tenta di farlo, cosa quell’uomo o quella donna o quel bambino era stato in vita, quasi a voler ricordare il lato positivo di quel mortale: in un mondo in cui abbiamo imparato a ricordare con più facilità tutto ciò che ci ferisce, per non sbagliare di nuovo, qualcuno ha deciso di non non far dimenticare ciò che di positivo, comunque, c’è stato.
Così si può passare davanti ad una scultura che rappresenta una madre che abbraccia un figlio in punto di morte, una giovane poetessa di quattordici anni stroncata “dall’ oscuro morbo”, rappresentata in vesti da ragazzina con una penna ed un quaderno in mano che guarda davanti a sè il mondo cercando ispirazione, oppure una scultura che rappresenta un uomo nel pieno del suo vigore giovanile, a petto nudo e con il viso fiero, con una falce, simbolo del suo lavoro e si può scoprire che quell’uomo è stato un partigiano, che è stato trucidato, e che i suoi compagni non si sono lasciati scoraggiare dalla violenta morte di quel giovane di appena vent’anni, e in suo nome hanno continuato la loro lotta..
Girare tra queste lapidi, trovare tra foto e dipinti, quella di Ungaretti, e capire davvero il senso dell’immortalità, perché quella sepoltura non ha il peso della morte, ma la grandezza dell’ispirazione, trovarsi davanti quella sepoltura e non riuscire a considerare la morte come qualcosa che ti riduce a polvere.
La percezione della morte, in realtà, si trasforma in percezione della vita. La diversità di sculture, iscrizioni, fotografie dipinti, religioni, all’interno di questo grande cimitero, fanno percepire la diversità della vita, le infinite alternative, i propositi o le scelte di riscatto che uomini e donne hanno scelto: la famiglia, il lavoro, la patria, la giustizia, la poesia, la musica. Scelte di vita, che adesso stanno là, a ricordare ciò che è stato, magari per ispirare chi cerca ancora la via.
Scegliere, agire, vivere, scrivere, costruire e poi alla fine ricordarsi della propria dimensione terrena, mortale, e non per questo essere terrorizzati, magari perché si ha una consolazione divina, magari perché la consolazione che si trova è tutta terrena e tutta nella vita, nella consapevolezza che quello che andava fatto è stato fatto.
Vite su vite, lì a mostrci ispirazioni, sogni, paure e l’intima ultima parola.
Il Verano è uno di quei motivi per cui tornare a Roma la terza volta.
E questo articolo si aggiunge ai motivi per cui sopra.