Quanti di voi non desiderano in questo momento lasciare lo stress della vita quotidiana e partire per un lungo viaggio? Quanti di voi non si immaginano di essere in un altrove, lontano dai mille pensieri, dai mille problemi che ogni giorno ci affliggono? Ma il lavoro, lo studio, la mancanza di soldi ce lo impediscono. Certo, oggi partire non è più difficile come qualche decennio fa e compagnie come la Ryanair ti permettono di partire spendendo proprio poco. E tutti ormai ne approfittano. Per fare quella vacanza tanto desiderata, per visitare quella città tanto sognata, per fuggire anche solo per due giorni dalla noia di una vita che è sempre la stessa. Eh sì, oggi viaggiano proprio tutti.
E’ quello che comunemente viene definito “turismo di massa”. Ma vi chiedo, cosa significa per voi viaggiare?
Il mio primo viaggio fuori dall’Italia è stato a Lisbona. Ho il ricordo di una bellissima città, ma sono partita senza la consapevolezza di ciò che avrei visto, senza conoscerne la storia, le tradizioni. Ricordo molto poco oltre alle sere in discoteca. Quel viaggio però mi è servito a capire cosa significa per me “viaggiare”. E nel cuore oggi ho Berlino che ho vissuto con la gran voglia di vedere con gli occhi e di toccare con le mani tutto ciò che avevo studiato sui libri. Una città che si imprime nella mente e il cui ricordo diventa indelebile, una città che ti entra dentro e ti fa vivere emozioni fortissime. Ricordo ogni minimo centimetro quadro di quella città, ho osservato tutto con curiosità e grande attenzione, volevo che fosse mia in qualche modo. E lo è, ancora oggi. E poi Barcellona, Madrid, Granada, Siviglia. Tutte città che sono rimaste nel mio cuore e delle quali mi sembra di sentire perfino l’odore. Perché quando viaggi ciò che conta è ciò che ti rimane dentro, nel cuore e nella mente. Non c’è nessun portachiavi, nessun souvenir, nessuna cartolina che possano trattenere il ricordo di un luogo lontano in cui hai trascorso qualche giorno della tua vita.
Purtroppo, per molti viaggiare significa tutt’altro, come ad esempio potersi vantare al ritorno con gli amici di essere stati in quella fighissima città che è tanto “in” e in cui devi assolutamente andare prima o poi. Ma andare per fare cosa? Per poter dire “io ci sono stato”? E sono quelle stesse persone che conoscono il Teatro Massimo solo come punto di ritrovo serale e che non si sono mai soffermati a guardarlo, gli stessi che non hanno idea di cosa sia la Zisa.
Sarebbe bello se tutti avessero la curiosità di conoscere più a fondo i luoghi che visitano e gli stessi in cui vivono. Sarebbe un bel modo per conoscere gli altri Paesi, gli altri popoli, le altre civiltà e magari fare un confronto per capire in cosa possiamo migliorare. Perché c’è sempre un mondo nuovo da conoscere e c’è sempre un modo migliore per conoscerlo.
Io ho scoperto in modo di viaggiare lontano dalle grandi citta. Paesini villaggetti sulle montagne o al mare ma sempre lontani dalle grandi mete turistiche. Paesini con la cultura alpina, con quella agricola o pastorale, con forti tradizioni gastronomiche e culturali che Li respiri in un qualsiasi giorno dell’anno.
Tenermi lontano dalle grandi citta o capitali mi ha fatto scoprire i caratteri di un popolo, mi ha fatto entrare nelle case della gente per caso e mangiare con loro. Ma a questo stile di viaggiare ci sono arrivato perdendomi prima nelle grandi citta da new york a sydney a kuala lumpur a jakarta a parigi a stoccolma,…
Quando passi alla scala di concentrazione demografica dei paesini e villaggi scopri un modo nuovo e diverso di fruire e sentire i luoghi nei quali ti trovi. Ci sono componenti nuove che prima non c’erano e soprattutto percepisci forte una diversa dimensione umana, più vicina al mio concetto di serenità, tranquillità e sostenibilità ambientale. Allora capita che ti fermi più del previsto in un paesino di 1500 anime perché il giovane incontrato la sera prima ti invita a fare una camminata di una giornata sui monti, e bevo il latte delle pecore incontrate sul cammino. E in quella camminata scopri luoghi mai percorsi prima ma che riconosci far parte della tua intima natura.
il mio viaggio ideale è una macchina sgangherata, uno zaino, due gambe robuste per camminare, una buona vista per vedere, delle ottime papille gustative per assaggiare. Tutto, anche quello che all’apparenza può far schifo.
Mi sembra sufficiente no?
@ phantomas: ciò di cui parli si chiama “turismo sostenibile” e credo sia la forma di turismo che rispetta al massimo il valore di un viaggio. Concordo pienamente, il viaggio più bello è quello in cui conosci i piccoli paesi, le persone che ci vivono… Da questo punto di vista uno dei viaggi più brutti che ho fatto è stato a Barcellona. Bellissima città, bellissima architettura, bellissima arte… ma non ho sentito parlare un solo spagnolo/catalano oltre al tizio della pensione dove alloggiavo.
Ho imparato presto a Viaggiare, era il mio primo viaggio autorganizzato e senza parenti da andare a trovare ed è stato in Tunisia.
Il ragazzo che ci accompagnava, amico di un’amica mi ha insegnato che la bellezza dei luoghi è importante ma ancora più importante e la bellezza della quotidianità della gente, è con quella che puoi fare paragoni e scoprire le differenze e le somiglianze, così mangiammo il pollo per strada su delle sedie improvvisate, viaggiammo su un treno non turistico in cui le persone stavano tra le porte per non farle chiudere e fare entrare un po’ d’aria fresca…