La sessualità è uno dei più importanti “modellatori” della personalità, dell’identità e della vita sociale di ogni individuo, nei secoli dei secoli, amen.
Tuttavia, per imposizione sociale, fino a neanche un secolo fa, il sesso era tabù: tutto funzionava o sottobanco, come al mercato nero, o sotto l’egida di una moralità tutta ecclesiastica secondo cui si poteva scopare come ricci solo per figliare come conigli. Così nel 1953 Krafft-Ebing definiva perversa ogni manifestazione dell’istinto sessuale non corrispondente allo scopo della natura, cioè quello riproduttivo.
Poi, il grosso ribaltone: le “rivoluzioni” sessuali tardo-novecentesche, con sesso a pranzo, cena e colazione, sesso subliminale anche nelle pubblicità delle sigarette, sesso a palate, sesso per ricchi e poveri, sesso per bambini ed ex-bambini, sesso per Silvio (ovvero viagra e sesso senile).
Per vivere nell‘anno 2011, insomma, devi fare sesso-parlare di sesso-conoscere alla perfezione il sesso.
Risultato: questo bombardamento socio-mediatico ha deformato a tal punto la sessualità umana da arrivare a compromettere la capacità di avere un’attività sessuale reciprocamente affettuosa; sì, ecco: il nostro mondo è iper-sessualizzato, ovvero pieno zeppo di gente che non sa cosa sia il far l’amore e il godersi l’altro.
Da qui, la proliferazione di serial killer, di stupratori seriali, di delitti ad Avetrana, di parafilie e di folli con ricorrenti e intensi impulsi, fantasie, o comportamenti sessuali distorti.
Individui che le giovani pulzelle ingenue come ero io (che giungono alla veneranda età dei 16 anni senza aver ancora dato la lingua a nessuno e all’altrettanto veneranda età dei 20 verginelle e illibate) ritengono invece essere esperti amatori… da cui verranno inculate (prima metaforicamente, poi carnalmente) a causa dell’ancestrale disinformazione sulla vera essenza del sesso diadico.
E così fu che a 22 anni, ancora inesperta e deflorata da un solo fallo, incontrai il più grande mollusco della mia vita e la sua cara amica “perversione”.
Questo lupo cattivo travestito da cappuccetto rosso si vantava di aver visitato un numero incontenibile di vulve, eppur tuttavia teneva il suo membro ben protetto dentro dei notabili boxer bianchi a pallini. Insomma, non lo condivideva con me! Con i mesi, si scoprì che egli ammonticchiava in un angolo della sua stanza dei calzini bianchi di spugna NON perché aveva delle scarpe fatiscenti, ma perché, pur non mostrando a me il suo prezioso gingillo, amava avvolgerlo dentro i suddetti calzini (o in loro assenza attorno allo scottex) per divertirsi da solo.
Io – stupida com’ero – credetti alla sua versione secondo cui, siccome mi amava, non voleva sessare con me perché voleva essere pronto per il grande momento.
Passai un anno e mezzo di isteria, dopo il quale la giovane virgulta che ero capì che questa sua assenza di attività penetrativa non era una semplice attenzione da innamorato che non vuole cogliere il fiore più bello del suo balcone poiché teme di danneggiarlo. E come me ne accorsi?
Perché intanto il mio caro partner mi aveva palesato che si eccitava “fingendo” di strozzarmi; inoltre, aveva preso a sbattermi in faccia la roba che si trovava tra le gambe chiedendomi ossessivamente di nutrirmi di essa… con modi e attenzioni assolutamente monomaniche, piuttosto che con i suddetti riguardi verso il fiorellino tanto amato! …E io, ingenua, credetti per mesi di essere la solita arretrata, e che queste trasgressioni fossero normali.
Grazie a Dio, ad Allà e a Visnù, a 24 anni ricevetti la grazia di conoscere il concetto di sessualità complice e sana.
Fu lì che, tremando sopra il mio lui come una verginella tredicenne, colsi con enorme umiliazione la differenza tra trasgressioni e perversioni. Capii che la relazione sessuale matura prevede sì di esprimere in modo armonico le luci e le ombre della sensualità e del proprio immaginario erotico, ma con la gioia e l’eccitazione condivisa di provare liberamente situazioni nuove, di mettere in pratica le proprie fantasie sessuali insieme al proprio partner e di creare intimità reciproca.
Le perversioni sessuali (o deviazioni sessuali o parafilie, qui ne trovate un interessantissimo elenco dettagliato), invece, sono fissazioni che limitano, che rendeno schiavi, poiché l’individuo non può farne a meno; sono bisogni che sfuggono al suo controllo e da cui egli dipende a causa di una carenza socio-relazionale di base. “Un comportamento è perverso se tende ad evitare una relazione intima; non lo è se invece tende a mantenerla” (Stoller).*
Al di là dei commenti morali e psicologici, fermiamoci qui a riflettere sulle vittime di queste perversioni.
Vi dirò che le vittime non siamo solo noi ingenui farciti di lividi da sesso, di bruciature, di sessuofobie, di continue pillole del giorno dopo, di traumi da astinenze coatte o da ingoi imposti.
La vittima è CHIUNQUE: noi, loro ed anche i fruitori passivi di quest’aria di sesso distorto.
L’essere umano, infatti, per sua natura ricerca l’amore. E in un contesto in cui siamo tartassati in continuazione dal sesso a tutti gli orari (alla faccia delle fasce sicure per i bambini), a tutti i livelli sociali, amministrativo-politici e vitali… egli ricercherà l’amore nel modo più coerente che questa aria patologica gli ha insegnato; dunque anche attraverso l’atto perverso, non c‘è da stupirsene!
Perchè, come ci dice Medard Boss, il soggetto perverso è “solo” una persona a cui nel corso della sua insana evoluzione psicosessuale è stato impedito di essere-nel-mondo-amando.
Riveste, allora, un’importanza fondamentale promuovere l’educazione all’amore e alla sessualità, ovvero educare gli individui alla relazione interpersonale, all’espressione delle emozioni, al contatto empatico, allo scambio autentico.
Per farla breve, bisognerebbe esiliare il mito del bunga bunga, l’ideale del maschio superfigo superdotato ”che-non-deve-chiedere-mai” e della femmina porca, velina, e disposta a tutto per arricchirsi in tv.
Bisognerebbe invertire un rapporto sesso/società incentrato sull’abuso del primo da parte della seconda, che masturba quotidianamente i nostri cervelli sempre proni alle manipolazioni sessual-sociali.
Bisognerebbe smettere di accettare supinamente queste imposizioni sessual-subliminali che ci plasmano fin dalla nascita, mortificando l’essere che vuole amare e impedendogli inconsciamente di essere LIBERO di amare e amarsi in modo pieno, e umano.
In tutti i casi, vi auguro di non imbattervi nel lupo perverso che ho incontrato io.
(…E soprattutto, di non provare a farci del sesso!)
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N.B.: le parafilie assumono carattere di patologia quando i comportamenti, i desideri sessuali o le fantasie diventano pervasive nella vita del soggetto, durano per almeno 6 mesi e provocano un disagio significativo sul piano dell’adattamento sociale e lavorativo.