Ogni giorno alla radio ascolto lo spot di un noto operatore telefonico che offre in comodato d’uso vari modelli di smartphone, cellulari che hanno soppiantato i palmari e che permettono di aprire la stragrande maggioranza di file, di navigare sul web e usare altre applicazioni internet (letture di feed rss e e-mail, chat e molto altro). Ovviamente ti offrono anche una tariffa per avere internet tutto il giorno in tasca, 7 giorni su 7, 24 ore su 24.
Il testimonial di questa pubblicità non è un imprenditore che tiene sotto controllo il suo business o un giornalista che deve tenersi aggiornato, ma il loro simpatico e forse paffuto figlioletto che ci spiega come suo papà (o la sua mamma a seconda della versione dello spot) adesso che ha uno smartphone può portarlo al parco a giocare. Già, perché mentre il pargolo gioca il genitore può mandare foto, testi o controllare il suo business direttamente dal suo blackbarry o iphone o altra diavoleria travestita da cellulare.
Finalmente il bambino può uscire da casa e giocare un po’ all’aria aperta, lontano da console e cartoni animati che fanno la parodia dei reality show e tutto questo grazie alla tecnologia e all’operatore telefonico, che con i suoi “bassi” costi la rende disponibile.
Io amo la radio, perché mi permette ancora di lavorare con la fantasia e di lasciarmi suggestionare dalla voce più che dall’immagine e immagino questo bambino, solo con la sua palla (non parla infatti di fratellini o amichetti, anche perché ormai è un lusso avere dei fratelli) o a fare da solo sali e scendi da uno scivolo e gridare “papà, papà guardami!” e il padre impegnato a lavorare sul suo smartcoso alza lo sguardo lancia un “bravo-bravo” accomodante e continua a fare tap tap sul touchscreen inventato dal demonio.
Oppure immagino la mamma, donna in carriera che per “istinto materno” tra una e-mail e una telefonata guarda il piccolo e gli scatta una foto, ma solo per condividerla su facebook nel gruppo “mamme con lo smartphone”. Nel frattempo il bambino si strozza con qualche giochetto e se ne accorgerà solo quando uscirà la notizia sull’ANSA.
La voce felice del bambino è solo una menzogna, felice di uscire ma sempre abbandonato a se stesso, con delle cure fittizie, come è una cura fittizia un nuovo gioco per la console del momento.
I bambini vogliono giocare con altri bambini ma ancor di più con i loro genitori, sentirsi protagonisti del loro tempo e delle loro attenzioni, quindi un consiglio a questi genitori supertecnologici: spegnete lo smartphone o il semplice cellulare quando uscite con vostro figlio e anzi portatevi dietro solo pochi spicci nel portafoglio, quelli necessari per un dolcetto da (con)dividere in due, tutto il resto lo farà l’amore.
la pubblicità copre la realtà…..quel bambino in realtà vorrà ed avrà lo smartphone!!!!!
e visto che è fondamentalmente un giocattolo ci potrebbe anche stare xD
siamo (sono in particolare) internetossici… e questa pubblicità dice:
“ti puoi fare anche fuori casa e lontano dal tuo ufficio, mentre fai finta di essere un bravo genitore” non annoiandoti troppo