Reati di nome, e non di fatto: “con dolore, una storia italiana”*

marzo 2011: Corso Vittorio Emanuele - Palermo

marzo 2011: Corso Vittorio Emanuele - Palermo

Una settimana di campagna di boicottaggio cittadino, scritte e manifesti “antifascisti” come quelli che vedete quassù disseminati per la città, sette topi vivi chiusi in una scatola e lasciati al primo piano del Mondadori Multicenter, colpevole per l’ennesima volta di voler ospitare la presentazione del libro di D. Di Tullio Nessun dolore, una storia di CasaPound* (ovvero una celebrazione degli ideali fascisteggianti del centro sociale dell’estrema destra).
Fin dall’inizio, infatti, l’idea stessa dell’evento ha suscitato non poco sdegno cittadino: nessuno voleva i neo-fascisti a Palermo, già ci bastano i mafiosetti di quartiere e i furbi di turno, non c’è spazio anche per le camicie nere qui. E così, circa un mese fa, lo stesso evento era stato annullato proprio in funzione delle contestazioni che aveva generato.

Ma ormai la Mondadori aveva deciso: a tutti si concede una seconda opportunità: ospiti il 23 Marzo!
E questa volta la questura di Palermo è stata più brava: ha predisposto un servizio straordinario davanti alla libreria, che è stata militarizzata sin dalle prime luci dell’alba per garantire la presentazione del libro e l’incolumità dei militanti di estrema destra e che per ragioni di sicurezza ha chiuso al pubblico alle 15,30.
In via Ruggero Settimo il traffico è stato bloccato.
La preannunciata manifestazione contro la presentazione del libro è iniziata in modo pacifico da parte di studenti e aderenti allo Slai Cobas; poi sono intervenuti giovani dei Red block e dei centri sociali, che – molto furbamente (ironia portaci tutti via dall’Italia!) – hanno divelto cestini per i rifiuti e li hanno lanciati insieme a fumogeni, bombe carta e bottiglie di vernice rossa contro le forze dell’ordine; che, ovviamente, hanno risposto con lanci di lacrimogeni.
Nove agenti e un manifestante feriti lievemente. Guerriglia urbana nel centro di Palermo: la violenza che – per par condicio – sta a destra, a sinistra, sotto i caschi blu, dietro le bandiere nere, come dentro le rosse. (Urrà!)

Al di là di queste genialità diffuse di cui ormai si può solo prendere atto, ciò che mi suona strano è che la capitalistissima Mondadori abbia deciso di chiudere la libreria per un pomeriggio per dedicarla totalmente alla presentazione del libro, rinunciando ai suoi eventuali introiti.
Ma ciò che mi suona ancor più strano è l’esistenza di un centro come CasaPound in un’epoca in cui tutti hanno ormai la consapevolezza delle nerissime lacrime piante dall’Italia a causa del fascismo. Un’epoca in cui l’apologia del fascismo è ancora considerata un reato previsto dalla legge (20 giugno 1952, n. 645), commesso da chiunque

«pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche […] esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».

Per questo reato, la legge prevede sanzioni pecuniarie e detentive, accompagnate dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Eppure, CasaPound fiorisce di città in città, è un punto di riferimento per migliaia di ragazzi, organizza musica indipendente ed eventi con finalità solidaristiche, occupa case, coordina presentazioni di libri, incontri con gli autori, conferenze su temi storici e di politica internazionale.
Tanto per farvi gradire il livello di espansione del centro, collegati a CasaPound sono la libreria Testa di Ferro, il pub Cutty Sark ed il centro tatuaggi Tango Core Tatoo, la fanzine Disturbo 451, il gruppo musicale Zetazeroalfa e la BunkerNoise Accademy (sala prove, service audio e scuola d’insegnamento musicale). E ancora: 2 scuole sportive, 2 squadre sportive, 10 gruppi montani regionali, 1 gruppo di paracadutismo sportivo, 1 gruppo di immersioni subacquee, 1 gruppo motociclistico, 1 circolo dedicato agli sport da combattimento e alle arti marziali, 1 gruppo ambientalista-ecologista, 1 gruppo formato da artisti (pittori, scultori, poeti, scrittori, ecc) vicini o appartenenti a CasaPound. Inoltre: esiste una compagnia teatrale Teatro non conforme F. T. Marinetti, una web radio (dall’emblematico nome “Radiobandieranera“), una web tv, una rivista mensile ed una trimestrale. Dulcis in fundo, il Turbodinamismo è la corrente artistico-letteraria di CasaPound Italia, che ovviamente rimanda al futurismo e afferma la rottura con la cosiddetta cultura dominante e col politicamente corretto per riportare al centro dell’arte la fisicità, l’azione e l’irruenza vitalistica. Ah! E mentre ai concerti nei centri sociali si “poga” (salti e spintoni spalla contro spalla), per differenziarsi i poundini hanno inventato la più virile “cinghiamattanza”, in cui si danza dando colpi di cinta al corpo del vicino. Figo, vero?

…Il reato di apologia del fascismo esiste ancora, dicevamo, eppure – stupor mundi! – l’On. Scilipoti si dichiara disponibile a farsi portavoce delle proposte di CasaPound in Parlamento e il ministro Meloni ne difende i sit-in perché considera «inaccettabile il principio per cui chi minaccia violenza ottiene la soppressione di un diritto fondamentale come quello di manifestare il proprio pensiero, condivisibile o meno che sia».
Così va il mondo: com’è giusto, i red block violenti saranno puniti; Scilipoti e la Meloni – lo sappiamo – sono ancora a scaldare i loro posti (ed anche il posticino del Cav.) in Parlamento; i poundini proliferano nelle nostre città e nelle nostre librerie a presentare le loro eresie ben infiocchettate dentro caramelle al miele nero.
Loro che – in c*** alle leggi – possono apertamente definirsi «fascisti del terzo millennio, loro che inneggiano a Salò, al ventennio, al duce e che fanno manifesti con gli squadristi del ’22 definendoli la squadra del cuore» (F. Nobile), loro che inneggiano all’autarchia, che rifiutano la società multirazziale e multiculturale e combattono l’immigrazione, loro che utilizzano manifesti con citazioni futuriste e una bandiera con il fascio littorio (qui il loro programma).

Io, in tutto ciò, mi chiedo come mai – se esistono delle leggi, se esiste un popolo che boicotta e contesta anche pacificamente questi atti – tali aggregati di individui vivano indisturbati e ambiziosi in uno Stato ben consapevole che del fascismo piangerà sempre le conseguenze. Non so…: giri di piccioli? Mafie, camorre & sacre corone unite? P2, 3, 4 e 5? O forse Silvio è la reincarnazione di Ezra Pound?

Ditemelo, vi prego.

«Quelli che ci attaccano sono infami come i nonni partigiani. Il nostro cammino sarà la loro distruzione perché siamo noi il futuro» (F. Polacchi, responsabile del Blocco studentesco – Casapound).

4 thoughts on “Reati di nome, e non di fatto: “con dolore, una storia italiana”*

  1. Se non li conosci possono pure essere simpatici, c’è un movimento culturale dietro, come hai anche scritto, degno di lode. Un attivismo politico che solo i giovani estremisti (destra e sinistra) conservano. Valori che potrebbero essere condivisi se non ci si ragiona su troppo e ragionandoci su qualche cosa si potrebbe anche camminare insieme.
    Magari sono pure bravi ragazzi con cui puoi parlare ore e ore senza doverti scontrare, ma semplicemente dibattere: ognuno rimarrà della sua idea.
    Io stesso sono stato insultato senza motivo da uno di loro (forse perché avevo i capelli lunghi e andavo in bici?) e non nascondono di amare la violenza.
    Purtroppo siamo in un periodo di crisi di valori, non solo economica, e CasaPound riempe un vuoto sociale che grazie alla vacuità delle persone di sinistra si va sempre più allargando.
    Berlusconi non è un loro idolo, anzi lo schifano abbastanza come schifano la borghesia, ma questo lo diceva pure Mussolini prima di allearsi con la borghesia che lo appoggiava.
    E non dimentichiamo che esiste anche Forza Nuova!

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