NIMBY è l’acronimo di Not In My BackYard, letteralmente “Non nel mio giardino”; si riferisce all’atteggiamento di chi protesta contro opere di interesse pubblico con l’effetto collaterale di un impatto negativo per la località, e quindi gli abitanti, in cui verrebbero costruite. Discariche, grandi vie di comunicazione e centrali nucleari sono solo alcuni degli esempi in cui ci si può imbattere nel suddetto atteggiamento NIMBY: tra ambientalisti, indifferenti e sostenitori interessati vi sono anche alcuni soggetti che, sebbene riconoscano l’utilità se non la necessità dell’opera, cercano di allontanare il più possibile gli effetti negativi che deriverebbero dalla sua costruzione.
“Sono per il nucleare, perché non mettiamo le centrali a sud” è ciò che potrebbe dire il soggetto NIMBY di verde vestito. “Perchè non le mettiamo sulle Alpi in modo da ricambiare il favore ai francesi”, proporrebbe il vendicativo. Alla fine dei vari rimpalli la patata bollente la prende chi meno protesta o meno conta. Nella frase “non nel mio giardino” non si fa forse l’errore di considerare lo spazio a propria disposizione solo quello recintato attorno alla nostra casa, o provincia? Non apparteniamo forse tutti a madre terra, liberi di esplorarla e scoprirla? Non si parla forse del mondo che noi “condomini terrestri” condividiamo, spesso trascurando il fatto che non ne abbiamo trovato un altro di pari ospitalità?
Pensatela come volete sul nucleare, ma quando lo fate pensate alla terra come il vostro giardino, quello ricoperto dall’erba che tagliate e in cui coltivate con dedizione le vostre rose.