La fiera del ridicolo. Il circo con nani, fenomeni da baraccone che dicono di averlo sempre duro, uomini con occhi storti e mani lorde e donne dalle cosce più lunghe del mondo.
Il circo Italia è già in scena da un po’ – guardatelo! – il suo bel tendone è gonfio e da lì sta per saltar fuori non la buona donna cannone ma la coscienza di ogni spettatore.
Il capo comico deve ben alimentare le sue bestie se vuole che lo spettacolo continui, è vittima dell’uomo sempre duro e dell’orco verde, racconta storie improbabili al suo pubblico: guerre a tempo, di nucleare che può salvare e dell’acqua che è un bene da comprare. Fa facce strane, sorride ben truccato, delle volte fa un occhiolino ad una bella ragazza, sperando di essere appagato. Tutti stanno lì ad applaudire si godono lo spettacolo, pensano di aver già pagato, ma non sanno quanto ancora deve essere versato. Avvertono delle voci di protesta da fuori, chi sarà a dire che lo spettacolo non va? Qualche testa curiosa distoglie lo sguardo dall’arena del circo, per capire cosa stia accadendo di là, ma il bravo capocomico richiama subito l’attenzione: fa entrare delle subrette venute dritte dritte dalla televisione. Son tutte un brillare di paiettes, di diademi, con cosce ben tornite. Fa entrare i clown sulle loro auto blu, come è bello, forza canta anche tu. Così tutti insieme intonano una canzone accanto ad un uomo che appoggia il mandolino sul suo sazio pancione.
Il pubblico incantato guarda lo spettacolo e tra i canti dei saltimbanchi, la costituzione vien strappata fatta a pezzi e tirata come coriandoli sulla gente, che sembra indifferente, non veder colare il sangue da quei brandelli, sono così intenti a festeggiare da non sentire la voce di giovani che un tempo erano stati pronti a lottare.
“Venghino, venghino signore e signori stasera c’è in scena la guerra del dominatore, che ha scelto un tempo entro cui trucidare, ma nel frattempo non smettete di ballare. Guardate là che cos’è? Il lavoro, pensatela come me, ormai è tempo di cambiare, e l’Italia rimodernare, non repubblica fondata sul lavoro ma sul disonesto, lo sporco, non è questo tempo funesto, preparatevi ad applaudire, vi assicuro che ci sarà solo da gioire” .
Tutti fermi là ad ascoltare, ma fuori della gente sembra ancora urlare, cosa fare? Uscire? o restare fermi a poltrire su quelle sedie così comode: perchè sovvertire? Poi qualcosa succede, un giovane tra la folla rompe il telone, oh mio dio, un folle attentatore, no, un ragazzo che ha voglia di cambiare e di non starvi qui a guardare.
ciao Miriam, sei una ragazza molto coraggiosa,esponi in maniera semplice la realta’ della situazione italiana,grottesca e umiliante!
La scrittura puo’ fare molto per svegliare le coscienze, brava!
Complimenti Miriam, un ritratto perfetto del grande circo degli orrori che ci circonda.
Siamo tornati (o forse in fondo non ci siamo mai mossi) ai tempi dei Romani quando Giovenale cantava tristemente:
« …duas tantum res anxius optat
panem et circenses».