C’era una volta Oscar Wilde e non so se fosse queer.
Ci hanno detto chi eravamo, ma nessuno si poteva permettere di farlo: queer sono io, sei tu, noi, voi, lui e tutti. Senza deciderlo prima, né mentre, né dopo. Diversamente strano, che poi è individuo, un individuo individuale con il suo diritto alla bellezza.
Queer: strano sentire dentro come non dover apparire fuori. Strano pensare di essere guardati con ossessione e persecuzione. Il meglio di te è queer!
Ci hanno detto chi eravamo, ma nessuno si poteva permettere di farlo.
Queer come naturale bisogno di fratellanza e sorellanza, senza catene, come spazio queer, in cui il molteplice non è contro natura, contro la legge, contro la famiglia, è solo naturalmente contro.
Finiamo per etichettare come “strano” tutto ciò che non possiamo chiudere dentro quelle gabbie mentali che ci siamo costruiti.
Ci hanno detto chi eravamo, ma nessuno si poteva permettere di farlo.
Bisogna aprire gli occhi, scrostarseli dai culi delle modelle e posarli su quelli morbidi con la buccia d’arancia, comodi perché veri, comodi perché belli nella loro realtà. A cosa bisogna aspirare o guardare se non a ciò che è vero? Gli abiti di Louis Vuitton? Chi ci sta fasciato dentro perché la moda dice così o un uomo fasciato dentro una gonna perché è l’anima che gli dice così?
Ci hanno detto chi eravamo: come al di fuori di noi, al di fuori della nostra testa. Come ti sentiresti se, per una volta, non fossi tu a puntare il dito? Se, per una volta, fossi tu quello “strano”?
Ci hanno detto chi eravamo, ma nessuno si poteva permettere di farlo.
La natura soffoca e costringe? La natura è ambigua, la natura è strana, crea con irregolarità che vengono accolte in un contesto di medietà. Le anomalie sono naturali, sono quelle che confermano la regola. Nessuno dovrebbe aver paura della natura, né nella sua medietà, né nelle sue anomalie.
Si nasce liberi a prescindere da quello che si ha, per caso, in mezzo alle gambe.
* Questo esercizio di scrittura collettiva made-in-Abattoir introduce la settimana tematica di sostegno al Palermo Pride. Da oggi fino al 22 maggio leggerete o guarderete i nostri contributi a tematica queer. Inoltre il collettivo Abattoir sarà presente al pride del 21 maggio 2011. Let’s pride!
compliments *_*
piccoli pensieri:
peccato potevate leggerlo alla serata di “lettura contro l’omofobia”, anche venire e qui una piccola critica!
“Ci hanno detto chi eravamo, ma nessuno si poteva permettere di farlo”
“strano sentire dentro come non dover apparire fuori”
queste le due frasi che mi sono piaciute di più.
prima:
rilancio il dialogo con una frase di Butler: “l’essere chiamate con un nome è anche una delle condizioni attraverso cui un soggetto è costituito nel linguaggio (…) quando è insultata, una persona acquisisce anche, paradossalmente, una certa possibilità di avere un’esistenza sociale”. Continua Butler dicendo che eccedi agli scopi dell’insulto originale. Credo che sia proprio questo che il mondo queer ci ha insegnato. quindi è tra il permesso accordato e quello negato che si è giocata e si gioca il diritto all’esistenza.
seconda:
mi arrendo alla frase, mi lascio attraversare ma sento che c’è una contraddizione con il queer.
Grazie di avermi fatto riflettere!
Grazie a te e alle tue riflessioni (:
Se ci saranno altre letture, penso che (visti anche i 6-7 pezzi che nasceranno qui nei prossimi giorni sull’argomento) saremmo tutti ben felici di partecipare! Facci sapere!
Di Butler cercherò un poster da appendere nella mia cameretta.
Sulle possibili contraddizioni interne sono d’accordo, e quella frase ai miei occhi rimane come un punto interrogativo. Però penso che i punti interrogativi siano chiavi che aprono porte, e così via :)
Grazie delle riflessioni.