A pochi mesi dal referendum sul nucleare in Italia, prende sempre più forma il progetto di una centrale a fusione fredda curato da due italiani: Sergio Focardi e Andrea Rossi. Le sperimentazioni riguardanti la fusione di due nuclei sono cominciate nel 1989, quando Fleischmann e Pons dimostrarono che da un semplice apparecchio con provetta ed elettrodi era possibile “moltiplicare” l’energia immessa. Il progetto prometteva energia pulita, senza scorie, e con una fonte praticamente inesauribile: l’idrogeno. Sebbene l’esperimento meritasse approfondimenti le condizioni sperimentali erano davvero complesse da riproporre, l’esperimento a volte riusciva e a volte no. Inoltre le teorie su cui si basava contrastavano con la letteratura scientifica dell’epoca e in breve tempo i due ricercatori furono “isolati”. Nonostante ciò, seppur con scarsi finanziamenti, le ricerche continuarono anche in altri laboratori, specialmente in quelli italiani dell’Enea di Frascati.
E’ così che è nato il primo progetto commerciale di impianto a fusione fredda, che utilizzerà nichel (metallo che non scarseggia) ed idrogeno (presente anche nelle molecole dell’acqua), oltre che un “misterioso” catalizzatore che sarà brevettato a breve in tutto il mondo, il suo nome è Hyperion E-Cat. Verranno prodotti due diversi tipi di impianti: uno “domestico”, adatto ad alimentare uno o più appartamenti, uno in grado sopperire al fabbisogno di una piccola cittadina. Come già avviene per il fotovoltaico sarà necessario appoggiarsi a gestori della rete elettrica esterni, in quanto l’energia elettrica prodotta non si può “conservare” con facilità (es. riportando a monte, oltre una diga, acqua fluviale in modo da produrre energia idroelettrica quando serve) ed i gestori “ridistribuiranno” l’energia prodotta dai singoli privati.
La rete elettrica sarà per l’appunto come il web, come Wikipedia, partecipativa, sarà l’energia 2.0, distribuita da molti, a basso costo, pulita e quasi inesauribile.
Utopia? Lo scopriremo entro i prossimi 2 anni.
Interessantissimo post! Speriamo che si realizzi.
Speriamo, perchè promette bene, sarebbe applicabile alle automobili e si potrebbe avere un impianto pure in mezzo al deserto… in pratica chiunque potrebbe avere un generatore di energia elettrica ovunque nel mondo.
Premettendo che odio la scienza perché uccide la poesia e sopratutto l’entusiasmo, volevo solo dire che durante la presentazione sulla rai e i vari video su you tube che riprendono le interviste, il professor Rossi parla sempre di rapporto tra calore generato ed energia elettrica immessa (lo stima in circa 200), senza contare le perdite per generare elettricità da calore a bassa temperatura (80%ca). Anche un guadagno di 40 sarebbe fantastico ma non parla mai della portata di idrogeno. Se non fosse trascurabile (come spero), al crescere della portata il funzionamento della sua macchina somiglierebbe sempre più ad una caldaia a gas a bassa temperatura (catalitica).
Ultimo punto, l’idrogeno si trova nell’acqua, ma in forma legata e per tirarlo fuori è necessario spendere dell’energia attraverso elettrolisi o processi termici (la conteggiano?).
Attendiamo sviluppi.