La prima reazione che ho avuto guardando l’intervista a Terry De Nicolò è stata di rabbia profonda. E più lo guardavo, più pensavo: che schifo. Sulla mia home page di Facebook moltissimi tra i miei amici hanno pubblicato questo video, e le reazioni sono state tutte più o meno di sdegno. La ragazza parla di bellezza che si vende, e che sei racchia devi stare a casa, e tutti noi sentiamo qualcosa di terribile agitarsi nello stomaco, e no, non abbiamo in corso un movimento intestinale. Non è ammissibile che una donna dica una cosa del genere, che dica apertamente che il corpo si può vendere, e che sul corpo, sul corpo bello, si può basare il proprio introito economico. Non è ammissibile che parli di vestiti che costano un occhio della testa, e che ci chiami pecore, perché noi non rendiamo disponibili le nostre pudenda. Io penso a mia madre, che per vent’anni si è svegliata alle cinque del mattino per prendere un bus che la portasse al paesello dove faceva la psicomotricista, e al primo taglio di fondi è stata licenziata, sostituita da una giovane precaria a basso costo. Penso che il suo stipendio corrispondeva a circa la metà della cifra che la De Nicolò disprezza, perché non adatto al suo tenore di vita. Ho visto anche altre interviste, servizi super speciali sulle donne del premier, sempre al plurale, perché lui ne cambia otto a sera, come i vestiti della conduttrice di Sanremo.
Siamo tutti indignati. Questa qui viene in tv a dirci che siamo delle racchie, delle pezzenti, e che non capiamo che cosa è la bellezza, e noi subito a darle della puttana. Puttana lo è, nel senso che è quello che fa, ma siccome non se ne duole come dovrebbe, allora merita sicuramente la nostra condanna. Siamo pronte a batterci per i diritti delle prostitute che sono costrette a farlo, ma quelle che lo scelgono per mestiere se la sono voluta loro, va. E questi discorsi su vestiti da millemila euro sono offensivi per chi non ha manco gli occhi per piangere.
Però amiamo comprare riviste di moda e sognare quei corpi tutti uguali, quei vestiti bellissimi ma che non compreremo mai, perché troppo costosi, perché inutili in una vita “normale”. E allora chi li compra? Le escort, ad esempio, per andare alle cene del presidente. E noi sbaviamo su quelle pagine patinate, pensando a serate di gala, e polsi sottili, ad attrici, piatti vuoti, chirurgia estetica, pettinature che andranno di moda questo autunno.
Non so. Ho riflettuto su quello che si dice delle donne che cambiano molti partner, e poi sulla morbosità con cui il camera-man inquadrava le belle gambe della De Nicolò. Mi è venuto in mente un vecchio porco che mi consigliava di essere meno sulle mie, se volevo fare strada, e poi la dicitura “bella presenza” su qualunque tipo di annuncio di lavoro. Le ragazze che danno delle “pulle” ad altre ragazze, ma poi scendono in piazza per i diritti delle donne. Un mio amico che dice che è una questione naturale se il maschio della specie vuole “coprire” più partner, e se la femmina ne sceglie uno fisso. Ho pensato a certi racconti di modelle che si infilano due dita in gola per raggiungere la taglia zero, a conoscenti che fanno indebitare i genitori per mantenere uno stile di vita alto, con vestiti sempre diversi ogni giorno, ricostruzione delle unghia, e massaggi per rassodare il culo. Mi sono chiesta che cosa sia una donna, esattamente, e quanti modi ci siano di essere donna a questo mondo. E quanto sia difficile esserlo in questo periodo, in questa società che ci vorrebbe tutte belle e zitte come bambole senza pile.
Mi chiedo che differenza ci sia tra questa donna che ritiene di avere solo la bellezza, e se la vende ad alto prezzo, e gli ingegneri che vendono il proprio intelletto per la costruzione di armi intelligenti, o bombe giocattolo. Mi chiedo perché una modella possa vendere il suo corpo senza essere definita puttana. Perché ci sembra normale il calcio mercato, e ci sembra ovvio che le Miss (o le deputate) si siano scopate qualcuno per arrivare dove sono, e se una osa dire come stanno le cose, ci disgustiamo.
Mi sembra che lapidare pubblicamente una donna che sceglie (che poi lo sceglie davvero?) di entrare nel meccanismo di compra vendita dei corpi sia fare una guerra civile tra oppresse. Mi sembra che sia incoerente lottare contro le coppie binarie uomo/donna, bianco/nero, e poi ricadere in quella storica santa/puttana. Credo che dovremmo farci un esame di coscienza su quanta bacchettonaggine e buonismo e moralismo di stampo cattolico (mon dieu!) ci sia nel giudizio frettoloso che abbiamo dato alla “escort” di turno.
Non ci stupiamo più del fatto che un uomo scelga segretarie giovani e belle, non ci stupiamo più che il presidente del consiglio scelga le deputate che gliel’hanno data. Ma ci stupiamo che loro lo facciano. Mi sembra che il discorso sullo strapotere maschile, sul sessismo come criterio di scelta politica, si stia spostando ancora una volta dalla parte sbagliata. E ci sono caduta dentro anche io, perché non riesco più a distnguere bene chi in questo sistema è vittima e chi oppressore.
Di certo, mi sembra interessante che la reazione più viva, più violenta sia quella scaturita da un video in cui una donna, non un uomo, parla di destra e sinistra, di legalità e scorrettezze, e mette in parole quello che i grandi potenti della terra pensano (non tutti?) in questo periodo di crisi economica e di valori. Chi vuole andare avanti deve passare sui cadaveri degli altri, lo fanno loro, e lei lo dice. Tempesta.
*(Il titolo è tratto da una frase di Attilio Bolzoni, giornalista di Repubblica, citato da Monica Pepe in una sua lettera aperta)
l’indignazione infatti (almeno per me) non è tanto per il “lavoro” di questa “donna”, ma piuttosto per le sue parole, per il suo definirmi pecora e racchia solo perché non sto vendendo il mio corpo a dei vecchi porci che mi considererebbero al pari di una bambola gonfiabile, solo perché sto studiando piuttosto che fare la zoccola per comprarmi un vestito di Prada da 5000 euro e con il mio futuro guadagno, se mai avrò uno stipendio, probabilmente riuscirò a sopravvivere a stento, con le bollette da pagare, debiti, ecc. sicuramente non sarà una vita entusiasmante (??) come la loro, non andrò ogni sera ad un party diverso, non berrò champagne in bicchieri di cristallo, non avrò occasioni per sfoggiare diamanti o vestiti costosi, non potrò conoscere gente “importante”, quelli che lei definisce leoni, politici, calciatori ecc, ecc.
Sinceramente mi sta bene la mia vita mediocre con le altre pecore come me.
Ricopio un post in cui commentavo l’articolo postato da Cristina su fb
Premetto: è contorto ed annodato, ma il tempo è poco ;)
“Bah, Cristina, la condanna non dipende dal fatto che lei sia una mosca bianca che dice quel che pensa… Sta nel fatto che questa cosa lei la accetti, e non si faccia alcun problema al riguardo. Vedi, io credo che l’uomo inteso come continu…o culturale sia molto saggio. Se esiste un modo che gli umani, negli anni, escogitano per definire un problema, il problema esiste, anche se è accettato ‘comunemente’. Se ‘basso impero’, come locuazione, definisce questa intervista, vuol dire due cose… Vuol dire che, come sottintendi tu, queste schifezze ci siano connaturate, ma vuol dire anche che sono in qualche modo qualcosa dalla quale difenderci.Non ci si darebbe la pena di indignarsi se non fosse così. Sono contorto in quel che scrivo, quindi esemplifico: è una troia perché vende la sua dignità, non il suo corpo, e nel farlo accetta di godere della scorrettezza ai danni altrui. E’ più vicina alla bestia che alla persona, ed inquanto tale, io la condanno”
Che pena!
Ho pensato davvero questo ascoltando le sciocchezze dette in quell’intervista.
Una pena infinita per una povera donna che nella sua totale e assoluta incoscienza si lascia sfruttare da meccanismi commerciali collaudatissimi.
Mentre ascoltavo mi immaginavo il lento ma progressivo invecchiamento del suo corpo, immaginavo la sua reazione alla comparsa prime rughette attorno agli occhi, le corse affannose alla ricerca di qualche chirurgo che la rimettesse a posto “come prima”, le prime iniezioni di botox, la tensione perenne per non diventare una “racchia”, il dolore dei compleanni che segnalano lo scandire del tempo etc etc
Insomma una totale adesione all’idea (molto utile per un buon marketing commerciale) che noi tutti SIAMO il nostro corpo, che non c’è nessun passato, presente o futuro senza le nostre chiappette sode da ventenni, senza le labbra turgide, le tettine al loro posto e, soprattutto, senza la macchina lussuosa, il vestito di gran marca, le scarpe gioiello del famoso stilista, il drink tanto reclamizzato, la carta di credito dorata, la vasca con l’idromassaggio, la villa piazzata nel posto esclusivo con vicini di casa esclusivi etc. etc. etc.
Che pena infinita….. un giorno capirà che tutto quello che avrà ottenuto con tanta fatica non vale assolutamente nulla! Succederà all’improvviso e la botta sarà durissima.
Mi dispiace molto per lei e per tutti quelli come lei, politici vari inclusi…
non mi sconvolge per il lavoro che fa, ci mancherebbe altro, è pur libera di fare come vuole e di guadagnarsi i soldi come vuole, la mia indignazione sta nel vedere che va sempre avanti la logica del : “sei bella, vai avanti, sei brutta, arrangiati, sei povero, sei una pecora, sei ricco, sei un grande”, ora premesso che ci si può arricchire anche senza sforare nell’illegalità (cosa che la tipa in questione nn prendeva neanche in considerazione come idea), ma che lei debba venire a dirmi che siccome sono onesta nella vita sarò sempre uno zero, no, nn lo accetto, può anche essere vero il discorso dei vestiti firmati ma Dio Mio, non è mica vero che tutti tutti abbiamo lo stesso modo di vedere, mi da fastidio che debba dire..eeeh se ti chiama Berlusconi nn ci vai? NO, NN CI VADO!! perchè questa tipa nn prende in considerazione che esistono anche modi di vivere diversi e che non per forza debbano appartenere a questa o quella ideologia politica o al cattolicesimo……boh, mi indigna questo pensiero del “gregge invidioso che sotto sotto vorrebbe essere come loro”, per me non è così!
Non mi sento di condividere il punto di vista di Manuela.
Io non riesco a dare il ruolo dell’oppressa a chi per prima spara giudizi sprezzanti sulle persone che non sono disposte a vendere la madre per ventimila euro e si “accontentano” di stare a casa con duemila euro al mese.
Qui per me il discorso non è tanto sulla fallocrazia , sulla donna oggetto e sul moralismo bigotto, qui abbiamo una persona il cui unico metro di giudizio sulla qualità della vita è costitutito dal denaro e dai beni materiali.
Per me la questione non è quella di una donna indottrinata a pensare che l’unico suo valore è quello del corpo in quanto donna, per me la questione è che questa persona, indipendentemente dal suo genere, riduce la vita a soldi, vestiti e beni di lusso in genere, per avere i quali tutto è lecito, una persona quindi che non è costretta ma che sceglie quella che ritiene sia la strada più facile per avere ciò.
Non faccio il moralista, non le punto il dito addosso in quanto donna mercenaria, mostrando verso di lei minore indulgenza di quella che mostrerei verso altre categorie di mercenari.
Semplicemente avverto una profonda dissonanza tra il mio modo di sentire e valutare la vita e il suo e mi indigno per le parole sprezzanti che rivolge a chi vive una vita non all’altezza dei suoi standard meramente materialistici, in base ai quali anche la bellezza, da valore estetico che non ha mancato di essere celebrato da artisti e poeti, diventa mero valore pecuniario.
Ho pietà di queste donnine che basano tutta la loro vita sull’apparire piuttosto che sull’essere. Sinceramente non credo proprio di fare parte del “gregge invidioso che sotto sotto vorrebbe farne parte”. Ma fare parte di cosa? Di un bussines dove l’unica regola è non avere amor proprio? Ci sono giovani prostitute che, strappate dalle loro famiglie in paesi lontani o meno, vengono buttate in mezzo a una strada per battere i marciapiedi delle città. Quelle sì che meritano pietà. Queste sottospecie di donne, le donne del premier, anche se chiamarle “donne” mi fa un po’ senso perché le includerei in una categoria di cui anche io faccio parte o come qualsiasi altro essere femminile con un minimo di raziocinio, non meritano alcuna giustificazione. Sono vittime? Ma vittima di cosa? Di chi? di Berlusconi? Ma, manco per sogno, loro sono vittime della cupidigia e dell’invidia. Sono proprio loro le invidiose, perché forse, sotto sotto, magari piacerebbe anche a loro saper parlare di questo o quel filosofo o di un libro che non sia “3 metri sopra il cielo” o reggere in mano un bisturi o ancora lavorare per trovare una cura contro l’AIDS o il cancro o saper mettere due parole di seguito all’altra. Poverine, loro che a questo non posso aspirare, ripiegano sulla loro bellezza, il più delle volte artefatta, preferiscono calpestare se stesse e mercificare i loro corpi. Ma quando il loro corpo non sarà più un buono scambio (come si chiedevano alcuni commentatori), che ne sarà di loro? Sinceramente non me ne frega proprio un bel niente. Ben gli sta! Ma poi una che mi definisce una poveretta, una racchia, che cosa spera di trovare? Forse compassione? Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Peggio per loro che non hanno studiato, che non hanno imparato un mestiere guadagnandosi con la fatica o con l’intelligenza da vivere o anche solo i soldi per comprarsi vestiti con cifre da capogiro, tanto peggio per loro che non hanno almeno tentato di farcela con le proprie forze. Non condanno chi ha vestiti eleganti e costosi o oggetti che rappresentano uno status simbol, purché li abbiano ottenuti con la propria fatica, il proprio lavoro sia ben inteso. E, comunque, se Silvio mi chiamasse (e mi rendo perfettamente conto di essere fortunata perché non sono lontanamente il suo tipo), una sonora risata sarebbe la mia eloquente risposta.
Ovviamente non condivido minimamente questo sistema di valori che vuole il corpo femminile come strumento di potere, a prescindere da chi ne faccia uso. Mi sembra però che siamo ancora a quel livello di discussione gossip-style, da commari attorno al tavolo che prendono il tè e sparlano della pazza del villaggio. Mi sembra che il problema non sia lei, o quell’altra, mi sembra che siano parte del problema, ma come creazioni, derivazioni, deviazioni, prodotti di una società che cerca di introdurre nei nostri cervelli questo sistema di valori, e mi sembra soprattutto che lo faccia in così tanti modi, che questo qui è solo una donna che dice le cose come stanno (come stanno per lei, e per quelli e quelle come lei, è ovvio).
Io rimango del partito “fatico e cerco di emergere senza mostrare le tette”, ma non credo che se proprio dovessi criticare un esponente del partito opposto, sceglierei una donna. Direte voi, non è forse connivente con quel sistema di valori? Sì, e su questo siamo d’accordo. Ma se il corpo della donna diventa una merce di scambio, e non certo per volere delle donne, e ad un certo punto una donna dice: “sì, il mio corpo è merce e io ci guadagno”, cosa dobbiamo criticare? l’affermazione della donna che prende consapevolezza di quello che sta facendo (per quanto basso sia) o il sistema che la crea?
Bell’articolo. Bel blog. Parole, le tue, tristi e vere. Ti propongo, se dovesse andarti, una mia riflessione in seguito alla visione di questo video.
Elogio della “normalità”.
http://lorenzotringali.wordpress.com/2011/09/18/lettera-aperta-a-tutti-gli-aspiranti-giovani/
“bacchettonaggine e buonismo e moralismo di stampo cattolico ” non hanno niente a che vedere con l’indignazione e la nausea che dava quell’intervista.
Lo scandalo è stato vedere una persona completamente “ri-programmata” per vivere in funzione del sentirsi Vincenti, Belli, Fighi, Vip mettendo questo al di sopra di tutto e tutti e ancor più fastidioso sentir parlare della gente “normale” come di perdenti e falliti.
Una perfetta bambola gonfiabile mediashopping
L’uso dei propri orifizi per ottenere qualcosa è pratica più antica del mondo e politicamente e socialmente trasversale, nulla di nuovo. Lo schifo sale quando questa qui con arroganza vuole convincere/si che è lei nel giusto è il resto del mondo a non aver capito come DEVONO andare le cose.
ps: e quel flute in mano, sicuramente voluto dal giornalista, me le faceva girare a mulinello e rendeva il tutto tremendamente confezionato