Dalla prima e unica lettera di Maria ai Messinesi.
Benediciamo voi e la vostra città.
Dalla Lettera dei Messinesi a Maria.
Suca.
In quel tempo al Signore, mentre consolava il suo figlio Silvio tradito dai suoi discepoli, giunse una soave e inopportuna fragranza estiva provenire dalla Sicilia. Si rese conto che in quella terra dove non era rimasto nulla per consolarsi se non il clima mite, non era ancora giunto l’inverno e così, pur essendo il più amato dalla mafia e dalle nonne siciliane, decise di provvedere dall’alto della sua infinità bontà. Lanciò un occhio (che cadde in mare e provocò un leggerissimo tzunami), guardò quella terra corrotta e aprì le cataratte del cielo. E vide che era cosa buona…
Eh sì, sarebbe più facile accettare che a scatenarci contro queste sciagure siano delle divinità adirate con noi per la nostra condotta peccaminosa. Risulta essere più semplice imprecare sfogliando il calendario per accertarsi di non dimenticare neanche una testa aureolata, piuttosto che cercare casa per casa i responsabili umani e inondare le loro case con tonnellate di fango e letame, di origine animale e non.
La Sicilia, benché fosse già piegata a 90°, è stata messa in ginocchio un’altra volta da un’alluvione che ha distrutto cose, che si è portata via persone e capi di bestiame. La protezione civile ci ha rassicurati dicendo che si è trattato di un “evento eccezionale”.
Così non possiamo dare le colpe a nessun se non alla Natura che ci odia.
Come Giampilieri, Scaletta Zanclea, luoghi in cui non si vede neanche l’ombra della famosa ricostruzione, anche l’alluvione del messinese verrà dimenticata. Quando le acque si ritireranno, l’ultima pala di fango sarà stata gettata via, non ci saranno più notizie da audience.
Non ci sarà l’ipocrisia televisiva a erigere monumenti agli angeli del fango. A Genova c’erano gli angeli, a Messina solo gente di serie B. Non ci saranno giornate di lutto nazionale, come non ci sono mai state quando si è trattato di vittime dell’abbandono e dell’incuria in cui versa il Sud di questo Paese di merda.
D’altra parte, u cani muzzica sempre u cchiu sfrardatu. E qui in Sicilia, la periferia delle periferia, la provincia africana dell’Italia, lo sappiamo bene.