Dopo il numero 0, il numero 1

A questo punto, giunti alla conclusione che alla fine di un anno bisogna regalarci qualcosa di importante e visti i consensi dello scorso anno, anche per questo dicembre Abattoir è riuscito a partorire, non senza cesareo, il numero 1 della sua rivista indipendente, autoprodotta, autofinanziata, autodiffusa.

Il titolo?

Prendi, Dai, Fotti.

Nato per caso, come le migliori cose, scarabocchiando su un tovagliolino durante una riunione, riassume il triplice imperativo dei nostri tempi.

Tre gesti veloci, quasi furtivi, che tutti noi sentiamo quasi col fiato sul collo ogni giorno … prendi… dai… fotti!

Tre movimenti di cui dobbiamo divenire consapevoli protagonisti, nell’epoca gestita più che dalla politica dei fatti, dalle banche, che decidono quando diffondere i campanelli d’allarme dell’ipocrita crisi.

Tre responsabilità complicate da attuare perché siamo nati nella bambagia e non sappiamo più sporcarci le mani, non siamo più quelli che si prendono con la forza ciò che hanno di diritto, non siamo più quelli che danno spontaneamente e spesso fottiamo senza gusto, senza un’idea intelligente, senza una finalità.

Come amebe umane aventi però l’ultimo soffio di respiro, cerchiamo allora di ridestarci e di trovare il nostro riscatto, di mettere da parte i freni inibitori e, con tutta l’onestà che dobbiamo a noi stessi, proviamo quindi ad avanzare con la follia razionale di chi ci crede.

Così abbiamo creato queste pagine fitte di narrazioni contemporanee, che possono avere una durata annuale, che possono essere un sunto di quello che ci è capitato durante il 2011 o durante la nostra intera vita o la storia di ognuno di noi, ieri, oggi, un giorno, posto davanti a una tricotomia necessaria.

Ci sono arrivati tanti materiali, fotografie, testi, vignette e siamo dispiaciuti per non aver potuto mettere tutto dentro questo numero.

Questo progetto non ha finalità individualistiche, non si permette di portar gloria a nessuno, è semplicemente un lavoro di gruppo, per il gruppo.

Abattoir è sopratutto questo.

Abattoir siete anche voi.

E come leggevo tempo fa a proposito di una rivista indipendente di cui non ricordo il nome, “noi non volevamo essere la voce di qualcuno, volevamo che altri come noi usassero un mezzo del genere per dire la loro”.

Bene, anche noi vorremmo porci in questo modo e trovare in giro individui che si fermino un po’ a rappresentare questa realtà, per capire come districarci tra le maglie labirintiche di quest’epoca.

O se ci conviene imparare a prendere, a dare e a fottere…

Buona lettura!

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