I treni sono dei mezzi assolutamente affascinanti. Inchiodano i tuoi occhi al finestrino dal quale scruti paesaggi che mai hai visto, località di cui non sai il nome, campi aperti di cui non saprai mai a chi appartengono. Viaggiare in treno è un’esperienza da fare in pieno giorno, ben sapendo, così, che potrai goderti tutto questo alla luce del sole. Le tratte sono quei percorsi fissi che, se sei un viaggiatore abitudinario, le conosci persino a memoria. Ad oggi, ci sono zone in cui il treno non ha più quel successo di pubblico: le vetture marciano semivuote per quasi tutto il viaggio e poi si riempiono per caricarsi di bambini e studenti. La stazione di Castelvetrano, ad esempio, è ormai una vecchia reliquia, molto prossima alla pensione; è uno di quei posti che ti fa venire la pelle d’oca al mattino, quando il sole è ancora timido e fa sopratutto freddo; non c’è nessuno ad aspettare, gli uccellini cantano, da qualche ora svegli, il bigliettaio è stato soppiantato dalla macchinetta elettronica e gli orari affissi mostrano che le corse sono rare ma funzionanti. Raggiungere Palermo è un’impresa: due ore e trenta-due ore e quaranta sono il minimo necessario per arrivare al capoluogo. Si capisce chiaramente che il treno sia stato vinto dai percorsi sulle autostrade e dagli autobus. Più veloci e sopratutto più silenziosi questi ultimi. Ma il treno… Succede che venga la voglia di prendere strade sconosciute, quelle dell’entroterra, delle frazioni irraggiungibili se non dai contadini, zone circondate dalla boscaglia, percorsi interrotti da strette e rumorosissime gallerie buie, “abbellite” da tutte quelle costruzioni delle vecchie stazioni fuori uso che mai hanno buttato giù, ma che anzi hanno ricostruito a pochi metri di distanza. Il vecchio e il nuovo restano assieme, aldilà dei binari. Questo è ciò che si vede andando verso Palermo.
Verso Agrigento, c’era un tempo una tratta che da Castelvetrano portava a Porto Empedocle. Oggi in quelle zone non c’è neanche un’autostrada ma solo le statali. Esistono foto d’epoca che ritraggono un treno a poca distanza dal tempio di Hera, quello di Selinunte. Bene, quella vettura aveva l’onere di attraversare località di tutto rispetto, di creare collegamenti con i paesi che si affacciavano sulla costa meridionale della Sicilia centro-occidentale, che vantava vedute mozzafiato sul mare, sui campi di grano, sui fiumi, sui templi. La chiusura della linea, nel 1985, è da attribuire allo scarso interesse delle FS e, molto probabilmente, anche al mancato appoggio dei comuni. Oggi però si parla sempre più spesso di una serie di iniziative volte al recupero, se non della tratta, almeno della memoria di uno dei percorsi ferroviari più affascinanti e più antichi della Sicilia: leggo che associazioni culturali come Ferrovie Kaos e TrenoDoc sono attive da questo punto di vista:
Ferrovie Kaos (dall’arabo cavusu ovvero insenatura, in omaggio ai luoghi che furono del nostro drammaturgo Pirandello che trovò i natali in una casa di campagna ubicata nell’omonima contrada) nasce ad Agrigento il 25 giugno 2009, dall’unione di diversi appassionati di cultura e storia ferroviaria con l’obiettivo di salvaguardare e, ovunque sia possibile, promuovere il trasporto su ferro soprattutto in chiave turistico museale. La provincia di Agrigento, fino a qualche anno addietro, era attraversata infatti da numerose linee ferroviarie, tutte a scartamento metrico 950MM, che hanno caratterizzato l’economia di diversi centri urbani dell’entroterra: piccoli capolavori di ingegneria ferroviaria abbandonati al degrado e all’incuria. Noi sosteniamo con forza ogni iniziativa di recupero e valorizzazione di detti tracciati ed, in tal senso, i nostri tecnici hanno in cantiere importanti progetti di recupero da proporre alla pubblica amministrazione. Tra tutti il più ambizioso è il cosiddetto “PROGETTO EMPEDOCLE” per il recupero della ottocentesca stazione ferroviaria di Porto Empedocle e la conseguente trasformazione in Museo Ferroviario, analogamente a quanto gli amici dell’associazione TrenoDoc stanno tentando di realizzare a Castelvetrano. http://www.ferroviekaos.it
Ad esempio, oltre a escursioni organizzate e percorsi per le scolaresche, è previsto per il 4 marzo un evento dal nome “Dalla Villa Romana a Siculiana: percorrendo lo scartamento ridotto” con l’intento di valorizzare luoghi altrimenti inutilizzati e permettendo che vi siano sempre più attenzioni, affinché non cada nel dimenticatoio un passato che permetteva più facili vie di comunicazioni, un paesaggio che molti oggi potrebbero invidiarci e un attaccamento sentimentale e trasognato ad una terra, vista troppo spesso con lo sguardo di chi ci ha ormai perso le speranze.
Certamente, stupisce che in questa epoca ci sia ancora qualcuno interessato ad una memoria “ferroviaria”, che proponga la conoscenza dei luoghi in divenire, con un mezzo come il treno, che permette di sognare e immaginare più di qualsiasi altro mezzo.
Riferimenti:
http://www.youtube.com/watch?v=7nhSI3OxFSs
https://www.facebook.com/events/307281629314095/
http://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Castelvetrano-Porto_Empedocle
Circa un anno fa sono andato a fare una escursione a piedi in occasione della giornata dedicata alle “ferrovie dimenticate”. E’ stata una lunga passeggiata da Partanna a Castelvetrano. La linea partiva da Burgio (già stazione sulla Palermo-Corleone-San Carlo) e arrivava a Castelvetrano dopo avere attraversato tutta la valle del Belice. Ecco il percorso: http://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Castelvetrano-Burgio
Qui invece si vede il punto di arrivo dell’escursione: il vecchio deposito delle locomotive della linea a scartamento ridotto. http://g.co/maps/7d7gj
All’interno di alcuni dei depositi ci sono ancora i vecchi locomotori (come questo http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/21/Raln6003-230785castelvetrano2DRt.jpg ).
Emozionante e tristissimo al contempo.
Da anni portiamo avanti l’idea progettuale di un ripristino, seppur graduale, della linea a SR tra Castelvetrano e Porto Empedocle a scopo inizialmente turistico, quindi favorendo un esercizio ferroviario non solo sostenibile ma anche redditizio. Mentre dalla gente comune riceviamo consensi e contribuiti di idee, da taluni amministratori abbiamo ricevuto solo insensate bocciature.
Ricostruendo la storia di questa linea ferroviaria, soppressa in tempi abbastanza recenti, il dato che ci ha colpito maggiormente, ovviamente in negativo è che a desiderare la morte commerciale della tratta sono stati proprio quei poteri forti che avrebbero dovuto programmare il suo rilancio. Prova ne è che, anche nei centri urbani, nessuna Amministrazione ha reagito all’occupazione abusiva del sedime a poche settimane dalla dismissione, o successivamente al furto dei binari, e, in generale, non si sono levate particolari voci di protesta all’atto della sospensione del servizio, mentre gli uffici tecnici si prodigavano immediatamente a programmare nuovi piani edilizi nelle aree ferroviarie (fortunatamente mai andati a buon fine nel 95% dei casi, almeno fino ad oggi).
La Castelvetrano – Ribera – Porto Empedocle è ancora tutta li, con i suoi splendidi ponti in pietra, le gallerie – interminabili ed affascinanti – i paesaggi mozzafiato tra la campagna e il mare, i costoni marnosi, le città, i parchi, i templi. Vi consigliamo di percorrerla, anche a piedi. Scoprirete quale torto abbiamo subito noi, uomini e donne di Castelvetrano, di Menfi, di Sciacca, di Ribera, di Cattolica, di Montellegro, di Siculiana, di Realmonte e di Porto Empedocle.
Trapani e Agrigento, oggi, non sono soltanto le due uniche province in territorio europeo a non essere collegate da una linea ferroviaria (in esercizio), ma, peggio ancora, le due uniche province ad “economia turistica” al mondo che, pur avendo una ferrovia che collegava due parchi archeologici, 5 grossi centri, 3 riserve naturali e 2 porti, hanno lasciato morire la linea di inedia.
Vi invitiamo a scoprire i luoghi che furono della ferrovia, il prossimo 4 marzo percorreremo insieme un tratto – di estremo fascino – tra Porto Empedocle e Siculiana.
Grazie e presto.