Cercasi disperatamente calma e pace interiore.
Cercasi disperatamente la New age.
A proposito, che fine ha fatto la New age?
Nata alla fine degli anni Ottanta in California per definire un nuovo genere musicale, si afferma negli anni Novanta come filosofia di vita, ma ben presto si attesta come tendenza di massa; tutti diventano adepti della New age.
Questa tendenza, perché di questa si tratta, è figlia dei vari movimenti pacifisti nati negli anni Settanta, che si ispiravano alle filosofie orientali, i quali professavano il ritorno alle origini, l’attenzione verso la natura, l’aspetto trascendentale della vita, la ricerca di nuovo equilibrio interiore. Tali movimenti vennero spazzati via negli anni Ottanta, anni che vedono protagonisti i giovani rampanti, gli yuppies, che invece improntavano le loro esistenze sull’aspetto esteriore, sul successo a tutti i costi, insomma, poca sostanza, molta forma.
La New age nasce quindi come forma di protesta verso uno stile di vita vacuo e vuoto, basato sul successo.
Fioccano così i cosiddetti “fricchettoni”, l’India diventa meta di turisti, i santoni spuntano come funghi, risorgono le “comuni”, si torna a vivere in campagna, a contatto diretto con la natura.
La New age, la “nuova era”, investe tutti gli aspetti della vita: la musica, il cibo, l’arredamento, ma fin da subito viene avvertito solo come moda fine a se stessa; diciamocelo, aderire alla New age, ti proiettava direttamente nell’olimpo dei “fighi”, degli alternativi, dei non omologati. In breve, diventa un business, nascono le scuole di respiro (io stessa ho fatto esperienza di rebirthing!), lo yoga sostituisce l’aerobica di Jane Fonda, simbolo degli anni Ottanta, il tai-chi prende il posto del kung fu, nessuno rinuncia più a un massaggio shiatzu, insomma, il mercato del lavoro investe sulla New age; le parole “yin e yang” diventano in breve vocaboli entrati nell’uso comune di tutti noi.
La musica poi, vogliamo parlare della musica? Parliamone: la musica New age nasce dall’esigenza di inventare un nuovo stile, una musica “altra, che facesse da contraltare alla dance music o alla musica commerciale in genere. Lo stile era meditativo, acustico, “sperimentale”, si sfruttavano antichi strumenti musicali, come il sitar (tipico strumento indiano) oppure si cerca di riprodurre i suoni della natura, acque stillanti, rumori della foresta, ecc.
Ma cosa c’era di autentico in tutto questo? A mio avviso, ben poco. In primo luogo, manca l’elemento di originalità, difatti, mancava della freschezza e della spontaneità dei movimenti nati negli anni Sessanta, come il movimento hippie, che vennero fuori dall’esigenza dei giovani di discostarsi da quella parte di generazione che indossava una divisa e invadeva terre altrui seminando morte e terrore: il film “Acquarius” è emblematico in questo senso; raccontava proprio di un giovane che, volendosi arruolare per andare in Vietnam, viene coinvolto nelle vicende di giovani hippies, i quali, mostrandogli la bellezza di una vita basata sull’interiorità e sulla pace, convincono il giovane a non arruolarsi.
Ad ogni modo, moda o meno, la New age è sparita, spazzata via come dopo una tempesta e sebbene resistano pratiche come lo yoga o lo reiki, la New age, come movimento di massa, non esiste più. Francamente, non so se rallegrarmene o meno, di certo, guardo con sospetto qualsiasi cosa che viene spacciata come stile di vita alternativo, ma che altro non è che un pretesto per aprirsi un varco nel ristretto mercato del lavoro.
Mi dispiace di questo, perché di per sé la New age non era male, anzi, sarebbe stato un modo per disintossicarsi dalla malattia del secolo: l’egocentrismo assoluto, ma ahimè, anche la New age sottostava alle stesse identiche leggi, celandosi dietro le vesti di “alternativo”.
Se penso che, per essere alternativo e mistico, devo rifarmi casa, devo accendere un mutuo per una sessione di yoga, devo fare questo, devo fare quello, mi spiegate cosa c’è di naturale e autentico?
E voi cosa ne pensate? Fricchettoni impenitenti, fatevi avanti!