Avvenne che, poco prima della laurea, la mia relatrice mi chiedesse di leggere un altro libro che ovviamente mi provocò un blocco psico-intestinale da sovraccarico di roba, ansia e afonia.
Avvenne che questo libro fosse “La Psicopatia”, di Robert D. Hare (Astrolabio, 1993), una sorta di luminare dell’argomento, e avvenne che la sorpresa fu trovare – appunto – illuminante questo libro pieno, non solo di storie eclatanti, ma anche di piccoli casi di “micro-follia” quotidiana di gente che, con questa “micro-follia”, ci distrugge il prossimo, ci fa fortuna e ci campa per anni, o per sempre.
Avvenne così – come spesso avviene a chi per piacere o necessità si dedica ad una lettura – di imparare e di assumere nuove prospettive visuali, che ho pensato fosse importante condividere.
Partiamo dal presupposto che la psicopatia è un disturbo della personalità definito da comportamenti e tratti specifici, negativi e dannosi da un punto di vista SOCIALE (ovvero che provocano danni all’altro da sé e alla società), il cui bisogno organizzativo primario è “avere potere su”, manipolare e usare coscientemente gli altri.
Questa definizione, direte, “è” già sufficiente per capire che se incontri uno psicopatico di certo non sei al sicuro.
Solo che la psicologia è ed è stata per anni accompagnata da infiniti, putridi, rigagnoli di preconcetti, tra cui che lo psicopatico fosse necessariamente un pazzo criminale incontenibile, che il termine andasse applicato agli individui più scalmanati e pericolosi, a folli urlanti e violenti da camicia di forza, a gente da manicomio e più o meno stop. Invece Hare ci mostra che non è così.
Di certo, se incontri uno psicopatico non sei al sicuro, no: sei nella merda. Ma il problema è proprio che lo psicopatico non è un folle ultrà nazi, non solo e non la maggior parte delle volte, almeno; psicopatico può esserlo chiunque, dall’impettito Berlusconi a quel fango di tuo fratello, dagli stronzi dal colletto bianco ai miseri traditori incalliti e pluriperdonati di povere donne plurimadri, dai genitori irresponsabili (ed anche dai figli irresponsabili) agli abili frodatori eleganti e chic, dagli impensabili serial killers alle adorabili ragazze della porta accanto… e le loro sono tutte storie che seminano delusione e disperazione, storie che rovinano sempre la vita a qualcuno, storie di uno studio costellato da “Buon Dio, penso che Tizio lo sia…”, oppure “Non me ne ero reso conto prima, ma la persona che lei descrive è mio cognato”.
Hare ci sguazza perfettamente nell’argomento e riesce a raccontarne di cotte e di crude con un linguaggio semplice, diretto e curioso. Ad esempio, parla con quel pudore che resta a chi ormai ci ha fatto il callo di quando diede fiducia a un detenuto psicopatico, di come si trovò poi intrappolato nella sua tela manipolatrice, di come provò a sfuggirgli e di come si ritrovò infine i freni dell’auto manomessi il giorno stesso di un viaggio che avrebbe dovuto affrontare … perché il tizio in questione, con la sua suadenza, avevo ottenuto per l’occasione di poter lavorare nelle officine del carcere, dove avrebbe potuto mettere “a frutto” le sue abilità manuali.
Chi è dunque questo “psicopatico”? O chi potrebbe essere?
È un individuo con un senso di auto-legittimazione sbalorditivo, che si considera il centro dell’universo; è uno spaccone, un arrogante, un prepotente e un vanitoso, ma di quelli carismatici e affascinanti, di quelli che pensano di poter diventare tutto ciò che vuole.
È uno pseudo “Cristo sceso in terra”, giustificato a vivere secondo le proprie regole e che considera le norme e le aspettative della società scomodi e irragionevoli impedimenti alla realizzazione dei suoi desideri; obblighi e impegni non significano nulla per lui, individuo dalle alte visioni “naturalmente” disoneste, prive di responsabilità, di empatia e di emozioni come la tenerezza o la pietà (vedasi il caso di Diane Downs, che uccise i 3 figli poiché l’uomo che desiderava non voleva una donna con figli accanto a sé).
È un bugiardo patologico, orgoglioso della sua straordinaria capacità di mentire (una psicopatica, quando le venne chiesto se mentiva con facilità, disse ridendo con soddisfazione: “Sono la migliore; sono davvero brava in questo, credo, perché a volte ammetto qualcosa di negativo su di me. Tutti pensano: bene, se ammette questo, allora deve dire la verità anche sul resto”), che ricorre abitualmente a false credenziali, abiti costosi, comportamento recitativo che suscita simpatia, etc.
È un tipo irritabile, impulsivo e imprevedibile, che si annoia facilmente e che ha costantemente bisogno di nuovi stimoli.
È uno di quelli che noi donne che definiremmo “insensibili”: un tipo che finge magistralmente di interessarsi all’altro, ripetendo “a pappagallo” e nel momento più opportuno intense frasi d’amore e devozione (probabilmente imparate al cinema), ma incapace di attaccamento; uno che obbedisce alla sola lex dell’auto-gratificazione con razionalità fredda e calcolatrice, grazie a un’agghiacciante incapacità di trattare gli altri come esseri umani pensanti e senzienti: per lo psicopatico l’altro è un oggetto che ha valore solo in quanto mezzo di soddisfazione dei suoi desideri, un pezzo di carne di cui sfruttare i punti deboli e con cui (come minimo) vantarsi di traffici, conquiste e loschi affari.
Ne deriva uno stile relazionale sadico, fondato sullo sfruttamento (piuttosto che sul legame emotivo) e sul parallelo tentativo (spesso ben riuscito!) di apparire furbamente come una persona normale.
Ciò è possibile grazie alla famosa mancanza di coscienza morale di Mister Psicopatico, correlata ad un Super-Io difettoso (non provano senso di colpa, sentimenti e capacità di auto-riflessione!), che gli consente ignorare la realtà senza rimorso o preoccupazione: il suo comportamento deriva da una scelta esercitata liberamente di nuocere all’altro da sé per trarne giovamento. Ed in questo non c’è proprio nulla di inconscio!
In generale, dunque, il suo comportamento affascinante, la sua prontezza a trarre vantaggio da ogni situazione che si presenti, la sua mancanza di coscienza morale e la fine capacità di ingannare amici e nemici gli permette di commettere con facilità frodi, di approfittarsi degli altri, di assumere personalità fittizie, di promuovere titoli fasulli o beni senza valore e di realizzare raggiri di ogni tipo (perfino usare le strutture carcerarie a proprio vantaggio!). Per citarne uno, Ted Bundy, serial killer che uccise almeno 30 giovani donne in poco più di 3 anni, le adescava fingendosi invalido (si ingessava un braccio o una gamba) per poi seviziarle e ucciderle.
…A questo punto, forse starete di nuovo candendo nella trappola di pensare che gli psicopatici siano persone visibilmente ripugnati. Invece no! E sapere che non lo sono è il primo mezzo per non farsi prendere per il cul*, giacché il loro fascino e la loro sicurezza li rende individui altamente eccitanti e desiderabili… anche se in loro mancano proprio quelle qualità che permettono agli esseri umani di vivere in armonia sociale tra loro: Mister Psicopatico non è un essere sociale, ma un predatore che sfrutta i membri della sua stessa specie senza una motivazione biologica o economica direttamente legata alla sopravvivenza.
Probabilmente, però, prima che tu te ne accorga, sarai già stato ammaliato da tutti i suoi tentativi fittizi per rendersi piacente, strabiliante, perfetto. Perché è così bravo che è difficile riconoscerlo e le quote di infelicità che dispensa “generosamente” a tutti coloro che lo circondano o che hanno anche indirettamente a che fare con lui (pensate agli azionisti di un’impresa gestita da uno psicopatico, gestione che ovviamente prevede il rubare i soldi degli altri soci!) sono paragonabili solo ai suoi stessi livelli di psicopatia.
Per questo Hare si “sbatte” da anni per creare strumenti adatti e validati giuridicamente, burocraticamente (!) e socialmente per individuarli e creare dei trattamenti ad hoc che possano contenerne i “danni” umani, materiali, sociali.
Io, da semplice individuo e cittadino che ha avuto a che fare con uno di questi tipi per 2 anni e mezzo e che dopo ha speso milioni in analisi, in università andata in malora, in tempo perso, in chili di troppo e non so in quant’altro, vi dico che ha ragione, e che urge trovare un rimedio.
E che bisogna smettere di subire o anche semplicemente di pensare che questi tizi (che siano i vostri figli, i vostri ex o i vostri attuali mariti) siano dei poveri sfortunati incapaci di intendere e di volere: intendono e vogliono benissimo, e fanno scelte desiderate, deliberate e sintoniche di nuocere all’altro (compresi figlioli, mammà e papà) perché è ciò che loro in quel preciso istante desiderano.
Lo psicopatico “non ha familiarità con i fatti o gli elementi primari di ciò che possiamo definire valori personali […]. E’ per lui impossibile interessarsi anche minimamente al dolore, alla felicità o alle conquiste dell’umanità […]. Bellezza e bruttezza, eccetto che in senso molto superficiale, bene, male, amore, orrore e ironia non hanno per lui alcun significato reale, nessun potere di commuoverlo. Ed è anche privo della capacità di accorgersi che gli altri provano emozioni” (Cleckley).
Sappiatelo, e stategli alla larga.
bellissimo articolo!
sono perplesso: “bisogna smettere di subire o anche semplicemente di pensare che questi tizi (che siano i vostri figli, i vostri ex o i vostri attuali mariti) siano dei poveri sfortunati incapaci di intendere e di volere: intendono e vogliono benissimo, e fanno scelte desiderate, deliberate e sintoniche di nuocere all’altro (compresi figlioli, mammà e papà) perché è ciò che loro in quel preciso istante desiderano”.
ma più volte hai sottolineato che questi individui sono assolutamente incapaci di comprendere i concetti più elementari e determinanti:
Lo psicopatico “non ha familiarità con i fatti o gli elementi primari di ciò che possiamo definire valori personali […]. E’ per lui impossibile interessarsi anche minimamente al dolore, alla felicità o alle conquiste dell’umanità […]. Bellezza e bruttezza, eccetto che in senso molto superficiale, bene, male, amore, orrore e ironia non hanno per lui alcun significato reale, nessun potere di commuoverlo. Ed è anche privo della capacità di accorgersi che gli altri provano emozioni” (Cleckley).
ma allora sono o non sono capaci di capire la realtà e certi elementi morali quali bene e male ed emozioni altrui, e quindi di compiere scelte ben precise per i loro scopi perversi?
ilk nocciolo della questione è tutto qui.
Sono capaci di capire, cognitivamente. Non sono però capaci di cogliere prospettive diverse dalle proprie, faccende che hanno a che fare con sentimenti, con diversità rispetto al sé, con l’Altro. Non provano empatia, non hanno competenza relazionale. Vedono solo il loro punto di vista. Trattano gli altri come oggetti da usare per i propri fini.
Cosa mi chiedi, se hanno deficit cognitivi? No. Di solito no. O comunque non tutti. Quelli ad altro livello di funzionamento possono avere anche altissimi livelli di Q.I.!
Oppure mi chiedi se sono capaci di intendere e di volere? Bisogna valutare caso per caso, ma questa tipologia di psicopatico cui parla Hare e di cui parlo io di solito lo è.
Il nocciolo, però, penso che sia un altro qui: che l’Altro (noi)… capacità di intendere e di volere o meno… non merita in nessun caso di esser loro vittima!
“È un individuo con un senso di auto-legittimazione sbalorditivo, che si considera il centro dell’universo; è uno spaccone, un arrogante, un prepotente e un vanitoso, ma di quelli carismatici e affascinanti, di quelli che pensano di poter diventare tutto ciò che vuole.” questa definizione è perfetta!
Ne conosco un paio… ma non li avrei mai chiamati psicopatici prima di leggere l’articolo, al massimo stronzi.
Io sono abbastanza immune al loro carisma visto che detesto chiunque si comporti in maniera esibizionista o saccente, ma trovo incredibilmente fastidioso quando riescono ad affascinare le persone che mi stanno intorno. E’ difficile spiegare alla gente che una persona le ha private del senso critico.
Con questo hai superato te stessa! Dalla descrizione fatta, apprendo che gli psicopatici sono ovunque e ne conosco una para.
Ok, il mondo è pieno di stronzi, ora non ho capito se tutti gli stronzi psicopatici oppure no. Se c’è una differenza, dove sta?
Uno che è psicopatico va “gestito” in un modo, uno stronzo non “patologico” va fanculizzato senza modo.
Inoltre quali sono i risultati di Hare? scrivi “Per questo Hare si “sbatte” da anni per creare strumenti adatti e validati giuridicamente, burocraticamente (!) e socialmente per individuarli e creare dei trattamenti ad hoc che possano contenerne i “danni” umani, materiali, sociali.”
Inoltre: esiste una patologia (passami il termine se inappropriato) complementare? ovvero di persone che un po’ se li cercano gli psicopatici?
Credo però che possa essere una lettura cinicamente divertente e che potrei aggiungerlo alla mia lista dei desideri.
ps: ma non facciamo che siamo tutti più o meno psicopatici?
“Ok, il mondo è pieno di stronzi, ora non ho capito se tutti gli stronzi psicopatici oppure no. Se c’è una differenza, dove sta?”
Come da definizione, lo stronzo psicopatico ha come “bisogno organizzativo primario è “avere potere su”, manipolare e usare coscientemente gli altri.”. Ci sono stronzi che hanno finalità + dirette: sedurre (es.: isterici), sentirsi superiosi (es. narcisisti), difendersi (es.: paranoidi). Lo psicopatico, psichiatricamente parlando, è di certo il più stronzo in assoluto, ma, come per le dermatiti, ci sono stronzi e stronzi: a ognuno il suo!
“Inoltre quali sono i risultati di Hare?”
Necessità di una diagnosi più precoce possibile e di un trattamento non standard ma basato sulle esigenze organizzative dello psicopatico e sulla tutela (in questo caso giuridica) della società. E in generale (che è quello che sto facendo anche io con queste 4 parole!) SENSIBILIZZAZIONE sul tema!
“Inoltre: esiste una patologia (passami il termine se inappropriato) complementare? ovvero di persone che un po’ se li cercano gli psicopatici?”
Certo, esiste chi nasce&diventa predatore, come chi preda. L’ottica in questo caso è biunivoca e si parla di doppi legami in gergo.
“ps: ma non facciamo che siamo tutti più o meno psicopatici?”
no, no (: sarebbe un mondo anche peggiore.
@Michele
“Fanculizzazione is the way”, in tutti i casi.
dopo le ultime faccende successemi in questi ultimi giorni, posso affermare che il tipo con cui sta, la mia ormai, ex amica è uno psicopatico della peggior specie. E questo articolo me ne ha dato la prova. tendenza alla mitomania (si è inventato una malattia gravissima), mania del controllo, manipolatore di alto livello, narcisista e chi più ne ha più ne metta. Sono seriamente preoccupata per lei, ma dal momento che ha deciso che la mia presenza era una minaccia alla loro stupenda storia d’amore (di quelle storie dove i due protagonisti si sentono invincibili e devono lottare contro tutto e tutti, anche se tutto e tutto non se li cagano di striscio o quasi.)
Altra strana manifestazione: far credere al tuo partner che quello che fa lui per te è talmente grande, talmente immenso (ma se tu ami una persona certe cose le fai senza tanto starci a pensare) che lei gli deve una riconoscenza illimitata, E QUINDI si sente in dovere di soddisfare tutte le sue INUTILI E ODIOSE richieste. Sono amareggiata da ‘sta storia, e ormai non posso fare più nulla per cercare di farle capire che sta con la persona sbagliata.
perfettamente d’accordo su tutto