di Carlo Nix
Mi è capitato di regalare il biglietto per assistere al concerto dei Radiohead ad una mia amica (e anche a me). La mia amica per motivi di privacy la chiamerò Franco!
Le disgrazie capitano, si sa! E purtroppo il concerto del 3 luglio a Bologna è stato annullato a causa del crollo del palco a Toronto causando la tragica morte di uno dei tecnici della band.
Il problema era che Franco aveva già prenotato i biglietti aerei e io avevo già chiesto 3 giorni di permesso con la seguente motivazione: Lunedì 2: devastazione pre-concerto. Martedì 3: devastazione concerto. Mercoledì 4: riabilitazione post-concerto! Invece, concerto rinviato a settembre. Franco sarebbe venuta comunque a Parma per non perdere il biglietto aereo.
Per evitare di rimanere soffocati dalla morsa di Caronte o Minosse o chi per loro, imposi a Franco di trovare un’alternativa ai suoi 3-4 giorni padani. Saltò fuori un viaggio imprevisto: le 5 terre!
Chiesi ai miei colleghi padani e non se erano mai stati alle 5 terre e mi risposero: «belle, ma figa che prezzi»; i miei colleghi rumeni invece ricordavano come fosse stato difficile parcheggiare.
Considerato che non ho la macchina, ma che non avevo molta voglia di scialacquarmi la tredicesima, ero un po’ titubante. Ma la forza e l’energia di Franco mi rassicurarono. Franco arrivò la domenica, appena in tempo per ammirare orgogliosi l’umiliate sconfitta dell’Italia in mondo visione, in realtà una scusa come un’altra per fare festa e bere con gli amici. Dopo un lunedì in sordina tutto dedito ad una rapida visita alla città, ci si organizza per le 5 terre.
Le 5 terre sono una striscia di scogli neri e aguzzi a strapiombo sul mare della regione Liguria, in provincia di La Spezia. Sono patrimonio dell’Unesco (o qualcosa del genere) e almeno una volta nella vita ci si deve andare. E così andammo.
Sveglia martedì mattina ore 6.30. Per fortuna che Franco, al contrario di molte ragazze della sua età, è abbastanza veloce e in appena un’ora e 10 minuti siamo alla fermata dell’autobus. Non avendo mai preso un autobus a Parma, perché puoi girare l’intero distretto in bicicletta in meno di un’ora, ci fermiamo ad aspettare un autobus per andare alla stazione.
Mi assale il dubbio atroce e infondato che stiamo aspettando il bus sul lato sbagliato della strada: detto fatto! Proprio mentre Franco appurava che avevo detto una cazzata colossale, passa l’autobus e rimaniamo un’altra abbondante mezzora ad aspettare il successivo!
Ad un certo punto svengo e mi risveglio su un treno diretto per le 5 terre. È incredibile vedere il paesaggio che cambia. Sbucano le montagne e anche le nuvole e anche la pioggia! Viaggio rovinato! Ma c’erano 40 gradi all’ombra prima … Niente, il destino ha voluto che il viaggio finisse a puttane! È la vita! Poche ore prima faceva così caldo che il sudore si “scantava” a uscire e adesso io e Franco siamo coperti con un telo da mare per via del freddo nel vagone! Il treno comincia a riempirsi di turisti stranieri. Coppie di spagnoli in viaggio di nozze, americane ciccione, asiatici che non si capisce se sono americani o giapponesi e soprattutto tedeschi con ai piedi dei calzari che aderiscono perfettamente alle dita, come dei guanti per i piedi! Unbeliveble! Decidiamo di scendere subito dopo la fermata delle 5 terre per fare una sosta ristoro ed evitare la folla. Dopo una lunga passeggiata sotto la pioggia e attente e scrupolose letture di menu, decidiamo di sederci in un ristorantino in una piazza all’aperto riparati da una tettoia. «Grigliata mista minimo 2 persone». Prendiamo questa! Quando la cameriera porta un pesce aperto a metà e 4 calamaretti contati, apprendo a fondo la storica fama di tirchi e taccagni che hanno i liguri! Pagato e digerito il pasto frugale, è giunto il momento di vivere la natura delle 5 terre.
Si riprende un treno e si giunge a Vernazza, cittadina a pochi passi dal mare, nota alle cronache per l’alluvione del 2011. Quasi interamente ricostruita sembra il set di un film e spunta anche il sole. Il borghetto marinaro arroccato tra gli scogli a strapiombo sul mare ha delle casette coloratissime che ti conducono nell’unica strada che va al porticciolo. Qui, come in un film, vivi colori e respiri i sapori dell’Italia. Per questo, ci sono così tanti stranieri: è così che immaginano l’Italia. Poverini, mi fanno tenerezza! È una Capri in miniatura, è una favola che però ancora porta i segni di una pesante alluvione. Tonnellate di fango hanno ricoperto i borghi scendendo a velocità impressionante dalle ripide pareti che circondano tutta la costa. Vernazza è una meraviglia, ma è piccola ed una volta ammirato il porto e le improponibili terrazze su ripidissimi scogli nel silenzio delle 2 del pomeriggio con una chitarra tzigana che accompagna le onde del mare, finisce e si va via. Ma non dalla strada più semplice, ma da quella più romantica perché Franco è una ragazza dolce e gentile e decide che è giunto il momento di andare a Monterosso percorrendo la famigerata “Via dell’Amore”.
Al contrario del nome innocuo che porta, questa strada è un sentiero ripido e pericolosissimo che collega tutte le 5 terre. Nel nostro caso di trattano di 2 km sotto un sole cocente che ci fa rimpiangere la pioggia della mattinata! L’obiettivo è raggiungere Monterosso, rinfrescarci con un bagno e, dopo un aperitivo veloce, tornare mestamente in Emilia. Dopo oltre un’ora di cammino, tra lucertole, rovi e pericolanti sentieri della morte, senza possibilità alcuna di poter essere salvato in caso di caduta, vediamo la fine del nostro viaggio.
Arriviamo da un ennesimo strapiombo che si apre su una piccola gola: «Chista è Monterosso!?!?» esclama Franco, tra lo stupore e l’incredulità di entrambi. Giunti ad un bar per dissetarci, paghiamo un capitale due tè alla pesca! È il segno che il nostro viaggio sta giungendo al termine! Dopo un bagnetto e una passeggiata sul lungo mare con bellissime staccionate in legno e dopo una granita al limone per “stringere” saliamo sù, per la stazione di Monterosso, che si trova al primo piano! Sì, tutta la cittadina è divisa in piani, metafora della nostra vita! Ormai il sole sta tramontando e le montagne lentamente si dileguano. Arrivati a tarda notte a casa si prospetta un’ultima giornata di riposo prima di salutare la mia carissima amica Franco. Rivestiti i panni da impiegato, racconterò a tutti che le 5 terre sono un posto bellissimo e consiglierò ai miei amici rumeni di lasciare la macchina a casa per godersele al meglio.
*Foto per gentile concessione di Franco.