La mamma è sempre la mamma, anche se digitale
Lo zenith, la punta massima di calore, quella che ti può finire. Non pensavamo di soffrire così tanto. Quest’anno hanno dato pure un nome al fenomeno che riguarda l’innalzamento della temperatura. Hanno dato un nome, perché vogliono comunicarci che quello che stiamo vivendo è un inferno passeggero, uno di quelli che si svolgono una volta ogni X decenni.
Può anche darsi, ma non c’è niente di speciale in tutto questo, no? Un giorno mi prenderò la briga di registrare le preoccupazioni di mamma rai e mediaset declamate durante un lustro e costaterò che sono sempre le stesse, le solite ramanzine, rivolte all’inesperto e imprudente figlio italiano che non sa cavarsela da solo.
Palermo-Granite
Prendete dodici limoni, mezzo kilo di zucchero e 800 ml di acqua. Bollite l’acqua, scioglietegli dentro lo zucchero. Poi, unite ad esso il succo di limoni che avrete recuperato dalla spremuta. Mescolate e quando si sarà raffreddato mettete in freezer. Quando il composto sarà un po’ ghiacciato lo frullerete e lo riporrete nel freezer. Ecco che avrete ottenuto tre vaschette di granita. Si passano intere estati a mangiare granita ed è come prendere una medicina indispensabile di cui non si può fare a meno. Dicono che sono stati gli arabi a portare questo dolce attraverso il quale ogni tipo di alta temperatura viene sconfitta. Gli stessi arabi modellarono Palermo in modo da recuperare un po’ di frescura, costruendo intricati ma funzionali vicoli. Oggi questi vengono via via murati e quindi tappati. Chissà perché.
Palermo-Gelati
“I gelati sono buoni ma costano milioni” cantavano gli Skiantos. Effettivamente ci si sciupa uno stipendio se ogni giorno ne desideri almeno uno. Quelli che sono venduti nei supermercati o nei banchi frigo dei bar sono buoni, accattivanti, ma ne conosci benissimo il sapore. Chiunque ha impresso nella propria mente un ricordo d’infanzia riguardante il gelato del supermercato come il “cucciolone”, il “cornetto” o “la coppa del nonno”. Questi sono ormai marchi di garanzia di “qualità” e bontà, che fortunatamente vengono messi da parte dalla produzione artigianale delle gelaterie locali. In alcuni casi, la differenza tra le due tipologie di produzione si annulla perché industrie dolciarie locali si appropriano del mercato (e le gelaterie acconsentono), rendendo impossibile il ritrovamento di un prodotto realmente fatto in casa. L’Elenka si sta prendendo tutto, così come i nostri gusti e le nostre voglie di una bella ‘broscia.
Palermo climatizzata
Flotte di auto con i finestrini sigillati sfrecciano per via Regione. Anche i bus hanno l’aria condizionata. Le camionette della polizia antisommossa, sempre presenti in piazza Indipendenza, sono ferme, hanno il motore accesso e le tendine chiuse perché il sole sbatte da quel lato. I manifestanti protestano di fronte ma sono a piedi. I primi sono freschi ed armati. I secondi stanno al caldo con la preziosa acqua in mano e le bandiere.
Lontani da questo scenario, chi passeggia segue gelosamente i tratti della strada che sono in ombra, ma qualcosa di strano caratterizza gli ultimi anni. La pioggia, la finta-pioggia che ti segue ovunque e che non capisci da dove provenga, visto che non ci sono nuvole nel cielo. È l’acqua dei condizionatori, liquido sprecato sull’asfalto o sui mattoni impermeabili dei marciapiedi o sulle teste calde dei passanti.
Santuzze
E infine il miracolo avviene ogni anno. Il senso di appartenenza all’essere palermitano si svolge puntualmente in questi giorni di metà luglio. Se in qualsiasi altra strada la temperatura risulterebbe essere sopportabile, nelle vie del centro storico, il passaggio della Santuzza e di tutti i suoi fedeli, o meglio figli, incatena l’aria tra i Quattro Canti e lungo via Vittorio Emanuele, dove i più sensibili tenteranno di scappare per poter respirare. Il rito merita di essere vissuto in tutta la sua richiesta di passione e fatica. È ancora inferno e sarà sempre così, o si spera, perché la mitezza è si più semplice da gestire, ma non resta nella storia, non viene ricordata. Sconvolge e affascina, invece, l’eccesso, quello per cui ci lamenteremo tremendamente e per cui troveremo prima o poi una soluzione che ci gratificherà.