Testo di Laura Brida
Il Post di Marilisa Dones, intitolato “Mondello, Verso l’isola pedonale…”, mi ha fatto venire in mente gli ultimi decenni di storia della mia città. Voglio raccontarvela soprattutto per darvi una speranza di cambiamento anche per la vostra bellissima Palermo.
Torino, a causa dell’immensa struttura industriale della FIAT e del suo indotto, è stata da sempre la città dell’auto per definizione, e nell’immaginario di tutti è sempre stata: grigia, fumosa, triste e monotona.
Parte di questa sua fama è dovuta al clima e al colore del cielo, ben diverso da quello luminoso e soleggiato di Palermo, ma in buona parte tanto grigiore, origine di profondo malessere per migliaia di migranti provenienti da ogni Sud del mondo, era in passato causato da un pesante inquinamento che, aiutato da decenni di incuria, copriva come un mantello grigio/nero tutta la città.
Adesso le cose sono molto cambiate: Torino non è più una città così fortemente industriale.
Da circa 200.000 dipendenti diretti della FIAT nella sola Torino degli anni ’60 (senza contare l’indotto e altre aziende controllate come ad esempio l’IVECO o la Teksid), si è passati ai “soli” 5.500 dei giorni nostri.
Tanto per dare un’ idea delle dimensioni: lo stabilimento chiamato “Mirafiori” si sviluppa in circa 2 milioni di metri quadri, interamente recintati da un muro con varchi chiamati “cancelli”, con circa 20 km di binari ferroviari e 11 km di strade interne. Oggi circa due terzi di questo complesso è dismesso e fatiscente.
Altre aree abbandonate dalla FIAT sono state già acquisite e riconvertite dalla città di Torino, come ad esempio l’area denominata “Ferriere” (polo siderurgico ex Teksid che si sviluppava in 400 mila metri quadri in prossimità del fiume Dora). Quest’area è incastrata in mezzo a quartieri di edilizia popolare ed è molto vicina al centro di Torino (circa 2 km in linea d’aria). Mette i brividi pensare all’enorme inquinamento, sia aereo che idrico, che per decenni questo polo industriale ha riversato sugli abitanti della città.
L’urbanistica di Torino non è passata indenne da questa industrializzazione massiccia, ogni scelta riguardante la viabilità è stata dettata in visione dei flussi di pendolari da/per gli stabilimenti FIAT. Anche la scelta di ritardare il più possibile la costruzione di una metropolitana è stata fortemente voluta per favorire la vocazione automobilistica dei torinesi.
Ovviamente questa visione “autocentrica” della città non ha favorito lo sviluppo di aree pedonali!
La prima area pedonale vera e propria è stata la centralissima Via Garibaldi1. Non sono riuscita a trovare la data esatta della sua totale pedonalizzazione (frugando nei miei ricordi forse erano i primi anni ’80, ma non ci giurerei), ricordo però molto bene il coro di violentissime critiche contro questa “manovra disastrosa”.
Su questo argomento in famiglia si alzava imperante la voce di mia zia, che, avendo un negozio di elettrodomestici pur molto distante dal luogo del “disastro”, si sentiva pienamente coinvolta nella questione.
L’opinione unanime di tutti i commercianti era che con quella sconsiderata decisione il comune di Torino avesse deciso, di fatto, di far fallire tutti gli esercizi commerciali posti nella via.
Ovviamente si sbagliavano alla grande!
Da subito via Garibaldi pedonale è diventata una meta privilegiata per passeggiate e shopping e anche nei momenti di crisi è difficile che qualche saracinesca della via resti abbassata a lungo.
Nel 1998, in occasione dell’ostensione della Sindone, si è provveduto a riqualificare e chiudere completamente al traffico diverse altre zone della città; con le Olimpiadi del 2006 questo lavoro di riqualificazione è stato ripreso ed è continuato fino ad oggi con una ZTL Centrale molto ampia e rigorosamente dotata di inflessibili controlli elettronici, circondata da un’ulteriore ZTL detta “ambientale” (vietata ai mezzi più inquinanti) con controlli più blandi.
Altre importanti vie centrali di Torino sono state completamente pedonalizzate, lastricate a pietra e “riviste” con un’ottica da pedone e non più da guidatore. Ovviamente i commercianti coinvolti si sono ben guardati dal protestare, memori dell’enorme successo e dell’incremento di acquirenti avvenuto nelle zone già pedonali.
Finalmente, abbiamo la tanto sospirata metropolitana (una sola linea ma super-moderna), chilometri e chilometri di vie pedonali, abbiamo persino una “movida” notturna che non conosce stagioni (anche se personalmente trovo che passeggiare di notte per Torino in inverno sia abbastanza eroico, viste le temperature polari).
Adesso abbiamo anche i turisti!!
Mi sono commossa quando ho visto per la prima volta una famiglia di giapponesi che girovagava sperduta nella mia città.
Finalmente qualche commerciante ha iniziato a masticare un po’ di inglese e spero che questi benedettissimi primi turisti, come i tanti immigrati stranieri, riescano finalmente a smantellare l’eterno provincialismo snob dei miei concittadini.
Iniziano persino a spuntare qua e là delle deboli tracce di ciclopiste, per il momento poco utili perché poco collegate tra loro, ma chissà…, magari tra qualche anno…
Concludendo, nel giro di una trentina di anni, la mia città è cambiata completamente e così i suoi abitanti. Sono convinta che come c’è riuscita la ex triste, ex noiosa, ex inquinata ed ex poco interessante Torino, ci riuscirà la già bellissima Palermo! Abbiate fiducia, non rassegnatevi e pretendete un cambiamento dai vostri amministratori (di qualunque schieramento siano)!
1. Via Garibaldi è una via piuttosto antica, il percorso è di origini romane e l’impianto attuale è del 1700. Leggende metropolitane le assegnano due record: pare che sia stata la prima via dotata di marciapiedi (nel 1730) e pare che sia ancora oggi la via pedonale più lunga in Europa (963 m)… chissà se sono veri.
André, bello e intrigante questo stile vignettoso!