Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo.
Isabelle Eberhardt
Qualcuno oggi starà prendendo un aereo per andare chissà dove, chissà per quanto tempo.
Le partenze da sempre sono qualcosa di misterioso, sai da dove parti, ma non sai mai dove arrivi. Sì, materialmente sai che atterrerai in un certo luogo, ma una volta giunti non sei più tanto sicura di dove sei e di cosa farai o cosa diventerai da quel momento in poi.
Fin dagli albori del tempo, l’uomo ha avuto la necessità di lasciare la propria patria per esplorare luoghi sconosciuti, ma, in fondo, l’uomo vuole solo scoprire se stesso, perché, diciamolo, vivere sempre nello stesso luogo è come dormire sempre in un letto comodo. Partire scardina completamente le tue abitudini, idee e modi di vivere e di pensare, ti arricchisci dentro, ma allo stesso tempo ti svuoti di quelle cose che prima per te contavano.
Tutto assume una luce diversa.
Thomas Mann diceva: “chi è felice non si muove”. Non sono del tutto d’accordo, ma un fondo di verità c’è: si parte perché qualcosa ti morde dentro.
Da lunedì la mia vita cambierà.
Così come Ulisse partì dalla sua Itaca per la smania di conoscere il mondo, anche io lascerò il mio porto sicuro, la mia Palermo, per sconfinare in terre anglofoni.
A parte la banalità di finire a Londra, che di avventuroso ha solo i topi, mi sento davvero come Ulisse, combattuta fra la voglia di rimanere e continuare a farmi dondolare dal mio mare e la voglia, l’irrefrenabile voglia, di partire e di vedere quanto di bello ci sia al di là dell’“ermo colle”.
No, non parto perché Palermo non mi dà lavoro, mi sembrerebbe di banalizzare il tutto: parto perché ho sempre pensato che questo mondo sia troppo bello e troppo vasto per accontentarsi di vivere sempre nello stesso posto. Potreste obiettare che basta prendersi una vacanza, acchiappare un volo low cost e girare un po’, ma la dimensione del turista che osserva i monumenti di una città, non sentendosi emotivamente coinvolto, non mi ha mai interessato.
Voglio vedere le cose con lo stesso sguardo innamorato con cui osservo la mia cattedrale o le statue desnudas di Piazza Pretoria… e come farlo se non ci vivi? Vivere la città, farne parte, assimilarne i modi, assaporarne i sapori: questo ha senso, per me.
La mia avventura sarà forse la peggiore delle avventure mai viste, mi aspetto di tutto e non mi aspetto niente, non sono delusa da ciò che lascio, non scappo, non rinnego nulla, anzi, la mia sicilianità è più viva che mai, me la sento scorrere nelle vene, ne vado fiera.
Lascio la mia Itaca e quando sarò pregna di tutto ciò che Londra può offrirmi tornerò, senza rimpianti.