Palermo-Madrid sola andata

di Rita Miriam Drago

fotografia di Rita Miriam Drago

Ecco. L’ho fatto di nuovo.
Ogni tanto all’odiosissima luce calda dei lampioni di Madrid, tra i vicoli del centro mi sembra di intravedere Palermo. Odio la luce giallastra e rossastra dei lampioni, mi fa ricordare tristi pomeriggi palermitani quando il sole tramontava alle quattro e mezza e non c’era più niente da fare. L’aria era riempita da tristezza infinita per mancanza di luce e non ti andava di fare nulla.

A volte Palermo mi manca sotto alcuni aspetti, ma sotto altri non cambierei Madrid con nessun altro posto al mondo. C’erano serate a Palermo dove ti andava di scappare di casa quasi gettandoti dalla finestra, ma vedendo la desolazione di palermitani accucciati sotto i plaid del divano a guardare C’è Posta per te, ti passava la voglia di uscire.
Invece Madrid è sempre viva, è come un cuore palpitante dentro una gabbia toracica scossa dai battiti. Un ragazzo inglese mi ha detto una grande verità, in molti posti del mondo la vita sociale è dentro casa, ma a Madrid è fuori e io credo anche che sia più normale, più sano.
A Palermo ci chiudiamo in casa ricoperti da cugini, parenti, zie, stiamo sempre tra di noi e finiamo per accoltellarci con lame invisibili per lo stare troppo insieme, come se la famiglia fosse l’unico nucleo importante, l’unico centro nevralgico della vita.
Invece a Madrid fanno una cosa strana e bislacca, escono di casa, prendono i bambini, la nonna e le zie, li impacchettano e varcano la mistica soglia delle loro abitazioni, quello strano confine guardato con paura e sdegno da ogni bravo palermitano. E vivono.
Il fatto di uscire dalle quattro mura protettive così care ai siciliani non implica che non stiano insieme, tutta la famiglia la domenica va a pranzo fuori, poi porta i bambini al parco, va a guardare le vetrine dei negozi, prende il caffè e torna a casa. E poi magari escono anche con gli amici, questi sconosciuti, questi strani esseri visti dai genitori palermitani come mostruose forme di vita che portano via i figli da casa, la colpa non è mai dei tuoi cari bambini, sono gli amici, questi mostri senza cuore che li plagiano per far loro varcare la soglia dell’ignoto verso mondi pericolosi e sconosciuti.

Se la gente si togliesse i paraocchi e si fermasse a riflettere capirebbe che non si può sempre stare a casa e non si possono frequentare solo i parenti, che razza di vita è una vita passata sempre con le stesse persone quando quel mondo che c’è oltre le mura del castello non è poi così pericoloso come sembra?
Certo ci saranno delusioni, tradimenti e litigi, ma questa è la vita, ci sono esperienze che per quanto negative vanno fatte, bisogna riportare delle cicatrici per poter dire di aver vissuto realmente. Il palermitano si chiude in casa pensando di essere così al sicuro dal mondo crudele, ma prima o poi i tentacoli della vita reale si insinuano sotto la porta e ti afferrano per poi scuoterti violentemente.
E poi quella sensazione di tranquillità, di libertà che ti infonde la vita di Madrid, sempre gente in giro, sempre negozi aperti, sempre pub pieni di persone che invece di andarsi a buttare sotto le coperte dopo il lavoro vogliono mettere il cervello sul tavolo ed affogarlo dentro una birra, piuttosto che tornare a casa e compatirsi su quanto sia doloroso doversi alzare la mattina seguente.

Ricordo ancora lo sguardo sconvolto di mia madre quando, venuta a trovarmi, la portai a vedere il flamenco. Si guardava intorno sconvolta pensando che si sarebbe trovata in un ritrovo per giovinastri appassionati di strane danze esotiche, invece con sua enorme sorpresa in quel pubblico c’era di tutto: la cosa che la sconvolse di più furono le due signore sui cinquant’anni con un litro di birra ciascuna sul tavolo che guardavano lo spettacolo animatamente. E poi il gruppo di quarantenni. E la coppietta.
“Ma allora è vero che qui escono tutti!”, mi dice genuinamente sorpresa. Io le faccio segno di sì con la testa e penso che certe cose le puoi dire duemila volte giurando che siano la verità, ma finché il palermitano non le vede coi suoi occhi, non ci crede. È assurdo solo pensare che esistano strani luoghi nel globo dove la gente viva fuori invece di vivere dentro casa tra una lasagna della zia e i biscottini della nonna.

Senza contare come impazziscono quando sentono che sei italiana e dopo avergli detto che vivi e lavori a Madrid ti chiedono: “Ma come mai vivi qui? Come mai hai voluto lasciare l’Italia? E’ il posto più bello del mondo!”, affermano convinti.
La verità è che io dovrei chiedere: “Scusa ma tu che fai tanto l’esperto, ci hai vissuto in Italia?”, solo che non lo faccio perché tutti quelli che ti dicono che l’Italia è meravigliosa e non si capacitano del fatto che tu l’abbia lasciata sono quelli che sulla Penisola ci hanno passato tre giorni di vacanza, quasi sempre a Roma e che di come siano l’Italia e gli italiani non ne sanno niente. Si ricordano solo della pizza e del pane, amore e fantasia che hanno mangiato. Ma io mi cucio la bocca e sorrido, hanno un tesoro di città tra le mani e a volte nemmeno se ne accorgono.
Me li vorrei proprio vedere, un madrileno diventerebbe pazzo a Palermo rendendosi conto che c’è casino per strada al massimo venerdì e sabato, che la domenica sera rotolano allegre le balle di fieno per le strade perché il palermitano torna nella tana come un riccio impaurito che si chiude in se stesso. Che l’unico posto dove puoi andare tutte le sere al massimo è la Vucciria. Che cu… ehm… che fortuna, lasciatemelo dire!

Un’altra cosa meravigliosa è l’aria multiculturale che gira per le strade della capitale spagnola, a Palermo marocchini ed africani rimangono chiusi nei loro ghetti, qui l’affluenza di sudamericani di ogni paese è veramente altissima, ma nessuno si pone il problema di fare amicizia o conoscere qualcuno che non sia spagnolo. Siamo seri, ce lo vedete un palermitano a stringere amicizia con un marocchino? Qui la situazione invece è diversa, sarà anche perché, dicendolo francamente, molti sudamericani non vengono per fare lavori umili, al limite della sopportazione come fanno gli immigrati a Palermo. Vengono per fare dei master, per lavorare come ingegneri, per una serie di cose che a Palermo gli immigrati di qualsiasi tipo se le sognano quindi è anche normale che ci sia meno differenza di casta. E non vi stupite se dico casta, alla fine è di questo che si tratta, inutile girarci intorno.

Eppure ci sono dei momenti in cui guardando gli edifici del centro storico di Madrid, piccoli, bassi ed antichi che mi viene in mente la mia Palermo e sento un po’ di nostalgia. L’adolescenza passata a prendere freddo al Politeama, le lotte per tornare a mezzanotte e mezza invece che a mezzanotte, l’apertura del primo McDonald come se fosse la Mecca, le manifestazioni e i giorni di scuola saltati in segreto, la tipica ‘taliata’, ricambiata da sguardi truci come a dire ‘Chi ci talii?’. Sorrido un po’ e mi incammino ancora.

In fondo un po’ mi manca.
Ma non lo dite a nessuno, ho una reputazione da emigrata in Spagna figa da difendere.

10 thoughts on “Palermo-Madrid sola andata

  1. La cosa più bella di questa città è poter camminare a qualsiasi ora da sola senza dovermi preoccupare di niente e di nessuno, perché le strade non sono mai vuote e soprattutto non sono mai buie. La cosa bella di questo Paese è la vita, perché nonostante i milioni di problemi sanno vivere. Mi sono ritrovata spesso a parlare dell’Italia e della Sicilia con persone che ci hanno vissuto o ci sono state per qualche giorno e, nonostante anche loro sappiano quanto belli sono i nostri luoghi, si rendono conto di quanto siano amministrati male. E io non posso che calare la testa e provare un’infinita rabbia. Ho un biglietto di andata per Palermo, ma non ho alcuna voglia di prenderlo perché per la prima volta nella mia vita mi sento a casa…

  2. Invece io fin dalla prima volta che ho letto questo pezzo ho percepito sulla pelle anacronismi. E’ vero che qui tante cose non funzionano ed è vero che la nostra burocrazia e che la nostra etica fanno schifo, ma molte cose che hai descritto non appartengono al presente, o meglio, nello specifico sicuramente non appartengono al presente di una classe media come quella a cui credo più o meno di appartenere. Qui ultimamente non ci sono più balle di fieno in giro in nessun giorno/sera della settimana e ci sono fermenti sociali/culturali notevoli.
    Certo, non voglio buttare in dieci righe la panacea della perfezione, anzi: vengo da poco da Bologna e ancora prima ero stata a Madrid. Le differenze si vedono e si sentono, ma è anche questione di cultura, oltre che di gestione (anche perché, purtroppo, una certa gestione crea la cultura corrispondente!); e in parte anche di adattamento virtuoso Vs vizioso dei superstiti dotati di intelletto.
    Palermo non sarà mai come altrove, finché qualcosa non cambierà radicalmente dall’alto; e ci vorrà molto tempo poi affinché cambi anche in basso. Ma non è neanche un invivibile medioevo o far west.

  3. Mah dipende dai punti di vista. Intanto non è invivibile e non è nemmeno il far west ma comunque quando vivi fuori e torni a Palermo anche solo per le vacanze la differenza pesa come un macigno, quanto meno per me. Ho scritto questo pezzo perché anche se siamo nel 2012 l’ultima volta che sono stata a Palermo che è stata solo ad agosto quindi non è che non ci vada da secoli, ho continuato a percepire questo tipo di mentalità.
    Non in tutti grazie al cielo ma è sempre stato così, nel senso che anche quando vivevo a Palermo non tutti per fortuna erano rintanati in casa e con questo tipo di visione del mondo ma continuo a scontrarmi con gente che non esce se non è sabato, gente che a 30 anni suonati mi dice che non può uscire di settimana perché la madre e il padre non vogliono o gente che vive da sola ma che è talmente abituata a stare a casa che se proponi un cinema un lunedì sera ti guarda come se gli avessi chiesto di andare sulla luna. E non è che se si esce si debbano per forza fare le quattro di mattina e soprattutto il concetto di “uscire di casa” è sintomatico per me di una mentalità di fondo che da quello che vedo è sempre uguale e che comprende in maniera ampia uno stile di vita, un modo di essere e di comportarsi che io non vedo quasi per niente cambiato se non in minima parte. Magari meno negli ultimi due anni ma c’è lo stesso. Sono d’accordo che Palermo sia una bella città ma a livello di vivibilità, di mezzi di trasporto, di educazione, di pulizia, non c’è paragone ma non solo con Madrid ma penso con la maggior parte delle città europee. Questo non vuol dire che non possa migliorare anzi me lo auguro col cuore perché è pur sempre la mia città ed a lei sono affezionata ma se non cambia in massa la mentalità, cosa che vedo difficile, non credo cambierà Palermo. Ovviamente questo non significa che non si ci debba provare ma comunque condivido il fatto che il cambiamento sarà lento e lungo.
    Colgo a prescindere l’occasione lasciando questo commento per ringraziare ancora l’Abattoir :)

  4. Come sosteneva Michele nel suo articolo, vivere in una città diversa ti fa capire quanto indietro siamo rispetto a buona parte del mondo. La questione non si pone sul piano degli stimoli culturali che, per forza di cose, in una città grande e in questo caso in una capitale, sono necessariamente maggiori. Si pone sul piano della vivibilità e della sicurezza. Quando a Madrid c’è lo sciopero dei mezzi di trasporto, vengono assicurati i servizi minimi, il che vuol dire un treno ogni 10/15 minuti contro un treno ogni 3/5 minuti del servizio giornaliero normale. A Palermo dobbiamo dire grazie se c’è un treno ogni 30 minuti (quando c’è). Per non parlare degli autobus… Qui tutto è facilmente raggiungibile in poco tempo. A Palermo non si può più camminare nemmeno a piedi, perché devi continuamente fare lo slalom fra i motorini e le auto parcheggiate sui marciapiedi, per non parlare delle cacche. Inutile dire che qua non esistono. Sono assolutamente convinta che vivere e viaggiare per qualche giorno in una città sono due esperienze completamente diverse, e la seconda purtroppo non consente di comprendere in pieno come funzionano le cose, nel bene e nel male.

  5. Sono d’accordo con la razionalità “visibile” di questi due ultimi vostri commenti, ma non con la loro emotività.
    Anche io ho provato questo disagio, anche forte, seppur non ho vissuto fuori.
    Però ho viaggiato molto.
    E non è facile tornare neanche in questo caso.
    MA al di là di tutto penso che ci siano persone che poiché sanno solo essere infelici in una città come Palermo non debbano mai tornarci, anche a costo di vendersi un rene. Perché tornando si distruggono e distruggono di più l’esistente.
    …A meno che non imparino a fare ciò che dice Calvino nel suo “secondo modo”:

    «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
    Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»
    (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

    N.B.: inferno per me è anche chi lo vede benissimo, ci sputa e piange sopra, calpesta, dorme e fine.

    P.S.: Grazie a te Rita, questi confronti sono importantissimi!

  6. Ho letto soltanto metà dell’articolo (non sono riuscita ad andare oltre).
    In un certo senso è rassicurante pensare che l’autrice del pezzo sia ormai lontana da Palermo: una così superficiale e grossolana opposizione tra le due città condotta a suon di “Palermo è così” e “invece a Madrid è colì” è – se vogliamo guardare il lato positivo – davvero comica.
    Mi complimento per la raffinatezza dell’analisi. Speriamo gli spagnoli sappiano apprezzare tanto talento palermitano!

    • Concetta, dire superficiale dopo aver detto di avere letto a metà mi sembra un po’…contraddittorio? =) Quel che io ho letto nell’articolo non è solo “un’impietosa analisi” sulla città di Palermo, ma piuttosto un punto interrogativo, un chiedersi e chiedere “perché?”. E anche, “perché non cambiare?”. Io non la vedo come Rita, anzi, ci sono fin troppe cose, troppi “eventi” che a Palermo mi perdo per via dello studio, ad esempio. Ma ammetto che ho conosciuto un po’ di gente che non ama godersi la sua città, che preferisce star chiusa in casa a guardare Maria De Filippi. Poi mi ha fatto riflettere un’altra cosa, che Rita ha sottolineato: il fatto che il punto di incontro, anche coi parenti, è Fuori. E da questo punto di vista io devo ahimè ammettere che coi parenti si organizzano pranzi e cene, non passeggiate. O quanto meno, queste sono rarissime. Non posso certo dire perché ci sia questa differenza o se ci sia davvero, per il semplice fatto che, a parte qualche viaggetto mini di piacere, non mi sono mai mossa da questa città. E questa città io l’amo. Ma questo pezzo lo tengo comunque in considerazione, mi fa venire delle domande (e non è che io prima non ne avessi). Per il mio punto di vista sulle città e sul viaggio rimando all’articolo di Michele, che rispecchia il mio alla perfezione (infatti prima o poi lascerò questa bellissima sirena – palermo). D’accordo o non d’accordo, è un punto di vista, non è un’analisi sociologica, quindi ci sta anche che non approfondisca determinate questioni.

  7. Gli spagnoli fino ad ora apprezzano e ringraziano il mio talento palermitano :D
    l’opposizione sarà anche superficiale e grossolana ma ognuno ha il suo punto di vista e fondamentalmente la bellezza sta negli occhi di chi guarda.
    C’è chi sarà sempre volontariamente cieco a certi aspetti di Palermo e la vedrà come il posto più bello del mondo, c’è chi invece la ama a prescindere di come sia e riesce a riconoscerne oggettivamente le negatività pur non smettendo di apprezzarla e allo stesso tempo riesce ad apprezzare anche altre cose oltre al posto dov’è nato, punti di vista soggettivi.

  8. Mi trovo d’accordo con Noemi.
    Anche io sono emigrata e vivo a Londra, che è quanto dire. Città splendida, piena di stimoli ecc ecc.
    Prima di partire odiavo Palermo, come si odia un amante che ti ha tradito, sotto sotto, continui ad amarlo.
    Stare lontana dalla mia città mi strugge davvero, e sono estremamente indulgente con lei aesdo.
    Il tuo punto di vista è personale e per questo rispettabile e tante cose le pensavo pure io ( o forse le penso ancora) tuttavia, mi sento di dire che io li mi sono sentita viva tante volte, forse ho amii he amano la vita come i madrileni. Io li avevo e ho l’abattoir e la nostra voglia di fare, avevo una famiglia che mi ama. Io qui sto bene, ma non è casa. Non si può basare la bellezza di una città su i quanto si esce la sera o sul tasso di tasciume presente. Ci deve essere qualvosa di più profondo alla base. Ecco, questo penso

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