di Elia Maniscalco
Sentite giovanotto: Lucy non è la casuale vittima di un mero incidente, lo capite, no?! È un’adepta volontaria, una sfrenata seguace, una licenziosa seguace, oserei dire una devota discepola! È la concubina del Diavolo! Eheh, ah! Mi capite, ya?!
(Doctor Van Helsing)
Ho una domanda che mi frulla in testa: mi domando, che ne è di Vladimir Propp? Di tutta la storiella dei buoni che fanno i buoni, dei cattivi che fanno i cattivi, degli aiutanti e degli antagonisti? Delle classi semiotiche, delle strutture narrative, dei ruoli fissi e degli attanti? Me lo domando perché, guardandomi intorno, mi ritrovo ad osservare il paradosso dell’Antieroe, del Cattivo che diventa il segno del buono e viceversa. Me lo domando perché non posso che interrogarmi sulla natura di una società che mi plagia al punto che, di fronte all’epico scontro tra Vampiro e Cacciatore, mi sorprendo a tifare anima e corpo per la creatura della tenebre.
Ammettiamolo: abbiamo ceduto alla fascinazione della notte, o meglio, abbiamo invitato i Vampiri ad entrare nelle nostre case, li abbiamo accolti, siamo diventati amici al punto tale che tutta l’iconografia ad essi correlata ha cambiato volto. Non più putrescenti sanguisughe, pidocchi purulenti che insidiano il corpo vibrante dei Vivi, ma appetibili, invidiabili, desiderata, angeli scintillanti che insidiano la mente. Viviamo nell’era che, partorendo modelli sociali che vanno a sovvertire l’ordine della decenza, non può che imporre una rinnovata rappresentazione delle Pulsioni più oscure, che diventano opportune, legittime, giuste.
I vampiri del post Lisa Smith, quegli stessi vampiri che hanno ispirato la generazione di patetici, miliardari Non Morti che girano su Porsche, vestono Prada, amano la musica da camera e il cibo italiano, quei vampiri che hanno inaugurato la progenie dei Nuovi Mostri, rappresentano essi stessi un vaticinio oscuro nel loro non essere creature della notte: nemmeno le tenebre costituiscono più un limite. No, i nuovi mostri camminano alla luce del sole: è sufficiente portare un amuleto, una piccola effige, uno schermo sociale, e poi tutto sarà lecito. Anche l’innaturale connubio tra Luce e Ombra.
È sufficiente una piccolissima riflessione, spostandoci su una dimensione semisimbolica, sulle origini del Simbolo Vampiro per rabbrividire legittimamente: l’incarnazione del male, della lussuria, della venialità, trasumanata in un’oscura divinità a cui è permesso di camminare tra gli uomini, si mischia oggi con questi. L’aberrazione diventa modello. Chiunque vorrebbe somigliare anche solo lontanamente ad uno qualsiasi di quei falsi eroi che popolano la letteratura e il cinema contemporaneo al punto che la donna contemporanea ha superato quella moderna nel suo desiderio di emancipazione fino a chiudere la porta al Principe Azzurro salvifico, e aprirla al Mostro. Il drago ha staccato la testa a morsi al Cavaliere ed è convolato a nozze con la Principessa della torre; e ancor di più l’uomo ha rinunciato alla sua missione e si è fatto parassita, inseguendo il mito del piacere facile, del denaro, del lusso, del sangue senza il sudore. Oggi il sangue scorre sotto l’epidermide in attesa di essere bevuto, succhiato via dal prossimo lupo.
E quindi, che fine ha fatto Vladimir Propp? Di sicuro si starà rivoltando nella tomba udendo il desidero crescente di migliaia di individui che ora dopo ora esplicitano ad alta voce la volontà d’essere assoggettati al Desiderio: BITEMYNECK. Mordilamiadolcepolpamordi. Soggiogami. Io sono qui. Salto nella tenebra, volo sulle escorianti ali del demone che sale.
Cave Inimicum.