25 Febbraio 2013: “Credo che il mio prossimo post per abattoir (che dovrei scrivere tipo ora recuperando un po’ di razionalità) sarà solo di parolacce”.
Questo è ciò che ho scritto alle 23:40.
Questo, invece, è ciò che sento e che sento crescere dentro di me da tutto il giorno: la vergogna.
Fonagy dice che per la vergogna si può diventare violenti.
Fonagy però non è italiano. Gli italiani hanno un senso molto basso della vergogna, o almeno non di quella che riguarda ciò che è “esterno-da-sé”.
Gli italiani, lo dimostrano le votazioni di cui si vanno palesando i risultati, sono dei “figli di […]” schifosamente narcisisti che guardano solo al loro. Mia madre direbbe: “non hanno punto in faccia”. Perché per loro, come mi disse qualcuno ieri, “chi se ne frega di quello che fa Silvio fuori dalla politica? L’importante è che non fa pagare le tasse come Monti!”
Stupidi, inetti, impotenti italiani, di quelli resistenti pure al viagra più eccitante che esiste sulla terra.
Siamo lo zimbello dell’Europa, e adesso anche di noi stessi.
Indifferenti all’idea di farsi di nuovo governare o quasi (vista la maggioranza tripartita PD-PDL-M5S) da chi ti dice “Signorina, lei quante volte viene?” e di credere che questa non-etica sia extra-politica. Ma perché, la politica che cos’è? Non è forse prima di tutto etica? Non è forse esempio? Buona gestione a tutto tondo delle Polis, dello Stato, del territorio e dei cittadini da nord a sud? Che cos’è la politica, la tassa che arriva o meno e basta?
La stupidità oggi è Italia.
Un’Italia che sforna mafiosi, ricconi, poveroni e narcisi, ed in cui chi non è riccone non è abbastanza colto, spesso, per arrivare all’autocoscienza. Perché è verso la non-coscienza che ci avviamo sempre più, con la mercificazione della cultura e la classica fuga dei cervelli.
La nostra è un’Italia troppo in-cosciente per insegnare al suo popolo ad essere “cittadino” al di là del suo naso, come per capire che la differenziata non si fa perché il sindaco ti deve rompere i coglioni, ma perché il percolato sta inquinando le falde acquifere, visto che non smaltiamo i rifiuti e che ne produciamo troppo. Giacché non sia mai ri-utilizzare. No! Si deve sempre comprare, viva le robe usa e getta!
…Ok.
Mi do un contegno.
Respiro.
Cambio tono, schizofrenica come la schizofrenica Italia che mi ha partorito e che oggi è andata al voto: concedetemelo.
Parliamo di democraticità, altruismo e fiducia. Cosa sono?
Cose che oggi sono state infangate dalla stupidità. Valori. Fenomeni basilari per un cambiamento sociale che sia il frutto di relazioni intersoggettive e paritarie. Per un uomo che sia anche cittadino, laddove per qualcuno questa parola abbia ancora senso.
Concedetemi anche un volo pindarico: proprio il contravvenire a questi valori costituisce la forma più rilevante della genesi del disagio psichico. Che cos’è, infatti, la malattia mentale se non l’epifenomeno di un disturbo dell’insieme, di un sistema morale non etico, decadente, ego-logico ed ego-centrato? La stessa antipsichiatria vedeva nella follia e nel disagio psichico l’espressione di una protesta sociale. E non sarà un caso che oggi la suicidosi sta all’Italia come il cacio sta sui maccheroni.
Siamo malati di italianità, forse. Di qualunquismo italiano. Di piccolezza ed egoismo italiani. Tirchi di ethos. Quando invece la ricchezza umana propria delle comunità civili sta nella possibilità/capacità di arricchirsi attraverso le risorse di tutti i suoi membri. E non dei pochi, dei Silvi, dei nordisti, dei magnati.
Lo capiremo mai che la vera ECONOMIA non è semplicemente il risparmio, la tassa montiana che tutti odiano (povero Monti, a malapena il 10% si è preso dopo aver adottato un cane e averci salvato dallo spread)? Che l’economia sta nella capacità del gruppo-nazione di funzionare in modo adeguato, ovvero di VALORIZZARE gli INDIVIDUI che ne fanno parte, le loro RETI, le loro RELAZIONI? E non di lasciare marcire tutte queste risorse per concentrarsi sugli euro, sulla riforma della giustizia che fa comodo, sulle intercettazioni e sulle tv.
Individui, reti, risorse, relazioni, coscienza civica e umana. Questo è veramente “economico”. Questo è ciò che evita gli sprechi e la malora.
Ma è troppo difficile ormai per tutti, ed OGGI sicuramente per noi tutti, pensare alla possibilità di un cambiamento benigno in un paese in cui i rapporti umani si sviluppano in un habitat italo-relazionale connotato dall’EGOismo. Dalla corruzione. Dalla compra-vendita di voti, favori, seggi, moralità, leggi, anime.
“A questo punto conviene chiederci se mai esiste un pensiero, anche sociale e politico, oltre che morale ed etico, che indichi una strada da percorrere per il sollievo dell’infelicità e del dolore in alternativa a quelle molteplici indicate dai mezzi di comunicazione di massa o dagli spot pubblicitari” (Sartori e Nicoletti).
C’è una fortissima impellenza di superamento del pensiero egocentrico per far posto all’altro uomo. Alla logica dell’egoismo e del dominio deve essere contrapposta la logica della reciprocità e dell’esser profondamente “consapevoli che chi non riconosce e non difende la dignità di ogni essere umano apre la via alla disumanizzazione” (E. Gius).
Noi, invece, oggi cosa abbiamo?
Un Bersani che riesce a perdere anche di fronte a un megafono di carne e a un vincente Berlusconi che ormai “è Beautiful portato sulla scena politica.” (cit. Vendola). E un popolo piccolo d’animo che spreca i suoi voti, i suoi diritti.
Sarà che gli Italiani sono curtigghiari nell’animo, che hanno il gusto per lo scandalo, per il gossip, per la curiosità morbosa. Che hanno poco chiffari. Ma qua c’è di mezzo la dignità, e la posta in gioco è molto alta: è l’abrutimento interiore. Evidenziato da semplici gesti, ad esempio da un “semplice” buttare fuori dalla macchina appena pulita un piccolo pezzo di plastica o 5 scatole vuote di cibo del McDonald (l’ho visto con i miei occhi in via Ugo la Malfa; già… perché a casa noi siciliani non ce l’abbiamo il sacchetto dell’immondizia). O dal non fare passare i pedoni. O dal pretendere di passare senza rispettare le strisce pedonali.
Che dire.
Qui, l’Altro non esiste, dentro e neanche fuori le mura della politica.
Come cittadini siamo dei falliti, sappiamolo, riconosciamolo.
Disconosciamo l’ethos antropologico e umano.
Nel mediterraneo attorno allo stivale non c’è traccia di alcun universalismo etico della reciprocità e dell’intersoggettività sottratto alle dispute teoretiche e politiche, opposto alla ragione puramente strumentale e funzionale e teso a risposte universalmente condivise e a sforzi collettivi di soluzione dei problemi.
E penso a quella professoressa che ci insegna a vedere l’altro, a guardare le cose da diverse angolazioni e che ci fa una lezione di “psicologia politica” ogni due per farci cogliere l’importanza di fare certe scelte, l’importanza di votare bene per l’Italia tutta ed anche per noi come singoli. Qualcosa deve cambiare, ci dice.
Ma alla fine, almeno per oggi, ha ragione mio nonno quando dice che il mondo sta finendo.
Solo che lui crede che stia finendo per via del clima.
Io penso che sia più probabile la fine del mondo umano, dell’umanesimo, a causa della perdita della forza morale dei valori umani. E della salvaguardia della dignità della persona.
… Buon Silvio a 5 stelle a tutti!