di Elia Maniscalco
Chiunque prevede in politica il domani eccita la collera di quanti non concepiscono altro che la giornata che passa (Madame de Staël)
26 febbraio 2013.
Stanotte ho fatto un sogno stranissimo. Ho sognato che ce la prendevamo nuovamente in saccoccia con le elezioni. Poi mi sono svegliato, e ho visto che la realtà era anche peggiore del sogno.
Sono confuso, molto confuso, oltremodo confuso. Anzi, diciamo pure che sono incazzato. Alterno incredulità e rabbia con una velocità sorprendente, che fa un baffo al foucaultiano pendolo, o l’oscillare schopenhaueriano!
Aiutatemi a fare il punto: ci siamo ancora affidati, nella scelta, all’acquolina che stilla nelle bocche al suono dell’ennesima promessa? Vent’anni di parole vuote non bastano? Torniamo a fidarci del lupo mangereccio che ci offre un tozzo di pane mentre ci rosica le carni?
Avrei accettato, sebbene non di buon grado, di vedere qualsiasi, QUALSIASI, proposta politica assurgere alla posizione di Eletta, ma non questa. Non posso credere che l’Italia dei Bunga Bunga, degli Scandali e del Magna Magna possa tornare dall’oltretomba, senza neppure un cambio d’abiti. Nemmeno lo sforzo, stavolta, di presentarsi diversamente: l’Italia accoglie i vecchi nemici senza battere ciglio, gli garantisce un sostanziale e sostanzioso 30% d’appoggio, nonostante tutto.
È frustante guardarsi intorno e rendersi conto che nulla è cambiato, che mai cambierà, che il caro Mr. B è riuscito nell’intento di rendersi immortale, al di là delle plastiche e della chirurgia, semplicemente diffondendo come un virus, un cancro, un ceppo malato e irriducibile, il suo punto di vista: soggiogati, asserviti al suo modus vivendi, questo siamo. E forse ci meritiamo tutti i Mr. B, le vallette, le D’urso, i grandi fratelli, le inchieste, gli scandali, di questo mondo. Non diritti, livelli dignitosi di vita, istruzione, sanità, leggi, economia: niente di tutto questo. Ci meritiamo i lupi che banchettano delle nostre colpe e dei nostri dolori: ci meritiamo le briciole sozze e putride.
Stanotte ho fatto un sogno stranissimo: c’era un asino travestito da leone che veniva eletto presidente dalla società degli animali grazie all’inganno, e che, smascherato, si rifiutava di cedere la corona al Volere della Società.
Ho pijato possesso:
– disse allora er Somaro – e nu’ la pianto
nemmanco se morite d’accidente.
Peggio pe’ voi che me ciavete messo!
Silenzio! E rispettate er Presidente!1
Ma stavolta il popolo bestione, accortosi dello sbaglio, d’aver preso un ciuccio per leone, non restava inerme: strappava via la pelle dal corpo del somaro, piuttosto.
Torno a dormire, aspettando che anche le genti di questo nostro Paese imparino a conoscere il proprio potere, che è ben maggiore di quello delle seduzioni di una boiata detta per accalappiare boccaloni di passaggio: è il potere dei grandi numeri, delle scelte consapevoli, della cultura millenaria.
Vox populi, vox dei. Forse. Per il momento, cave inimicum.
1 Cit. Trilussa, L’elezzione der Presidente.
Non è Mister B. il problema,ma la mancanza di un’alternativa valida e una sinistra assopita dal 1984. Ci voleva il grillismo per mandare alla camera una come la Boldrini? Forse si.
Concordo con Gas. Però cito Gramellini: spero sia una svolta riformista, non rivoluzionaria. Anche perché se accetti di entrare in parlamento con i voti vuol dire che accetti le regole del sistema attuale. Cambiare le cose dall’interno: sì, il m5s ce la può fare. Rivoluzionare un sistema in cui il 75 % degli italiani crede: no, sarebbe un colpo di stato (e in un certo senso una rivoluzione, dato che le rivoluzioni funzionano proprio così). Ma quando si ha il vero cambiamento? Con una rivoluzione o con le riforme, in un sistema democratico?