Voi, insulsi microbi, inconsapevoli ed incoscienti critici di un sistema più grande di voi: siete niente! Voi che dosate e misurate le parole e la frequenza di esse, voi che non fate niente se non esistere, dove sta la vostra rivoluzione? Dove si realizzano le vostre insofferenze? Dove si muovono i parassiti del vostro disagio? Come virus in cerca di pulsante sangue infetto, la rassegnazione si aggira imperterrita nelle vostre vene, come un felino a caccia di prede nella selvaggia savana sociale. E allora dov’è il benessere, dove sta il benessere a breve termine? Lo volete adesso?
Galleggia il corpo sociale, a peso morto sulle calde acque della passività. Tra oggi e domani non cambia nulla, ebeti! Tra oggi e domani il parto clandestino di una presunta democrazia, nascerà quindi con la morte dentro ma non sarete voi a piangerne le devastanti conseguenze.
Le idee non-allineate si dileguano e si sciolgono dietro la morte. Dentro o fuori, sei il sistema, e il sistema ti è intorno e ti controlla, ti schiaccia, ti annienta. Siamo morti, siamo già al capolinea di un’era che già agli inizi del XX secolo nasceva imperfetta e malata. Un inspiegabile difetto di fabbrica. E uno vale uno, un’unità esaustiva di irrilevante capacità intellettiva e pragmatica. Uno è uno perché non c’è differenza tra una vite e un bullone, purché funzioni!
Il complotto è il suo contrario sono la stessa cosa. I gruppi di potere si rincorrono dietro grandi e aberranti operazioni di comunicazione, vendendo l’aria che respiriamo: è la crisi della crisi, è la crisi della critica e delle idee. Non avremo mai via di scampo e l’unica soluzione è autodistruggersi. Rintanare e occultare i nostri pensieri allontanandoli dallo stereotipo del consumismo prevaricatore che contagia tutti, rincorrendo il desiderio della felicità ovattata di eroina solubile. Il raggiungimento di una vita perfetta ottenuta possibilmente spremendo al limite le nostre ossa, i nostri fluidi, contaminando le nostre carni e degenerando i nostri tessuti.
Vittime e carnefici si rincorrono nella stessa arena. Siamo tori contro matadores sordi e ciechi, attrazione particolare di una platea buia che si lascia intravedere solo a stento, e solo per scherno. Io vivo, io sono, io combatto ma mastico e sputo sangue per la consapevolezza.
Devo necessariamente anestetizzare il mio essere, la mia consapevolezza, la mia critica! Devo spegnere i fuochi della rivoluzione, devo scendere dal treno in corsa e prendere a pugni me stesso per esserci salito!
Voglio decrescere, sogno “il ritorno”! Sogno le terre e le acque! Sogno gli animali e il sudore della mia fronte. Sogno il tempo, quello vero, unico calendario di estenuanti turni di lavoro. Sogno le stagioni e il legno che brucia! Sogno la comunicazione telepatica e l’amore infinito. Sogno perché non resta nient’altro!
E voi che criticate con il senno del poi. E voi preoccupati da chi grida più forte, avete mai provato a gridare i vostri sogni? E voi che vi scomunicate da un credo che voi stessi vi siete autoimposto, avete mai imprecato contro il vostro dio, avete mai demonizzato i vostri desideri e le vostre perversioni? Avete mai messo in crisi le vostre certezze? Avete mai affrontato le vostre paure?
Cullatevi ora e subito! Curate i vostri corpi e addolcite le vostre menti: quello che vi manca è l’adrenalina! Quello che assembla e resetta le vostre menti sono le onde elettromagnetiche del potere. Schiavi! Schiavi inconsapevoli, schiavi con il senso critico. Servi delle idee degli altri.
Sogno il campo e la calma. Sogno e mi rilasso, mi rilasso e divento essenziale, divento essenziale e scopro me stesso.
Sogno, ma non ho più tempo per pensare.
Scappo dalla realtà perché non c’è altra via se non la fuga. Fino al ritorno.
Decresco, divento essenziale.
Fermatevi, fermiamoci ora finché siamo ancora in tempo.
Il tempo è l’unico calendario della nostra vita!