Paola Ferrari ti voglio bene

L’apparenza inganna ma talvolta no!

Capita sempre più spesso di dare molta importanza all’aspetto fisico e al modo in cui la gente ci vede o al modo in cui noi crediamo di essere visti. È l’arcaico dilemma che attanaglia le nostre menti fin dall’inizio dei tempi: esiste una bellezza oggettiva? Che tradotto in parole spicciole: “È bello ciò che è bello o è bello ciò che piace?”. (O che bello che bello che bello?).bellezza

Il piacere di piacersi è dote assai nascosta e infida delle nostre possibilità umane. In quanto esseri umani siamo quindi sempre imperfetti, e in quanto imperfetti eternamente incontentabili, e in quanto incontentabili alla continua ricerca di noi stessi e, nello stesso tempo, consapevoli di poterci avvicinare a tale perfezione che, ad oggi, altro non è che apparire perfetti esteticamente.

Va bene la vita sana e lo sport per stare in forma, ma quello che allontana il nostro essere dal mondo animale è senza dubbio l’accettazione del tempo che passa, che rende i nostri culi cadenti e le nostre teste canute e pelate. Quell’interminabile e ineluttabile passare di ogni secondo lungo le nostre rughe e le nostre piaghe, che ci avvicina sempre più inesorabilmente nei meandri dell’esistenza, e cioè alla morte.

È  forse questo che spinge una donna o un uomo a “mettersi apposto”. Però non basta più rinunciare ai cibi ricchi di colesterolo, non è sufficiente mantenere un corretto stile di vita con un po’ di sport che stimola il corpo e anche la mente, no, questo non è abbastanza adesso.

Ora anche gli uomini (forse più delle donne), apostrofati con il neologismo “metrosexual”, tendono a sviluppare tratti affini alla sessantenne disperata perché le innumerevoli gravidanze hanno guastato la sua non più perfetta silhouette e che guardandosi allo specchio non si riconosce più. E certo, si cambia! Con l’età avanzano inesorabili anche i nostri ricordi e i nostri pensieri, la nostra vita. Una vita è sufficiente per potersi permettere di portarne addosso i segni!

Le esigenze della società,  però, sono sempre più alte, e non ci si può permettere di essere indietro con lo stile e la moda. I capelli ritornano folti su crespe e rinsecchite capocce, e i denti, bianchissimi, risplendono alla luce dei riflettori dello show business. Questa è la moda dell’apparire, figlia dello sviluppo della chirurgia plastica estetica perpetuata fin dai primi anni ’90 e che oggi sta raggiungendo alti livelli di oscenità sovrannaturale.

Come se ci fosse bisogno di un partito che difenda la canonica bellezza di plastica tanto bistrattata in questo ultimo periodo. Come se ci fosse bisogno della lega per la tutela del Botox e del silicone in protesi. Più che altro i figli e le figlie dei tempi che furono oggi si trovano oggetto di scherno e disprezzo. Come animali in via d’estinzione, cercano protezione e hanno bisogno di essere accettati come “normali”, come “umani”, parimenti al resto della popolazione.

Sono tristi, grigi ed incupiti perché incapaci di intendere i motivi di tali attacchi nei confronti del loro aspetto fisico. Parlo di ricche signore e ricchi signori lucidi in fronte per la consueta manciata di creme chimiche spalmate sulla pelle per idratare, ringiovanire, riempire, stirare, imbrunire le pelli sempre più usurate dal tempo e dagli agenti atmosferici.

Non parliamo per intenderci di mio nonno che, giunto alle soglie degli 80 e poco prima di andarsene, scherzava ancora con tutti, rincoglionito ed isterico nel letto di un ospedale. Non parliamo della maggior parte delle persone, ma di una piccola minoranza, gente di un certo livello culturale ed economico in particolare, magari che appare spesso in TV per lavoro.

Tra questi professionisti dello schermo (e dello scherno) recentemente la sempre-più-luminosa Paola Ferrari ha patito l’ennesimo attacco contro la sua persona. La giornalista di vecchia scuola, che da tempo conduce una trasmissione sportiva ferma immobile nella sua postazione sotto un grande faro che le illumina il volto nemmeno fosse una Madonna questa volta ha detto basta! Recentemente anche lei ha sentito il diritto di tutelarsi, di proteggersi, di scostare il suo aspetto fisico dal paragone scomodo che rasenta l’eresia.

Mi riferisco alla piccola citazione che le viene fatta da Paola Cortellesi in uno spot di denuncia contro la violenza sulle donne. In tale spot la Cortellesi, rivolgendosi alla giornalista, l’apostrofa come “l’Illuminata”, con un veloce accenno sui suoi possibili ritocchi di chirurgia estetica. Ebbene, la povera giornalista si è sentita ferita nell’orgoglio, “pugnalata” addirittura, lamentando da parte della Cortellesi una velata critica nei confronti della sua appartenenza politica al centrodestra, molto vicina, si dice, ad un altro esponente del mondo dell’apparenza: Daniela Santanchè (NdR).

Ebbene, io a questa gente ci voglio bene! Io adoro l’insicurezza e la perplessità che si evince tanto nelle parole della Ferrari quanto nelle labbra di Valeria Marini. Io adoro quando Alba Parietti blatera di politica e quanto Renato Balestra mostra i suoi denti rispondendo alla domande solo con un sorriso; che poi che cazzo gli devi chiedere di così tanto importante al povero Renatuccio, l’importante è che sorrida, no?!

Io vi voglio bene tutti! Io lo so che soffrite e che il tempo con voi è stato più infame rispetto al resto del mondo! Lo so che voi, come me, dentro siete fragili e sensibili e che un riferimento pseudo-dispreggiativo in un spot che difende le donne, in quanto donna, possa dare fastidio, io lo so! E vorrei abbracciarvi e rassicurarvi che comunque morirete tutti. Vorrei farvi conoscere la bellezza interiore e stringervi tra le cascanti braccia del tempo che passa. Perché voi siete belli e non v’è ombra di dubbio, perché districandosi tra plastiche e protesi dentali, tra cicatrici di sofferenza e diete di passione si può ancora trovare un essere umano, turbato ed insicuro, a cui hanno promesso la vita eterna. Come biasimarli? Chiunque di noi, davanti all’elisir di eterna bellezza avrebbe titubato, arrancato almeno un secondo davanti la pozione magica che garantisce la vita perpetua e il fascino fanciullesco primitivo.

Fatto sta che chi ha resistito all’elisir ha semplicemente accettato la sua natura e, ad oggi, tale natura lo sta premiando. Siamo statue davanti agli agenti atmosferici, siamo muri che crollano insieme alle nostre certezze, siamo tante cose insieme e cambiamo giorno dopo giorno, ruga dopo ruga.

Perciò, piccola Paola, non temere che il tuo nome sia stato associato per disprezzare il senso stesso di essere donna, non temere e querela pure chi vuoi, l’importante è che domani mattina possa ancora guardarti allo specchio …se ne trovi ancora uno intero a casa tua!

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